Del: 6 Dicembre 2022 Di: Silvia Natoli Commenti: 0
Parks, Claudette e le donne che hanno saputo opporsi

L’1 dicembre 1955 Rosa Parks, come ogni altro giorno da quando ha iniziato a lavorare come sarta presso i grandi magazzini di Montgomery, in fascia tardo-pomeridiana prende il solito autobus per tornare a casa da lavoro. Come sempre, il mezzo all’inizio è quasi vuoto ma poi, durante la corsa, prende a riempirsi via via lungo il percorso.

Gli Stati Uniti degli anni ’50, sotto la presidenza di Dwight D. Eisenhower, sono un paese in cui la discriminazione razziale imperversa regolamentata dalle Leggi di Jim Crow che, in particolare, disciplinano la segregazione razziale in tutti gli ambiti della vita privata e pubblica dei cittadini.

Dopo qualche fermata, infatti, poiché sedutasi sul primo sedile nel settore dell’autobus riservato ai posti accessibili sia ai bianchi che ai neri con l’obbligo per i neri di alzarsi qualora fosse salito un bianco, viene più volte sollecitata a lasciare il proprio posto sotto pressante richiesta dell’autista James F. Blake.

Parks all’epoca ha 42 anni, è stata cresciuta da due attivisti della comunità nera, dal 1943 è segretaria della sezione locale dell’Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore (NAACP) ed è proprio in questo ruolo che poi si troverà a collaborare nel 1954 con l’allora giovane e sconosciuto pastore protestante Martin Luther King. Nel ricordare il suo coraggioso rifiuto e il successivo arresto afferma durante un’intervista: «Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro […]. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire» (Parks, Rosa e Haskins, Jim (trad di Chiara Libero) La mia storia. Una vita coraggiosa, Milano, Mondadori, 2021).

Rosa Parks

La notizia si diffonde ben presto in tutta la città ed è poi Jo Ann Robinson, presidentessa dell’associazione femminile afroamericana Women’s Political Council a proporre l’azione di protesta pacifica, che culminerà in un’ondata di manifestazioni le quali, a partire dal boicottaggio dei mezzi pubblici che prenderà avvio il 5 dicembre a Montgomery, andranno a coinvolgere gli Stati Uniti interi.

L’attenzione che l’episodio riceve e l’impatto che ha sull’opinione pubblica è tale che, con l’abolizione della segregazione sugli autobus pubblici dell’Alabama in seguito al caso Browder contro Gayle affrontato dalla Corte Distrettuale degli Stati Uniti per l’Alabama nel giugno del 1956,

Rosa Parks diventa una vera e propria icona del movimento per i diritti civili degli afroamericani.

Nove mesi prima di questi avvenimenti, il 2 marzo, la giovanissima studentessa e attivista Claudette Colvin viene arrestata e processata a Montgomery sotto le medesime circostanze. Il suo caso non ha alcun impatto mediatico, come molti altri simili forse perché, come affermerà successivamente, Parks a differenza sua, era una donna adulta, con il look giusto e non rimasta incinta prematuramente, era poi segretaria della NAACP ed era rispettata e ben voluta da tutti. Nonostante all’epoca avesse solo quindici anni e non fosse stata ritenuta idonea ad essere assunta come simbolo rappresentativo del movimento a cui i combattenti per i diritti civili stavano lavorando, Colvin è sempre stata consapevole dell’importanza del proprio gesto: insieme a Aurelia Browder, Susie McDonald, Mary Louise Smith e Jeanette Reese sarà successivamente proprio una delle querelanti nel caso giudiziario Browder contro Gayle.

Claudette Colvin

Da sempre, le donne nere afroamericane combattono in prima fila per i diritti civili negli Stati Uniti e, sebbene il più delle volte i loro contributi siano stati sottovalutati dal mondo intero, la forza, il coraggio e la costante resilienza che continuano a dimostrare fa sì che, ora come ora, sia importante più che mai riconoscere il valore e l’importanza dei loro sforzi. Irene Morgan, Lillie Mae Bradford, Sarah Louise Keys sono altre tra le tante donne che hanno vissuto simili esperienze e di cui quasi tutti sembrano essersi dimenticati il nome: nonostante questo, il loro vissuto e le riflessioni che in loro esso ha ispirato, costituiscono un apporto fondamentale e irrinunciabile per poter comprendere a pieno il peso e le implicazioni che le questioni di genere, classe e razza hanno sulla vita delle persone. Tutte le donne qui menzionate non hanno esitato a sacrificare la propria libertà e sicurezza, forse tutte quante mosse da quello spirito di ribellione e umanitarismo che può essere ben riassunto da Rosa Parks quando dice: «Vorrei essere ricordato come una persona che voleva essere libera, così anche le altre persone sarebbero libere».

Silvia Natoli
Studentessa al secondo anno di editoria. Bevo tanti caffè, leggo molti libri, dormo poco e mi interesso principalmente di letteratura, storia e politica.

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