Tra l’inizio del quindicesimo secolo e la fine del sedicesimo, l’Europa vide sorgere e tramontare quel complesso movimento culturale, artistico e letterario definito Rinascimento, caratterizzato tanto dalla fascinazione per la classicità e dalla centralità del mito dell’equilibrio, della forma e della bellezza quanto dall’interesse per aspetti del tutto opposti come l’irrazionalità, il magico, il grottesco e l’onirico.
L’arte di Hieronymus Bosch (1453 – 1516), pittore fiammingo attivo proprio in questa fase, può essere considerata l’emblema di questo Rinascimento “alternativo” sviluppatosi in parallelo a quello “ufficiale”, classico e mimetico.
Famoso per le creature inquietanti che popolano le sue opere, le atmosfere allucinate e infernali, il nome dell’artista è indissolubilmente legato alla bizzarra quanto enigmatica iconografia dei suoi dipinti, al modo del tutto originale con cui è riuscito a coniugare tematiche come quelle del sacro e del profano.
Dunque, per rendere omaggio a questo genio straordinario, Palazzo Reale ospita dal 9 novembre 2022 al 12 marzo 2023 la mostra Bosch e un altro Rinascimento a cura di Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades e Claudio Salsi, promossa da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE con il sostegno di Gruppo Unipol, main sponsor del progetto. L’esposizione, articolata in diversi nuclei tematici strettamente legati a questo “altro” Rinascimento qui celebrato in tutte le sue forme, presenta circa un centinaio di opere in modo tale per cui quelle tradizionalmente attribuite all’artista stesso sono sapientemente messe in dialogo con quelle di alcuni tra i più importanti maestri fiamminghi, italiani e spagnoli.
Il percorso si apre all’insegna del tema del fantastico con tre dipinti che possono essere considerati emblematici dell’opera del Maestro:
si tratta del Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio, del Trittico dei santi eremiti e del San Giovanni Battista. Sin da subito, è possibile notare come la grandezza di questi quadri stia nel modo in cui la quantità impressionante di dettagli, unita alla bizzarria dei personaggi e all’impossibilità di poter cogliere al primo sguardo ogni significato a causa dei molteplici livelli di lettura, stimolino la curiosità dello spettatore tanto da spingerlo ad avvicinarsi fisicamente il più possibile per tentare di cogliere al meglio ogni sfumatura.
La magnifica tela de La visione di Tundalo inaugura la sezione dedicata all’onirico: sin dai primi decenni del Cinquecento, infatti, con la riscoperta di manoscritti antichi quali l’Onirocritica di Artemidoro di Daldi e La Hypnerotomachia di Poliphilo di Francesco Colonna in Europa si ha la produzione di tutta una serie di opere visionarie e fantasiose che sembrano rifarsi direttamente all’immaginario boschano. Lo stesso vale quando si tratta di un altro tema molto caro agli artisti dell’epoca, quello della magia. Di chiara ispirazione boschana sono, infatti, Paesaggio con corteo magico del Garofalo o Medea ringiovanisce Esone di Joseph Heintz il Giovane.
Seguono uno spazio dedicato alle varie rappresentazioni di visioni apocalittiche e uno a quelle di Sant’Antonio. Nel primo, in dialogo con il trittico del Giudizio finale sono presenti alcune tele di Pieter Huys, Leonardo Flores, Bruegel il Vecchio. Nel secondo, al quadro delle Le tentazioni di sant’Antonio sono affiancati diversi dipinti tra cui quelli omonimi di Bernardo Parentino, Martin Schongauer e Jacques Callot.
Dopo l’esposizione dedicata alla stampa con tutta una serie di opere di Bruegel il Vecchio e quella dedicata al mondo asburgico con i magnifici arazzi dalle intricate rappresentazioni, la mostra culmina nell’ultimo ambiente dedicato alle Wunderkammer ovvero alle camere delle meraviglie. Testimoni del gusto per quelle forme di collezionismo enciclopedico tanto popolari nel corso del Cinquecento, queste stanze in cui veniva accumulata l’oggettistica più disparata, erano espressione sia dello status sociale e culturale di chi poteva permettersi di indulgere nell’accumulo, sia del loro desiderio di mettersi in mostra, di incuriosire, di stupire i visitatori. Le opere di Bosch, in particolare Il giardino delle delizie qui esposto, in quanto veri e propri microcosmi costituiti sui sistemi di pensiero dell’epoca, riflettono in pieno questo tipo di cultura e per questo sono in grado di riscuotere tanto successo presso il pubblico di allora come quello di adesso.
In copertina: Bottega di Jheronimus Bosch, La visione di Tundalo 1490-1525 circa, Olio su tavola Madrid, Museo Lázaro Galdiano, ©Museo Lázaro Galdiano, Madrid