Del: 21 Novembre 2022 Di: Redazione Commenti: 1
Per un'Università diversa. Intervista a Cambiare Rotta

È da giovedì 17 novembre che il collettivo Cambiare Rotta mantiene occupato lo spazio del controchiostro fra i cortili Ghiacciaia e Legnaia in Festa del Perdono, un’area che fino a un anno fa fungeva da sede di Radio Statale.

L’occupazione si inserisce nel contesto di una mobilitazione generale, avvenuta il 18 novembre insieme ad altre associazioni studentesche.

Il corteo di Milano, partito da Largo Cairoli fino ad arrivare ai Cortili Centrale e Farmacia, ha incluso tra i principali motivi di protesta la carenza di spazi dedicati alla vita politica e accademica degli studenti, oltre che i sottofinanziamenti da destinare a mense, borse di studio e a misure di contrasto al crescente aumento degli affitti.

Di seguito l’intervista di Vulcano Statale al collettivo Cambiare Rotta, per comprendere le motivazioni alla base dell’occupazione. Alcuni estratti dell’intervista sono stati pubblicati in descrizione a questo post informativo.


Chi siete e quali sono le rivendicazioni alla base di questa occupazione?

Cambiare Rotta è un’organizzazione giovanile comunista nazionale presente in più Regioni di Italia, che ha come piano di intervento quello universitario. La motivazione che ha portato il nodo di Milano di questa organizzazione ad iniziare un’occupazione in Statale è la convinzione che, in questa fase storica, l’Università si sia resa complice delle numerose crisi che hanno investito e tutt’ora investono le giovani generazioni. La nostra generazione ha vissuto una crisi economica nel 2008, una crisi migratoria, quella ambientale e quella pandemica, per finire con la crisi economico-sociale del carovita e con quella militare.

Riteniamo che l’Università come istituzione si sia resa complice della guerra, facendosi promotrice di un’ideologia guerrafondaia. I nostri Atenei e la ricerca pubblica vengono infatti messi a servizio dell’industria bellica con gli accordi fra Università e aziende quali Leonardo e Frontex, per cui la conoscenza prodotta al suo interno viene impiegata a fini militari. Un discorso analogo si può fare per la questione ambientale: da un lato vediamo l’Università promuovere incontri sul tema, mentre dall’altro lato nel suo Consiglio di Amministrazione continua ad essere rappresentata un’azienda come ENI.

Inoltre, l’Università, in materia di alloggi pubblici studenteschi, borse di studio e tasse universitarie, non ha fatto nulla per porre fine ad un crescente carovita, così che soltanto pochi riescono ad accedere ad un’istruzione superiore universitaria. I dati lo dimostrano: l’Italia è il penultimo Paese in tutta Europa per giovani laureati. Molti non riescono a completare gli studi perché costretti ad andare a lavorare, mentre coloro che, non riuscendo a coprire tutti i costi, decidono di studiare e lavorare contemporaneamente, sono svantaggiati e spesso finiscono fuori corso.

In sintesi, il nostro obiettivo è criticare l’intero modello universitario, sempre più elitario, aziendalistico e polarizzato fra Atenei “di serie A” (i cosiddetti “atenei d’eccellenza” come la Statale, che vanno verso i privati) e Atenei “di serie B”, come quello di Cagliari, dove qualche settimana fa per via dei sottofinanziamenti è crollata un’Aula Magna, sfiorando una strage.

Perché avete scelto proprio lo strumento dell’occupazione?

Di fronte ad un’Università complice di tutto quanto detto in precedenza, abbiamo ritenuto opportuno riprenderci uno spazio che, oltre ad essere fisico, rappresenta un luogo in cui poter costruire insieme un’alternativa politica, in un contesto invece perfettamente in linea con le politiche del sistema portate avanti da più di 30 anni.

Il controchiosco occupato da Cambiare Rotta

Giovedì l’occupazione dell’aula, mentre oggi (venerdì 18 novembre, ndr) avete preso parte alla mobilitazione organizzata a livello nazionale. Per che cosa siete scesi in piazza?

Il corteo di Milano si inserisce in una scia di mobilitazioni che si sta accendendo in più luoghi da qualche mese: a Bologna, contro il sistema che ha prodotto il suicidio di un ragazzo in quanto fuori corso, caso peraltro non isolato; e a Roma, con le mobilitazioni in villa Mirafiori (sede distaccata della Sapienza) contro la carenza di spazi, e con l’occupazione della sede di Scienze Politiche a seguito delle manganellate subite da studenti che volevano appendere uno striscione contro una conferenza sul “capitalismo buono” tenuta da Azione Universitaria, organizzazione di estrema destra sempre legittimata rispetto ai nostri compagni, che invece si sono visti negare la possibilità di ottenere un’aula per un incontro sull’apartheid palestinese. È la dimostrazione che in Università alcuni argomenti sono accettati perché in linea con la propaganda, mentre altri, scomodi, non trovano spazio.

Quello che si è cercato di fare a Milano, dunque, è stato estendere la mobilitazione già avvenuta in altre città, tra cui anche Cagliari, da cui è partito un corteo spontaneo proprio dopo il crollo dell’Aula Magna, e Torino, dove gli studenti hanno protestato contro l’aumento dei costi per i pasti in mensa.

Oltre a voler dare un segnale all’Ateneo, qual è lo scopo della vostra occupazione?

Tenteremo di difendere in tutti i modi questo spazio per dare vita al suo interno ad un percorso che ci avvicinerà allo sciopero generale chiamato il 2 dicembre dai sindacati di base e poi alla mobilitazione di tutti i sindacati che si terrà a Roma il giorno successivo. Questo percorso ci vede a fianco dei lavoratori, insieme ai quali gli studenti devono maggiormente pagare le contraddizioni del sistema. Insieme possiamo accendere la miccia del conflitto sociale in questo Paese, com’è accaduto in Grecia con lo sciopero del pane e in Francia con la CGT, che in determinati settori (in particolare raffineria e petrolchimico) quest’autunno ha bloccato la nazione. È il momento dell’Italia: noi saremo in piazza perché l’unione tra studenti e lavoratori non è solo uno slogan, ma un percorso che va costruito nella lotta e che ci vede insieme come vittime dello stesso sistema.

Articolo di Elisa Basilico
Intervista di Elisa Basilico e Angela Perego

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