Posted on: 12 Dicembre 2022 Posted by: Asia Esposito Comments: 0
Da rileggere per la prima volta. Nevernight

Nevernight è una saga dark fantasy scritta da Jay Kristoff ed edita in Italia nel 2019 con Oscar Vault Mondadori. Trattandosi di una trilogia, è costituita da tre capitoli: Mai dimenticare, I grandi giochi e Alba oscura.

Il worldbuilding è estremamente originale, portato avanti con perizia e accuratezza: si incontrano e si amalgamano un ambiente rinascimentale e la gerarchia socio-politica dell’età repubblicana romana, che vedono consoli assetati di potere muovere i fili di sottili giochi di potere. La Repubblica di Itreya, inoltre, è costantemente illuminata da tre soli, che non tramontano mai costringendo tutti i suoi abitanti a quella che viene definita un’Illuminotte, ossia un giorno perenne.

Un unico momento di eclissi, una volta ogni due anni, consente a Itreya di sperimentare il Vero Buio.

Su questo complesso scenario si muove la protagonista della narrazione, Mia Corvere, una ragazza proveniente da una famiglia molto potente di Godsgrave (capitale della Repubblica), che si è trovata a familiarizzare con la morte quando era ancora una bambina e ha dovuto assistere all’esecuzione pubblica di suo padre per tradimento, dopo che aveva tentato di sovvertire la Repubblica con un colpo di stato.

Il giorno in cui perde tutto, Mia promette a sé stessa “Mai tirarsi indietro. Mai avere paura. E mai, mai dimenticare”, e giura vendetta per la sua famiglia. Per riuscirci, il suo primo obiettivo è quello di entrare nella Chiesa Rossa, un culto di assassini, nonché l’unico posto che può farla diventare l’arma implacabile che deve essere per mantenere la sua promessa. Ad accompagnarla costantemente da quel giorno è Messer Cortese, un gatto fatto di ombre, una sorta di daimon, che si nutre della paura di Mia, rendendola un nemico che nessuno vorrebbe avere davanti.

Ciò che rende la saga Nevernight così potente e originale è senza dubbio la sua protagonista.

Mia non è riconducibile – e riducibile – all’archetipo classico del personaggio femminile forte. È piuttosto un personaggio che si costruisce molto lentamente, di cui conosciamo l’evoluzione, le contraddizioni e la complessità nell’arco dei tre libri, ma che allo stesso tempo non si tradisce mai.

Se da una parte la vendetta sembra essere il principale, se non l’unico, motore dietro ogni suo respiro – Mia è ossessionata dallo scopo di vendicare la cosa a lei più cara, la famiglia, vive in funzione di quello – dall’altra, però, si riconosce in lei una profonda compassione, un senso di lealtà forte e solido nei confronti delle persone a cui tiene.

In realtà, il personaggio di Mia Corvere si gioca completamente intorno alla paura e al suo rapporto con essa, o meglio, l’assenza di questa paura nella sua persona, che la spinge, pagina dopo pagina, a spostare sempre un po’ più avanti il confine tra giusto e sbagliato, bene e male, fino a dissolverlo del tutto.

Lo stile di Jay Kristoff è uno stile teatrale, ricco di immagini quasi barocche e che non risparmia mai un dettaglio in più.

Fa largo uso di un’ironia cupa, nera per alcuni versi e tagliente, che permea soprattutto le note a piè di pagina, spazio privilegiato del narratore della storia, in cui rivolge direttamente ai lettori i suoi commenti sopra le righe. L’abilità dell’autore è sicuramente quella di riuscire a dare vita a un sottile sistema di sottotrame perfettamente incastrate tra loro. Tutta la narrazione è densa, niente è buttato lì per riempire le pagine, niente è casuale. Tutto ciò che il lettore si ritrova a chiedersi, troverà una risposta.

Il ritmo però non è costante: Kristoff si prende il suo tempo per costruire il mondo in cui ambienta la storia, scegliendo sempre di raccontare e mai di mostrare e curando l’ambientazione nei minimi dettagli.

Sicuramente Nevernight non è una saga per tutti. Si tratta di una trilogia colma di violenza, sangue, linguaggio volgare, che non sono altro che lo specchio di una società (e di un’umanità) marcia e corrotta. In questo contesto, Kristoff riesce perfettamente a instillare il dubbio, anche di fronte all’azione più immorale: al lettore spetta il compito di tracciare una linea, laddove i confini tra ciò che è giusto o sbagliato appaiono estremamente sfumati e indefiniti.

Asia Esposito
Mi chiamo Asia e mi ha sempre dato fastidio che non si potesse abbreviare. Studio lingue e letterature straniere, gioco a basket (o almeno ci provo), leggo fantasy e ho una bizzarra passione per il trivial pursuit. Sono più felice quando faccio colazione con brioche e cappuccino.

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