Del: 26 Novembre 2022 Di: Gaia Martinelli Commenti: 0

Uno studio pubblicato nei primi giorni del 2022 stima che vi siano 800 milioni di vegetariani e 100 milioni di vegani nel mondo e che tali numeri continueranno ad aumentare. In Italia, una persona su dieci segue una di queste due diete. Un dato interessante da sottolineare inerente al nostro paese è inoltre specificamente relativo ai vegani: sono più gli uomini che le donne ad adottare tale regime.

La scelta di seguire una condotta alimentare priva di carne e pesce, nel caso dei vegetariani, e di eliminare anche i loro derivati, in quello dei vegani, risulta sovente dettata da principi etico-morali, religiosi, animalisti ed ambientali. L’interesse della ricerca accademica a riguardo è stato recentemente caratterizzato da un cambiamento di prospettiva: se prima si focalizzava sulle conseguenze negative provocate dall’astinenza dal consumo di proteine animali, adesso si concentra sui benefici apportati da tali tipi di regimi alimentari. Si registra, ad esempio, che una dieta vegetariana o vegana comporti una riduzione del colesterolo totale e del colesterolo “cattivo”, della pressione sanguigna e dell’indice di massa corporea. Questi fattori sono tutti associati alla longevità e alla riduzione del rischio di molte malattie croniche. Inoltre, uno studio ha dimostrato che una dieta vegetariana o vegana riduce il rischio di sviluppare il cancro del 14%

Questi stili di vita sono associati anche ad un generale miglioramento del benessere che non ha conseguenze positive solo a livello delle persone, ma anche su ciò che le circonda. Infatti, uno studio dell’Università di Oxford del 2018 dimostra come una dieta basata su prodotti vegetali riduca l’impatto ambientale in modo decisivo: ad esempio, contribuisce significativamente alla diminuzione delle emissioni.
Anche gli animali giovano, ovviamente, di questa scelta, che talvolta può essere morale. Infatti, spesso la motivazione che induce gli individui ad optare per un regime alimentare vegano o vegetariano è proprio la convinzione morale che gli animali debbano essere rispettati e che la loro libertà debba essere pari a quella umana, giacché la loro vita ha lo stesso valore. Inoltre, è stato provato che l’attaccamento emotivo ad un animale domestico aumenta la tendenza ad evitare il consumo di carne e pesce nel crescere. 

Infine, oltre alla personale preferenza verso proteine vegetali, un altro fattore determinante per una simile decisione alimentare è la credenza che non siano necessarie fonti proteiche animali per un salutare sostentamento. Infatti, i prodotti vegetali, consumati coscientemente e correttamente abbinati, possono sostituire le proprietà che conferiscono quelli animali ed inoltre, secondo una rivista giapponese, consentono di vivere più a lungo!

Dunque, vari e fondati sono la maggior parte dei motivi per cui le persone si impegnano a rispettare una dieta priva di prodotti animali, e spesso anche dei loro derivati. Inoltre, ultimamente anche gli onnivori paiono curiosi e propensi a consumare prodotti vegetariani o vegani per lo più per questioni relative al rispetto della Terra.
Ad ogni modo, il vegetarianismo, così come il veganismo, non sono fenomeni degli ultimi anni, anzi, la loro storia comincia nell’antichità. Infatti, alcune culture nel mondo già agli inizi della storia umana presentavano casi di dieta vegetariana ed hanno conservato tale tradizione nel corso del tempo, tuttora preservandola. Un esempio? Pitagora pare esser stato vegetariano. Ma prima di lui già i Babilonesi ed anche gli Egizi, più di tremila anni Avanti Cristo, praticavano un’ideologia -basata sul Credo karmico della reincarnazione – che consisteva nell’astinenza dalla carne e dall’abbigliamento di origine animale.
Inoltre, in Asia, per gli induisti, i buddisti e i giainisti il vegetarianismo è sempre stato un aspetto culturale fondamentale, giacché in tali religioni è centrale la compassione verso gli altri esseri viventi.

Nell’Occidente questi stili di vita non attecchirono nella popolazione comune effettivamente fino al Rinascimento ed alla riscoperta di quei valori classici e delle più influenti figure della Grecia antica – tra cui Pitagora. Infatti, l’amore per gli autori classici riportò in auge l’idea che gli animali fossero sensibili al dolore e quindi meritevoli di rispetto. Inoltre, con le importazioni provenienti dalle terre colonizzate, l’Occidente venne a conoscenza di prodotti vegetali benefici e utili come farmaco contro alcune malattie, come quelle della pelle, dunque si cominciò ad introdurli nella dieta quotidiana.
Con l’Illuminismo le opinioni divergono rispetto lo stile di vita vegetariano, poiché la nuova visione omocentrica dell’universo e la padronanza scientifica implicano la superiorità dell’uomo a quella dell’animale, ora considerato senz’anima. Ad ogni modo, l’Ottocento segna una svolta decisiva. Infatti, una cerchia di persone influenti – tra cui il poeta romantico Percy Bysshe Shelley – non soltanto seguiva uno stile di vita vegetariano, ma lo promuoveva. Un altro fondamentale esponente non soltanto per la storia del vegetarianismo ma anche per quella umana che contribuì alla diffusione di tale dieta fu, ovviamente, Gandhi. Tale attività di appoggio e promozione da parte di figure rilevanti risultò cruciale per la fondazione della Vegetarian Society nel 1847 (presso Ramsgate, in Inghilterra).

Si tratta della più antica organizzazione vegetariana tutt’ora esistente.

Intorno al 1880, i ristoranti vegetariani erano già molto diffusi a Londra e offrivano pasti economici e nutrienti. Di lì a poco, vegetariani e vegani si differenziano istituzionalmente e formalmente: basti pensare che nel 1945, appena cento anni dopo, la rivista The Vegan contava 500 abbonati e diffondeva efficacemente il pensiero vegano. Infatti, l’anno precedente, nel novembre del 1944, il falegname britannico Donald Watson coniò il termine “vegano” incentivando l’adozione di uno stile di vita che escludesse i latticini e le uova oltre ai prodotti direttamente animali, forte del fatto che poco tempo prima era stata riscontrata la presenza di tubercolosi nel 40% delle mucche da latte britanniche: il veganismo era in grado di proteggere le persone dal cibo contaminato.
Negli anni ’50 e ’60 l’Inghilterra si riconferma la protagonista per ciò che riguarda l’affermazione di questi due tipi di regimi alimentari. Comincia a diffondersi proprio in tale contesto la consapevolezza, a livello di pubblico generale, dell’impatto dell’allevamento intensivo introdotto nella nazione durante la guerra, e ciò conduce più persone ad adottare uno dei due stili di vita.
Per giunta, negli anni ’70 crescono i movimenti contro gli esperimenti animali e aumenta la conoscenza inerente ai diritti animali anche grazie a pubblicazioni come Animal Liberation del 1975, cosicché più persone aderiscono al vegetarianismo o al veganismo.

Un ulteriore contributo alla diffusione di queste diete arriva negli anni ’80, quando al rispetto dei diritti animali si aggiunge quello dell’ambiente circostante e della salvaguardia generale del pianeta. Infatti, il vegetarianismo diviene per molti parte integrante del processo verso la conservazione delle risorse ed una strada verso la sostenibilità. A fine anni Novanta, il vegetarianismo e veganismo sono movimenti culturali affermati che fomentano nuove consapevolezze e studi non soltanto nell’ambito dell’alimentazione ma anche in quello agricolo e medico. 

Non tarda ad affermarsi poi la vera e propria filosofia vegetariana e vegana: nel 2010 inizia la sua “massiccia commercializzazione”.Ed ecco che il percorso storico mondiale verso il veganismo ed il vegetarianismo giunge ai giorni nostri e vede ancora l’Inghilterra nella pole position: 5 milioni di persone sono vegetariane o vegane ed è frequente incontrare locali con opzioni valide per tali diete o soltanto incentrati su di esse. Anche in Canada, Germania, Israele e Brasile oggi tali regimi alimentari sono molto comuni ed alcuni paesi, tra cui India e Cina, conservano storicamente tale pratica poiché essenziale sia culturalmente che religiosamente. È possibile dunque affermare che supportare la causa vegana e vegetariana è un atto che beneficia di certo l’ambiente, gli animali, la salute ed anche le persone: “quando si tratta di prendersi cura del nostro pianeta, la vita a base vegetale è anche un modo più sostenibile di nutrire la famiglia umana”. Ognuno può contribuire all’armonia del nostro pianeta ed al rispetto dei diritti animali. Difatti, nonostante l’accessibilità economica a prodotti vegetariani e vegani risulti un problema, così come l’implementazione di tali diete per individui affetti da alcune patologie, ci sono piccoli accorgimenti che tutti possono permettersi, ed ognuno di essi può fare la differenza.

Gaia Martinelli
Gaia di nome e di fatto – ma non sempre. 22 anni di tramonti, viaggi e poesie. A tratti studio anche corporate communication presso la Statale di Milano. Scrivo di cose belle perché amo l'idea di diffondere bellezza.

Commenta