Commemorare una strage. La memoria pubblica della strage di Piazza Fontana 12 dicembre 1969 è il titolo del seminario tenutosi il 2 dicembre presso la facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali (SPES) di via Conservatorio, promosso dalla cattedra di Sociologia della Memoria dell’Università Statale di Milano.
All’evento hanno partecipato: Lia Luchetti, docente dell’Università di Roma Tre; Ilaria Viarengo, direttrice del dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e Storico-Politici; Anna Lisa Tota, docente dell’Università di Roma Tre; Olimpia Affuso, docente dell’Università della Calabria; Simona Miceli della Statale di Milano; Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage; Claudia Pinelli, figlia di Giuseppe Pinelli.
L’autrice Lia Luchetti presenta la sua ricerca dedicata alle traiettorie politiche e sociali che la memoria pubblica della strage di Piazza Fontana ha disegnato nel corso degli anni, in occasione del cinquantatreesimo anniversario della strage.
Il seminario porta il titolo dell’omonimo libro, pubblicato presso la Franco Angeli: il volume si inserisce nel dibattito dei memory studies, focalizzandosi sulla memoria dell’attentato che, svoltosi appena dietro il Duomo di Milano, ha dato inizio alla «strategia della tensione» e a quelli che, sui libri di storia, vengono indicati come «gli anni di piombo».
Le testimonianze, come atti di restituzione di valore e memoria, sono affidate a persone vicine alle vittime, con l’obiettivo di trasmettere la memoria e il trauma di quell’atto terroristico che ha spaccato la società, lasciando una ferita tuttora aperta.
L’evento si offre come un necessario e sofferto momento di riflessione e commemorazione di una pagina ancora molto dolorosa del nostro passato, sottolineando l’importanza della memoria pubblica legata ad eventi così impattanti e controversi del panorama politico italiano, aumentando la consapevolezza di ciascuno di noi su pagine così tragicamente importanti della storia italiana.
Milano, 12 dicembre 1969, ore 16:37. Presso la sede della Banca nazionale dell’agricoltura di Piazza Fontana esplose una bomba che provocò la morte di diciassette persone e un centinaio di feriti.
Immediatamente, sulla base di indagini frettolose, vennero fermati ed accusati due anarchici milanesi, Giuseppe Pinelli (1928-1969) e Pietro Valpreda (1932-2002), mentre venne esclusa la pista legata al terrorismo neofascista.
Pinelli morì pochi giorni dopo il fermo, durante gli interrogatori, in circostanze mai chiarite del tutto, precipitando da una finestra della questura (inizialmente, Luigi Calabresi venne accusato della responsabilità della sua morte, per poi essere assolto; la morte venne classificata come «accidentale»). Sia Pinelli che Valpreda furono in seguito riconosciuti completamente estranei all’attentato.
I mandanti, probabilmente terroristi di estrema destra, non furono mai perseguiti. Questa terribile strage aprì un periodo di sanguinosi attacchi terroristici quali la strage di Piazza della Loggia (28 maggio 1974), la strage del treno Italicus (4 agosto 1974), la strage di Bologna (2 agosto 1980).
Mai come oggi risultano attuali le parole di Mario Calabresi che, in Spingendo la notte più in là (Mondadori, 2007), sviluppa un’importante riflessione su terrorismo, vittime e memoria:
Bisogna partire dalle vittime, dalla loro memoria e dal bisogno di verità. “Farsi carico” è la parola chiave. Delle richieste di giustizia, di assistenza, di aiuto e di sensibilità. Lo dovrebbero fare le istituzioni, la politica, ma anche le televisioni, i giornali, la società civile. Un Paese capace di voltare pagina in modo sereno e giusto conviene a tutti, non certo e solo a chi è coinvolto.
Comprendere e ricordare si profilano dunque come il nostro dovere più importante, in modo da imparare a guardare al futuro senza destinare il passato all’oblio, interiorizzando la storia passata per meglio agire per il futuro di tutti noi.