Notre Dame de Paris ha chiuso i festeggiamenti del ventennale al Mediolanum Forum, dove nel 2001 debuttò la versione francese, andando in scena dal 5 all’8 gennaio 2023. Con la firma di Riccardo Cocciante, l’opera è l’adattamento del romanzo di Victor Hugo realizzata da Luc Plamondon e Pasquale Panella, con Gilles Maheu alla regia, coreografie e movimenti di scena ideati da Martino Müller, costumi di Fred Sathal e scene di Christian Ratz.
Il tour è iniziato il 3 marzo 2022 da Milano proseguendo poi ad Ancona, Jesolo (VE), Firenze, Roma, Reggio Calabria, Lugano, Genova, Codroipo (UD), Lanciano, Ferrara, San Pancrazio Salentino, Pula (CA), Palermo, Torre del Lago (LU), Verona, Napoli, Bari, Catania, Eboli, Casalecchio di Reno (BO), Torino, Trieste e concludendosi l’8 gennaio 2023 a Milano.
Notre Dame de Paris è un successo mondiale: debuttò nella sua versione originale francese il 16 settembre 1998, al Palais des Congrès di Parigi con un trionfo immediato e quattro anni dopo David Zard produceva la versione italiana con l’adattamento di Pasquale Panella. Il 14 marzo 2002, al Gran Teatro di Roma, costruito per l’occasione, si teneva la prima di quella che sarebbe diventata l’opera dei record, applaudita da milioni di spettatori. Sul palco del Mediolanum di Milano troviamo l’intero cast originale del tour, tra cui possiamo nominare Lola Ponce (Esmeralda), Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo) e Graziano Galatone (Febo).
Ma di cosa parla questo grande musical?
Ci troviamo a Parigi nel 1482 quando la città è invasa da un gruppo di stranieri clandestini, contro cui l’arcidiacono Frollo scatena Febo, capitano delle guardie, che resta incantato dalla bellezza di Esmeralda, una giovane rapita da bambina e cresciuta dai romanì, che colpisce in realtà anche lo stesso Frollo. Il prete si accorge di perdere il suo autocontrollo emotivo di fronte alla ragazza, quindi chiede a Quasimodo, il campanaro preso in giro per la sua bruttezza fisica, di rapirla: il tentativo fallisce e si innamorerà anche lui di Esmeralda, con la differenza che egli sarà l’unico ad amarne le fragilità e non solo la bellezza corporea.
Esmeralda in realtà è unita in matrimonio con il poeta Gringoire, ma è innamorata di Febo: insegue così continuamente un amore che non potrà mai essere davvero ricambiato e nel frattempo Frollo proverà a usare la forza pur di averla con sé, mentre Quasimodo non si dà pace per l’ingiustizia divina che lo ha reso gobbo e meno interessante di Febo. Sarà proprio questo personaggio, infatti, a ingannare Esmeralda condannandola all’impiccagione: Quasimodo la seguirà lasciandosi morire di fianco a lei, dopo avere ucciso Frollo.
Il racconto dell’amore impossibile di Quasimodo di Victor Hugo è ormai un kolossal che emoziona il pubblico del teatro italiano da vent’anni, con un musical che invoglia a riascoltare ogni canzone appena finita l’esecuzione e con la presenza sul palcoscenico di ballerini e acrobati davvero unici, i cui movimenti descrivono l’azione riallacciandoci con la filosofia principale di ogni singola canzone.
Le tematiche affrontate nell’opera sono molteplici e complesse, primo tra tutti spicca il tema dell’amore:
tutti i protagonisti sono infatti innamorati, ma i loro sentimenti sono diversi. Infatti, da una parte troviamo Febo e Frollo, che sono animati da un desiderio di possesso egoistico, dall’altra abbiamo Esmeralda e Quasimodo nel cui cuore trova posto un amore puro.
Questi due personaggi ci portano anche all’altro tema, ovvero l’esclusione del diverso: Esmeralda è una romanì che si mantiene danzando e cantando per le strade di Parigi, rimanendo estranea al clima di violenza in cui vivono i suoi compagni, ma nel momento di difficoltà e bisogno la ragazza viene scacciata dalla stessa folla che aveva ammirato il suo canto e la sua danza. Non ha importanza se la giovane ha sempre vissuto onestamente della sua arte: è una romanì, una «diversa» e come tale va trattata.
Quasimodo invece è un giovane dall’infelice aspetto fisico che ha sempre vissuto all’interno di Notre Dame occupandosi delle campane, luogo visto dal protagonista come rifugio dal crudele mondo esterno. Nessuno è intenzionato a guardare al di là della deforme apparenza esteriore: egli è un mostro all’esterno, quindi deve esserlo necessariamente anche all’interno. L’unica che scoprirà cosa si nasconde davvero nell’animo di Quasimodo sarà proprio Esmeralda che riuscirà a mettere a nudo la gentilezza e la nobiltà d’animo del campanaro.
Quindi per quanto siano belle le coreografie, bravi tutti gli attori, gli acrobati e i ballerini, vi è una grande morale alla base di Notre dame de Paris:
siamo tutti attratti da ciò che è apparentemente più bello e che ci potrebbe fare stare meglio, contemporaneamente abbiamo paura dell’ignoto e del diverso (infatti ha paura Esmeralda di Quasimodo e ha paura Frollo dei romanì). Superando ogni orgoglio però si possono abbattere tutte le barriere permettendo di aprire il cuore a chi ci ama veramente.
L’opera di Cocciante ha avuto il merito di far riscoprire un classico della letteratura mondiale trasportandolo oltre l’adattamento cinematografico (la filmografia di Notre Dame de Paris è infatti ricca di esempi) e approdando a teatro sotto una nuova veste. Possiamo però dire che il maggior risultato di Notre Dame de Paris è di aver portato il musical allo stesso livello degli altri generi teatrali, infatti prima di questo grande lavoro il musical era da molti considerato una forma di teatro inferiore rispetto all’opera, al balletto, alle commedie e alle tragedie.
Solo con Notre Dame de Paris si dimostra che la letteratura classica si può ben sposare con un genere moderno con il passaggio dalla prosa ai versi di un brano musicale, quindi si rivoluziona il concetto di musical fino ad abbattere qualsivoglia tipo di barriera tra chi è posto sopra e chi al di sotto del palco.