Venerdì 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, i primi studenti giunti in mattinata in Statale, presso la sede di via Festa del Perdono, si sono imbattuti in uno striscione affisso sulla facciata, sul quale campeggiava lo slogan «Abortisci una femminista». Accanto, a mo’ di rivendicazione, un simbolo con la denominazione Rete Studentesca, organizzazione giovanile di estrema destra che sui propri social rivendica un’identità «nazionalista» e «patriota» e invoca la «rivoluzione».
Esplicito il riferimento al convegno Corpo mio, decido io tenutosi giovedì 24, su iniziativa della lista di rappresentanza studentesca UniSì – Uniti a Sinistra, in collaborazione con LiberaDiAbortire, campagna promossa dai Radicali italiani, e Laiga194 (Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194).
La locandina dell’evento è stata infatti ripostata sulla pagina Instagram del nucleo milanese di Rete Studentesca, insieme al proprio striscione e ad un ulteriore messaggio: «Ci hanno fatto notare che quei pagliacci di UniSì han provato a portare l’armata brancaleone dell’omicidio prenatale in università. Abbiamo quindi deciso di esporre il nostro punto di vista sul tema aborto nel metodo che da sempre ci contraddistingue. Chissà se questi quattro falliti fuoricorso rabbiosi, protetti dal potere costituito, avversi alle docce ed alle sessioni di esame, si saranno resi conto che le loro stronzate non sono tollerate da chi non è annichilito dalla vita e non ha necessità di riversare la sua frustrazione su esseri indifesi come i bambini».
Ad intervenire per primi sono stati i membri del collettivo Cambiare Rotta che, arrivati sul posto, hanno trovato lo striscione già rimosso e strappato; hanno quindi deciso di bruciarne simbolicamente i pezzi e di sostituire un proprio striscione: «Fuori i fascisti dall’università».
Come ci ha raccontato Giorgia, portavoce di Cambiare Rotta, il gesto di dare alle fiamme i resti dello striscione ha avuto l’obiettivo di comunicare con forza agli autori dello slogan che il collettivo non ha intenzione di «lasciar passare tentativi di intimidazione nei luoghi di studio» e che vuole anzi ribadire «i valori dell’antifascismo militante in università».
Giorgia ci ha inoltre spiegato che Cambiare Rotta aveva già in programma una manifestazione per il 25 novembre, intorno al tema dell’emancipazione femminile e contro i modelli tossici di successo e potere che anche le università non mancano di sostenere. Durante l’intervento, in cui il collettivo ha comunque portato avanti la propria posizione contro la violenza sulle donne, è stata dunque inserita una sentita condanna di quanto accaduto.
Cambiare Rotta ha infine proceduto ad una denuncia attraverso il proprio profilo Instagram, su cui scrive: «Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne ribadiamo con tutta la rabbia che abbiamo in corpo che di fronte alle intimidazioni e alle provocazioni dei fascisti, servi del potere e della violenza del sistema, e di fronte ad un imbarbarimento sociale e culturale a cui assistiamo a tutti i livelli in questa società, noi rispondiamo con l’organizzazione e con la lotta a partire dalle nostre scuole e dalle nostre università».
Ugualmente pronta la risposta di UniSì – Uniti a Sinistra che, dopo aver pubblicamente ringraziato via social i membri di Cambiare Rotta, si è affiancata al collettivo «per ribadire che i fascisti devono stare lontani dall’Università» ed ha a propria volta convocato un presidio di fronte alla sede di Festa del Perdono, tenutosi venerdì sera dalle 19.
Anche UniSì ha infine condannato «questo gesto abominevole, che altro non è che la manifestazione plastica delle radici patriarcali su cui poggiano i valori tanto cari ai fascisti. Non possiamo tollerare toni machisti e squadristi e non ci faremo intimidire da tanta meschinità. Combattiamo la presenza dei fascisti in un luogo che da sempre deve essere contraddistinto dalla Laicità e dalla Partecipazione».
A prendere una chiara posizione anche l’organizzazione Ecologia Politica, che ha sottolineato il ruolo e la forza dei movimenti transfemministi in Statale, i quali concorrono a renderla «un luogo un po’ più sicuro», costringendo gli estremisti di destra ad agire di nascosto.
I membri di Rete studentesca hanno infatti deciso di agire nell’ombra, come sottolineato anche da Pietro Radaelli, Presidente di UniSì: nessun membro della Rete si è fatto trovare sul posto venerdì mattina e l’affissione dello slogan è avvenuta durante la notte, così come altre azioni dimostrative analoghe.
Non è la prima volta che il nucleo milanese approfitta della notte per affiggere i propri manifesti, seguiti da rivendicazioni attraverso i propri canali social, sui quali tuttavia non compare mai alcun volto o nome di referente che per così dire “metta la faccia” a sostegno delle proprie idee.
Particolare eco aveva avuto a fine settembre l’affissione presso i licei Parini e Volta di Milano di alcuni manifesti con scuole dalle bandiere arcobaleno in fiamme e lo slogan «Fiamme eterne alle scuole moderne», parallelamente a quelli con la scritta «Distruggi la deviazione. Inizia la rivoluzione» appesi presso la facoltà di Scienze Politiche della Statale, dove si stavano tenendo manifestazioni contro gli esiti delle elezioni politiche.
Come osserva anche Pietro Radaelli, aldilà della gravità dei messaggi veicolati dalla Rete, ai quali è necessario rispondere prontamente, si tratta di episodi dimostrativi marginali, che tendono a non avere alcun seguito: l’organizzazione, priva di basi presso l’Università Statale, sembra voler più che altro attirare l’attenzione, far parlare di sé.
E proprio contro il loro tentativo di porsi sotto i riflettori è necessario porre un argine.
Come procedere dunque? Il Presidente di UniSì Radaelli afferma che la lista di cui è portavoce vuole «ribadire l’importanza delle radici antifasciste della nostra Università e di tutte le organizzazioni che la vivono quotidianamente». L’obiettivo è dunque quello di «continuare a ribadire questo concetto nelle aule, nella nostra azione politica e culturale», procedendo all’organizzazione di «eventi di carattere informativo» che sono «cifra caratteristica di UniSì»: perché proprio «continuare con la cultura è la migliore risposta a questo imbarbarimento».
Ci riferisce inoltre che UniSì sta valutando con altre organizzazioni studentesche ulteriori momenti di condanna: la discussione è attualmente in corso, proprio per capire come prendere posizione e proseguire il dibattito, allo stesso tempo evitando di dare eccessiva visibilità a Rete Studentesca.
Intanto il collettivo Cambiare Rotta ha proceduto a convocare «un’assemblea pubblica antifascista» per lunedì 28 novembre, ore 12.30, presso il controchiostro occupato da giovedì 17 novembre (ne avevamo parlato qui).
Seguiranno ulteriori aggiornamenti.