Il 7 dicembre di circa 1650 anni fa, Sant’Ambrogio diveniva il patrono della città di Milano.
Originario di Treviri, Aurelio Ambrogio venne presto “nazionalizzato” milanese. Personaggio di spiccato acume, si distinse per la prima volta tenendo un discorso finalizzato a dissipare la disputa tra cattolici e ariani sorta durante un convegno religioso. Saranno proprio le sue parole a valergli la nomina di vescovo della città di Milano. Benché molto devoto alla dottrina e alla meditazione, dando spazio ad una spiritualità più ragionata e discussa, Sant’Ambrogio fu anche uomo di profonda fede, impegnato nella fortificazione della comunità cattolica: “Dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa”.
I cittadini di Milano lo accolsero a braccia aperte, apprezzando molto le sue doti di umanità.
Forse anche per il fatto di essere stato proclamato vescovo quando era ancora giovane e inesperto, Ambrogio si sentì sempre, pur rivestendo una carica elevata, vicino alla gente. Si fece trovare pronto a cedere parte dei doni della Chiesa per salvare le persone catturate dalle truppe di soldati nordici che invasero la città e fu sempre attivo partecipante della vita cittadina.
Sant’Ambrogio è anche venerato come uno dei quattro dottori della Chiesa, insieme a San Girolamo, Sant’Agostino e San Gregorio. In qualche modo il termine “dottore” riferito a questi santi è legato all’utilizzo dello stesso termine per indicare i laureati: i dottori della Chiesa sono personaggi che hanno vissuto la fede e la spiritualità con una particolare attenzione alla riflessione, dando un contributo significativo alla dottrina religiosa. I dottori della Chiesa, iconografia ricorrente soprattutto in epoca rinascimentale, sono quindi venerati come “saggi” che hanno arricchito dal punto di vista concettuale il patrimonio cristiano.
Li troviamo ad esempio rappresentati nella pala d’altare del Pavese, oggi conservata al Louvre, ma anche nella Pala Sforzesca nella nostra Pinacoteca di Brera. Li si può riconoscere facilmente: San Gregorio porta sul capo la tiara papale, rimando all’autorità di Capo della Chiesa; San Girolamo indossa la tunica rossa e il galero, caratteristici della figura del cardinale; Sant’Agostino e Sant’Ambrogio, invece, portano gli stessi vestiti avendo rivestito entrambi la carica di cardinali.
Il legame tra i due non si esaurisce qui: Agostino fu infatti allievo di Ambrogio, da cui venne battezzato.
Come spesso succede, anche in questo caso l’allievo superò il maestro: senza nulla togliere ad Ambrogio, le opere filosofiche di Agostino sono concettualmente più ricche e profonde, forse le più importanti di tutta la Patristica.
Ambrogio e Agostino, maestro e allievo, risultano indissolubilmente legati non solo nella storia, ma anche nella geografia della città meneghina. Sulla linea M2 della metropolitana, questi personaggi figurano infatti vicini: Sant’Ambrogio è la fermata giusta per gli studenti della Cattolica e per i visitatori del Museo della Scienza e della Tecnica, sant’Agostino è quella a cui scendere per andare al cinema Orfeo. Ma i luoghi a cui fanno riferimento entrambe sono naturalmente le chiese dedicate ai rispettivi santi.
La Basilica di Sant’Ambrogio, in particolare, è un’opera architettonica che tutti possono trovare affascinante. Tra le più antiche chiese di Milano, presenta ancora resti dell’antica basilica paleocristiana, conserva in maniera impeccabile il portico antistante e custodisce il prezioso paliotto di Vuolvino a copertura dell’altare. I campanili asimmetrici, testimoni della disputa monaci-canonici, i chiostri dalle splendide colonne e ovviamente il sacello di San Vittore in ciel d’oro, dove è conservata anche la raffigurazione più antica del santo: tutto rende il luogo assolutamente meritevole di una visita.
Milano è fortemente legata alla figura di Ambrogio, tanto che il rito cristiano si differenzia un po’ rispetto a quello romano celebrato nel resto d’Italia, prendendo il nome di rito ambrosiano.
Questo si differenzia per la liturgia, che fu appunto modificata da Sant’Ambrogio, il quale introdusse canti e inni legati alla cultura liturgica orientale. Altra differenza è la durata della Quaresima, che nel rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri, mentre nel rito ambrosiano l’inizio del tempo quaresimale è posticipato alla domenica dopo.
Sant’Ambrogio ha lasciato il segno, nella cultura e nella storia della città, è ancora oggi parte del nostro quando e del nostro dove. Anche l’Ambrogino d’oro, che ogni anno premia i cittadini che si sono distinti per opere di vario genere, porta il suo nome.