Del: 12 Gennaio 2023 Di: Giulia Scolari Commenti: 0
Da rileggere per la prima volta. Dalla parte delle bambine

La notte di Natale si è spenta Elena Gianini Belotti, una delle più importanti figure del femminismo italiano degli anni Settanta. Tra i tanti volumi che provengono dalla sua penna, il più importante è sicuramente Dalla parte delle bambine, pubblicato per la prima volta nel 1973. 

Si tratta di un saggio sociologico e pedagogico che racconta per la prima volta esplicitamente come le differenze di genere vengano insegnate a bambini e bambine fin dai primi giorni di vita. L’autrice ha scelto di trattare questo argomento perché in prima persona si è accorta di notevoli differenze nell’educazione dei bambini che l’hanno portata a soffrire per la sua condizione di donna. 

Basta leggere un qualunque manuale di psicologia di allora per rendersi conto di quanto un saggio del genere fosse rivoluzionario. 

Nonostante le teorie dell’apprendimento fossero già in voga, nelle scuole si continuava ad insegnare soprattutto Freud. Lo spazio dedicato alle differenze di genere nei manuali di pedagogia liquidava Bandura, Mischel e Sears in poche righe, presentandoli soprattutto come un’alternativa al padre della psicanalisi o ai cognitivisti. La concezione di genere e la sua matrice sociale, neanche a dirlo, non veniva minimamente presa in considerazione. 

Già nel 1973, la pedagogista Gianini Belotti scriveva: 

Si parla ancora dell’invidia del pene. […] C’è molto da discutere se “l’invidia del pene” sia, come sostiene la psicanalisi, un elemento della psicologia femminile che ha radici nelle differenze anatomiche tra i due sessi o non abbia invece radici sociali. Insomma, le bambine invidiano i maschi perché quelli possiedono il pene o li invidiano perché, essendo possessori del pene, godono di innumerevoli privilegi che loro non hanno? 

Il libro mostra uno studio completo su come tutta la vita delle donne da prima ancora che nascessero sia socialmente condizionata. È Gianini Belotti che per la prima volta lo scrive su carta. 

La prima parte, dedicata alla figlia ancora non nata, inizia dal linguaggio: 

l’autrice analizza i modi di dire associati alla gravidanza, gli auguri che vengono fatti alle donne e le credenze ad essa legate. Se oggi siamo abituati a discutere di una matrice sociale del linguaggio che influenza le nostre percezioni e i nostri comportamenti e contribuisce attivamente a sovvertire o supportare un sistema, basta dare una breve lettura ad un manuale di quegli anni per rendersi conto che al linguaggio è dedicato uno spazio misero e superficiale. 

Il rapporto tra bambino e linguaggio è descritto solo in termini «pratici», non vi è alcun riferimento al potere del linguaggio come agente sociale se non nei manuali di base che stanno molto attenti a sottolineare quando certi concetti sono troppo «filosofici». Partire con un’analisi del linguaggio – tra attori sociali altri rispetto alle bambine – è insieme dunque rivoluzionario ed illuminante

Dopo di che, l’analisi si sposta sull’educazione che viene data alle bambine in casa (da genitori e parenti) e a scuola. 

Qui Gianini Belotti racconta e analizza le osservazioni che ha potuto fare in prima persona presso il Centro Nascita Montessori di Roma (che ha diretto dal 1960 al 1980). 

In questa ricerca etnografica a tutti gli effetti, Gianini Belotti dimostra che bambini e bambine hanno gli stessi impulsi. Se in una prima fase essi possono fare gli stessi giochi, sporcarsi allo stesso modo, difendersi con la stessa forza, a partire già dai 3 anni per le femmine si comincia ad avere pretese diverse. La loro aggressività viene levigata, vengono instradate verso diversi tipi di giochi, vengono educate alla pazienza e alla cosiddetta femminilità. L’educazione alle differenze di genere viene fatta anche con i bambini, che vengono direzionati verso giochi di lotte tra nemici e che vengono lodati quanto più si mostrano ribelli ed energici

La ricerca dell’autrice continua fino alle scuole medie analizzando non più solo i giochi, ma anche il rapporto con la creatività, l’indipendenza, la letteratura. Accanto alla voce autorevole ed esperta della pedagogista, il libro riporta tantissimi racconti di genitori e insegnanti che offrono scorci di vita esplicativi e funzionali alle analisi che seguiranno. 

Al tempo della pubblicazione, né l’autrice né la casa editrice (Feltrinelli) si aspettavano che il libro potesse avere successo. 

Fortunatamente, si sbagliavano: ancora oggi viene ripubblicato e ha permesso al femminismo italiano di iniziare a discutere dei temi delle differenze di genere in maniera eccellente, come da allora non ha mai smesso di fare. Dalla parte delle bambine è da considerarsi un classico manifesto del femminismo italiano degli anni Settanta, ma anche e soprattutto un manuale di sociologia e pedagogia imprescindibile per chiunque voglia formare ed educare con consapevolezza. 

Non è una lettura facile, nonostante le sue poche pagine: i termini utilizzati dall’autrice sono più vicini a quelli di un testo scolastico che non di un romanzo e i temi trattati non sono sempre facili da comprendere né si apprendono a cuor leggero. «A nessuno piace scoprire di essere considerati individui di seconda categoria» – scrive sempre l’autrice – ed infatti questo manuale è da considerarsi d’obbligo per chi già abbia basi di sociologia e/o pedagogia e che sia già entrato in contatto con il pensiero femminista. Molti passaggi potrebbero risultare non solo di difficile comprensione, ma anche estremi e si potrebbe ottenere un effetto non sperato. 

Leggendo il libro ci si trova davanti a un’Italia che per molti versi è cambiata: 

le possibilità delle donne di oggi sono molte di più rispetto a quelle di allora e tante azioni allora proibite sono oggi molto più tollerate. Nonostante ciò, rimane un libro attuale e questo deve far pensare: ecco perché nel 2014 Loredana Lipperini ne riprese il titolo pubblicando Ancora dalla parte delle bambine, un saggio che riprende quello di Gianini Belotti e lo adatta alla modernità. 

Rimasta combattiva per le cause in cui ha sempre creduto fino agli ultimi anni, l’autrice ha avuto modo di confrontare le bambine di ieri e le bambine di oggi concludendo che c’è ancora bisogno di stare dalla loro parte. Attaccate ora non solo dalla cultura patriarcale, ma soprattutto dalla subdola cultura dell’immagine e del corpo che presenta come emancipazione la cara e vecchia oppressione Dalla parte delle bambine è insomma uno dei testi più importanti non solo per il femminismo, ma per la formazione. Se oggi le vite delle bambine sono migliori e si comincia a parlare di temi così importanti anche in contesti non accademici, è grazie a studiose e compagne come Gianini Belotti. A lei che ci ha da poco lasciati va un pensiero speciale e il sempre vivo ringraziamento per aver saputo dire, quando ancora era proibito: «Sputiamo su Freud!».

Giulia Scolari
Scienziata delle merendine, chi ha detto che la matematica non è un’opinione non mi ha mai conosciuta. Scrivo di quello che mi piace perché resti così e di quello che odio sperando che cambi.

Commenta