Del: 9 Gennaio 2023 Di: Simone Santini Commenti: 0
Covid 23? Le notizie in arrivo dalla Cina

Siamo entrati ormai nel terzo anno in cui, a nominare il virus SARS-COV2, tutto il mondo sa di cosa si parla. E non può fare a meno di provare paura.

Tuttavia, rispetto agli anni precedenti, la pandemia sembra aver perso mordente. Secondo i dati divulgati dal Ministero della Salute e dall’Iss, a inizio gennaio i nuovi casi erano al +11,4%, i decessi al +9,8%. Con occupazione dei reparti di terapia intensiva stabilmente occupati al 3,2% e con un indice RT a 0,83 sotto la soglia epidemica. Le stesse impellenze politiche hanno rapidamente cambiato volto, passando dalla gestione di una pandemia al confrontarsi con una guerra sul suolo europeo e con i suoi figli naturali: un’ondata di rifugiati e lo spettro una crisi energetica.

Tuttavia, il Covid ha saputo tornare prepotentemente sotto i riflettori, per la paura di una possibile recrudescenza pandemica dovuta alle notizie che arrivano dalla Cina.

O meglio, che non arrivano. Perché il governo della Repubblica Popolare ha operato scelte quantomeno discutibili nella gestione della pandemia nell’ultimo periodo, che fanno temere tempi non rosei in arrivo.

Dopo aver applicato con durezza la politica “zero Covid” per contenere la diffusione di SARS-COV2, da dicembre 2022 le misure emergenziali cinesi (tracciamento via app, lockdown generalizzati, rigide quarantene, restrizioni di viaggio) sono un ricordo del passato. Questo forse anche a causa delle proteste esplose nel Paese contro le pratiche preventive intransigenti.

Manifestazioni in molti casi rapidamente represse ma comunque sintomo di un malessere non ignorabile da parte del Partito Comunista. Ciò è avvenuto in un momento in cui l’epidemia di Covid era tutt’altro che terminata nel Paese asiatico, provocando forte pressione sulle strutture sanitarie, a Beijing come altrove e imponendo a Shanghai il ritorno alla didattica a distanza.

In questo contesto, la Cina ha deciso di porre un bavaglio molto stringente alle notizie relative all’andamento della pandemia nei propri territori.

Inoltre, il metodo di conteggio delle vittime di Covid è stato modificato contro il parere dell’OMS, in modo tale da risultare in numeri irrealisticamente bassi. A dicembre, solo 13 morti per Covid sono in questo modo stati riportati in tutta la Repubblica Popolare.

Tutto va nella direzione di mostrare al mondo e ai propri cittadini un Paese forte e in perfetto controllo della situazione. Ma la Cina potrebbe ritornare alla vita normale più debole di quanto ci si aspetti. Stando alle stime ufficiali, oltre il 90% della popolazione cinese ha concluso il ciclo vaccinale. Ma i vaccini impiegati contro SARS-COV2 in Cina si sono rivelati in genere meno efficaci di quelli esteri basati su mRNA, attualmente in uso in occidente. La protezione da loro offerta contro la imperante variante Omicron è dubbia secondo molti esperti.

Ma per il governo cinese ammettere la necessità di ricorrere ad un vaccino straniero su vasta scala risulta inammissibile.

Inoltre, a novembre 2022 solo il 40% degli over-80 cinesi aveva completato il ciclo vaccinale con la prevista dose booster. Anche per quanto riguarda la condivisione di dati pandemici fondamentali per orchestrare una risposta globale contro il Covid (come ospedalizzazioni, ingressi in terapia intensiva, morti) è calato da parte cinese un silenzio pericoloso.

L’OMS stessa, di norma molto restia ad esporsi contro un particolare Paese, ha recentemente chiesto alla Cina di condividere più dati, e il suo direttore, Tedros Ghebreyesus, ha esternato profonda preoccupazione per i risvolti sanitari della linea politica adottata dal governo cinese. La paura principale per gli altri Paesi è che la Cina, dopo l’allentamento delle misure anti-Covid, si trasformi in un incubatore di nuove varianti da 1,4 miliardi di persone. Al momento, su quanto questa paura sia un rischio effettivo, non c’è assoluto consenso. Anzi, secondo scienziati come il virologo tedesco Thomas Mertens, la fase pandemica di SARS-COV2 è ormai terminata (Corriere della Sera, 5/1/2023).

È anche molto difficile credere che, dopo l’acquisizione di vaccini efficaci e ormai un biennio di studi, si possa ritornare nel 2023 al punto di partenza riguardo al virus.

Tuttavia, l’emergere di nuove varianti potenzialmente imprevedibili è un pericolo che non si può mai completamente escludere. Cosa che le politiche governative di qualsiasi Paese dovrebbero cercare di scongiurare il più possibile, non aggiungendo incertezza all’incertezza.

Può darsi che la classe dirigente cinese, autoritaria ma in molti campi anche estremamente efficiente, saprà evitare che i peggiori scenari si concretizzino. Tuttavia, deve essere chiaro alla Cina che non si può risolvere un’emergenza sanitaria chiudendo selettivamente i canali di comunicazione, nella speranza di evitare domande e scandali. In un mondo profondamente globalizzato ed interconnesso, un simile atteggiamento non può portare a nulla di buono, né per la Cina, né per tutti noi.

Simone Santini
Nato nel 1999 e studente di Biotecnologia, scrivo racconti per entusiasmare e articoli quando la scienza è il racconto più entusiasmante.

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