Perla nera, O Rei o più semplicemente Pelé sono solo alcuni dei soprannomi di Edson Arantes do Nascimento, da molti considerato il miglior calciatore di sempre. Il paragone inevitabile è sempre stato con Diego Armando Maradona, El Pibe de Oro, con il quale Pelé condivide il titolo di “miglior calciatore del secolo”, assegnato dalla Fifa nel 2000.
La sua carriera nel mondo del calcio inizia nel 1956 quando entra nel Santos, debuttando come professionista il 7 settembre dello stesso anno. A soli 16 anni, nel luglio del 1957, viene reclutato per giocare nella nazionale del Brasile. All’epoca il paese non godeva ancora del primato né in Sud America né tanto meno a livello internazionale. È proprio con la Coppa del Mondo del 1958 che il Brasile porta a casa la sua prima vittoria, battendo la Svezia 5-2. A farsi notare è proprio Pelé che, ancora diciassettenne, sigla uno dei gol più belli di sempre al 55’ minuto di gioco. I verdeoro vincono anche nel 1962 in Cile e poi nel 1970 in Messico, battendo in finale l’Italia. Per altro, il ’70 è l’anno che segna l’ultima apparizione di Pelé tra i titolari della nazionale brasiliana, considerata da molti esperti la più forte di tutti i tempi.
Le testimonianze della grandezza di Pelé sia sul campo che fuori sono tante. Basti pensare che in occasione di un’amichevole disputata a Lagos nel 1967, le fazioni combattenti nella guerra civile nigeriana siglarono una tregua di due giorni che avrebbe permesso a tutti di seguire la partita a cui avrebbe preso parte anche O Rei. Iconica la sua rovesciata, immortalata per sempre durante le riprese del film Fuga per la vittoria, del 1981. Si dice che la scena sia stata girata una sola volta.
I suoi record lo rendono un mito difficilmente raggiungibile. È infatti l’unico calciatore ad aver vinto tre edizioni dei Mondiali ed è ancora il miglior capocannoniere che la sua nazionale abbia mai avuto (anche se Neymar potrebbe spodestarlo in futuro). Inoltre, la Fifa gli ha riconosciuto 1281 gol segnati in più di vent’anni di carriera: ad oggi Pelé è il solo ad aver mai raggiunto questa cifra.
Nel 1961 il governo brasiliano lo dichiarò “tesoro nazionale”, per evitare che venisse reclutato dai numerosi club europei che avevano messo gli occhi su di lui. Nel 2011 è diventato ufficialmente parte del Patrimonio storico-sportivo dell’umanità.
Dopo il ritiro nel 1977, anziché scegliere il naturale sbocco di allenatore, Pelé si dedica alla filantropia (diventando anche ambasciatore dell’UNICEF) e a numerosi incarichi istituzionali per l’Onu, la Fifa e il Brasile, del quale è stato ministro straordinario per lo sport. Alla morte di Maradona, pubblica il suo personale commiato su Twitter. Ora più che mai, a quasi un mese dalla scomparsa dello stesso Pelé, sembra che quel tweet potrebbe diventare realtà: «Ho perso un caro amico e il mondo ha perso una leggenda. Sicuramente un giorno giocheremo a calcio insieme in cielo».