Del: 10 Dicembre 2022 Di: Gabriele Benizio Scotti Commenti: 0

Il 10 di ogni mese, la prima rubrica di racconti che suggerisce musica per ogni situazione. Oggi, quattro consigli per quando fa freddo, e per chi lo apprezza.

Quando fa freddo si sta a casa, davanti al camino caldo, in poltrona, con le luci intermittenti provenienti dagli alberelli di natale e dalle decorazioni casalinghe che si alternano e scandiscono il tempo che passa lento. Tra poco arriverà la prima neve, la nebbia divora l’orizzonte e tu stai protetto nel tuo guscio a godere di questo clima. Il tuo, quello che c’è in casa. Ma questo è un modo pigro per godersi il freddo: il freddo si gode fuori, provandolo sulla pelle e facendosi venire un bel raffreddore. Ecco per te degli album che ti accompagneranno in questa esperienza fuori dal comune.

Substrata, Biosphere

Genere: ambient

Per cominciare iniziamo dall’Antartide, dai ghiacci più puri. Da un gelo penetrante. Da distese di ghiaccio in cui la visibilità è minima, i tuoi occhi sono imperlati di ghiaccio e la vista è offuscata dalla neve che si scontra con la tua faccia. Sei solo in questo deserto di ghiaccio, e cerchi riparo dal gelo, ma che riparo c’è in Antartide? Sai di essere spacciato, ma questo è un lungo viaggio, durerà ore, i brani scorrono e dentro di te e fuori di te ci sono il gelo più totale. I pezzi vanno e stai assiderando. Il tuo corpo non risponde e tra poco sarai un ghiacciolo. Forse era meglio mettere un album dei Beatles.
Consigliato a chi apprezza il freddo, il vero freddo.

Codeine, Frigid Stars

Genere: slowcore

Il suono gelido delle strade della vostra città a dicembre, in un pomeriggio uggioso di provincia, con la nebbia che dona un senso di occlusione, tutto questo potrete ritrovare in questo fantastico disco. La malinconia suscitata da un paesaggio simile è racchiusa in suoni di chitarra cupi e gelidi. E mentre ti affanni nei tuoi pensieri, ti stringi il giubbotto per avere meno freddo, ma ecco che il gelo ti entra direttamente dalle orecchie, questo è il vero freddo. Quello che ti entra dentro e ti paralizza gli arti. E mentre i comignoli delle case vomitano il loro fumo grigio e i residenti annegano nella consapevolezza di non essere al freddo, tu al freddo ci sei, su un marciapiede di cemento che non è di certo un buon posto dove sostare, e quindi è meglio rimettersi in cammino. Assorto nei tuoi pensieri, mentre i ricordi bruciano contrapponendosi al gelo dell’ambiente, scende il primo fiocco di neve dell’inverno, una visione celestiale. Purtroppo ti ricordi di non essere in un film natalizio, e realizzi che non ci sarà alcun miracolo di natale. Meglio continuare la propria marcia.
Consigliato a chi vive il freddo in città.

Gossip, Music For Men

Genere: pop/rock

Con il freddo è davvero insopportabile buttarsi in strada alle 07:00 di mattina per raggiungere la stazione. Ma, trovate le cuffiette, parte un disco dei Gossip del 2009 che parla di donne, libertà e ribellione. È decisamente ciò di cui c’è bisogno per iniziare la giornata. Il ritmo cullante di Dimestore Diamond riporta al calore del letto, permettendomi un risveglio lento che arriva sul finale, quando il ritmo si fa più concitato. Nel mezzo del tragitto, si fa strada una digressione più sentimentale: ascoltare Heavy Cross è davvero un tuffo nei ricordi, quando nelle radio risuonava la voce potente di Beth Ditto. Perso nelle tracce, rischio quasi di arrivare in ritardo, ma parte 8th wonder, i passi si allineano alla batteria – il (pop-)punk fa da propulsore – ed è fatta, riesco a salire al volo. Mi siedo e mi godo appieno Love Long Distance con i suoi synth e le sue contaminazioni disco mentre mi godo il caldino del mezzo pubblico. Ma il tempo di poche tracce, e il treno si blocca. Per fortuna c’è Men in love, con la sua spensieratezza, ad alleggerire la situazione.
Ormai siamo all’ultima traccia, e me la gusto: è mattina inoltrata, siamo ancora bloccati, ma io sono in compagnia delle chitarre. Le chitarre punk di Spare me from the Mold mi permettono di sfogare tutta la frustrazione. A volte la sfortuna va solo accettata…
Consigliato ai pendolari che soffrono il freddo.

Natural Snow Building, The dance of the moon and the sun

Generi: psychedelic folk, drone

Uscendo dai contesti urbani il freddo può essere ancora più opprimente. Immaginiamo il freddo di un bosco, il gelo tra i pini e la neve che ti schiaccia. Tra paesaggi morti, momenti di angoscia a sprazzi, con una tranquillità e una malinconia bucolica, qualcosa che sembra simboleggiare dei tempi ormai andati. Ma lo scricchiolio della neve sotto le scarpe ti riporta alla realtà. Luci in lontananza segnalano delle case, civiltà, che che cerchi di raggiungere per evitare di congelare. Ma ecco che ti sale l’ansia, ti par di udire canti tribali alle tue spalle. È un imboscata, è il momento di correre. Quella dolcezza che aveva il paesaggio boschivo tutto innevato è andata a sostituirsi con una spettralità e un senso di occlusione del tutto nuovi. I droni iniziano a rimbombare nelle orecchie, le chitarre sono un ricordo lontano. Sei ormai al limite della sopportazione, il freddo sta per renderti immobile ma ecco che sbatti contro un muro. Davanti a te una casa. Il comignolo sbuffa e la legna è accatastata in un gabbiotto scavato nel muro contro cui ti sei scontrato. La riconosci, ed è casa tua. L’esperienza surreale è finita, il freddo è sconfitto, entri e vai nel letto, con la consapevolezza che, con tutto il freddo che hai preso, a letto ci rimarrai un po’.
Consigliato a chi apprezza il freddo vero, quello dei boschi.

Gabriele Benizio Scotti
Studente di filosofia, appassionato di musica, cinema, videogiochi e letteratura. Mi piace scrivere di queste tematiche e approfondirle il più possibile.
Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.

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