Del: 23 Febbraio 2023 Di: Alessandro Genta Commenti: 0
Amministrazione e ambiente. Intervista a Matteo Marnati

La questione ambientale e le relative politiche, all’interno di una problematica di risonanza mondiale, non possono prescindere dall’attenzione verso i territori più vicini, con i quali la Lombardia condivide fondamentali spazi in questo momento in difficoltà (in particolare il Lago Maggiore e l’arco alpino). Diverse sono le iniziative e i progetti delle Amministrazioni aventi come fine la riduzione dei danni ambientali, anche attraverso disposizioni comuni e rapporti istituzionali (l’Accordo delle Regioni del Bacino Padano firmato nel 2017, la Commissione Ambiente della Conferenza Stato-Regioni, il Tavolo Territorio e Ambiente della Regio Insubrica).

Un’analisi dell’attuale situazione ambientale, inoltre, deve necessariamente tener conto delle relazioni tra Governo e singole Amministrazioni e Istituzioni, del loro coinvolgimento e collaborazione, dei differenti tempi di attuazione delle direttive e delle modalità di stanziamento dei fondi statali e del PNRR sul territorio. Per questo motivo, abbiamo avuto modo di intervistare Matteo Marnati, Assessore all’Ambiente, Energia, Innovazione e Ricerca nella Giunta piemontese presieduta da Alberto Cirio. A seguito delle recenti emergenze sanitarie e climatiche ha assunto responsabilità istituzionali in materia di Covid-19 e siccità.

L’intervista è stata editata per motivi di brevità e chiarezza.


La transizione ecologica è percepita da molti cittadini, a causa della crescente inflazione, nonché di alcune restrizioni comunali e accordi interregionali, come un processo necessario e inderogabile, ma allo stesso tempo elitario e accessibile solo ai più abbienti. Qual è il suo parere in merito?

La conversione, il passaggio verso un sistema sostenibile, è sicuramente imprescindibile. Bisogna, al contempo, essere consapevoli che in questo momento storico colpisce la fascia della popolazione meno benestante. Tutto ciò che è innovativo, maggiormente tecnologico e privo di un’economia di scala costa necessariamente di più. Compito e dovere di chi governa e amministra è cercare di creare, attraverso bonus e agevolazioni economiche, un piano strutturato che favorisca la transizione, il trasferimento tecnologico, e diminuisca, di conseguenza, la disparità di accesso. Sia per i singoli cittadini, sia per le imprese, le cui capacità di investimento sono fondamentali.

L’Italia è stata, nel 2022, uno dei pochi Paesi all’interno dell’Unione Europea in cui la quota di mercato dei veicoli elettrici ha subito un calo, precisamente dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Quali sono le iniziative del suo assessorato per incrementare le immatricolazioni di mezzi di trasporto meno inquinanti?

Stiamo collaborando, di concerto con le altre Regioni dell’Accordo del Bacino Padano [Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, N.d.R.], per unificare misure e obiettivi. Regione Piemonte, nello specifico, ha indetto un bando, ancora aperto, per la sostituzione dei veicoli intestati alle imprese. Le agevolazioni economiche sono corrisposte in base alla motorizzazione scelta e quindi alle minori emissioni nell’ambiente: coloro i quali, ad esempio, opteranno per un’automobile o furgone da lavoro completamente elettrici riceveranno un contributo maggiore.

I fondi per questo progetto sono regionali o sono stati stanziati dal Governo?

Il Governo, al fine di perseguire gli obiettivi dell’Accordo del Bacino Padano, ha stanziato dei fondi, come in questo caso, per una migliore efficienza e minor livello di inquinamento dei mezzi in circolazione. Sono in realtà cifre esigue rispetto alle vere necessità. Da un calcolo effettuato nell’ambito del PNRR dalle Regioni dell’Accordo con l’ex Ministro Cingolani, è emerso che servirebbero oltre due miliardi per un piano strutturato. Solamente la sostituzione del parco auto privato in Piemonte, datato, costerebbe in questo momento un miliardo.

Quantificando in denaro: qual è il contributo economico che arriva direttamente da Roma?

Circa 32 milioni, nell’arco di cinque anni. Cerchiamo di sfruttarli nel migliore dei modi ma sono, ripeto, veramente pochi complessivamente.

La percezione generale, soprattutto al Nord, è che ogni singola Amministrazione (Comune, Provincia, Città Metropolitana e Regione) possa limitare con regole e ordinanze diverse, talvolta contradditorie, la circolazione dei veicoli, creando anche problemi e confusione tra residenti a pochi chilometri di distanza. È necessario un piano più condiviso?

In quanto Regione facente parte dell’Accordo ci confrontiamo spesso con le altre Amministrazioni firmatarie per allineare le misure da adottare in maniera più concorde possibile. L’autorità massima sul territorio in materia resta comunque, da Costituzione, sempre il Comune. Le Regioni svolgono certamente un ruolo, ma da coordinatrici. Le ordinanze dei sindaci devono essere quindi in linea e rispettose delle direttive regionali e statali. Possono però imporre divieti e limitazioni più stringenti rispetto alla normativa generale.

È il caso delle limitazioni del Comune di Milano, già in atto da ottobre, riguardanti le motorizzazioni diesel Euro 5?

Esatto. A Milano, nello specifico, sono state anticipate delle regole già previste dall’Accordo. Le altre città incluse nel piano dovranno, nel prossimo periodo, applicare le restrizioni nei tempi concordati. Anche il Comune di Torino, nella precedente Giunta guidata da Appendino, ha approvato limitazioni più rigide rispetto a quelle regionali. Un ruolo fondamentale dei singoli Comuni è inoltre quello del monitoraggio, inclusa la reale verifica e il controllo dei mezzi circolanti sul territorio rispetto alle normative ambientali. Riguardo a questo compito, i Comuni devono sicuramente migliorare.

A seguito della delibera del Consiglio dei Ministri, il Piemonte, insieme alla Lombardia, il Friuli-Venezia-Giulia, il Veneto e all’Emilia-Romagna, è stato dichiarato in stato di emergenza causa crisi idrica sino alla fine del 2022. Quali sono le aree più colpite?

I territori che hanno subito le conseguenze peggiori in Piemonte sono le province di Cuneo e del Verbano-Cusio-Ossola, principalmente le zone montane. Ed è qui che siamo intervenuti con maggior urgenza, anche con un primissimo contributo stanziato dal Governo pari a circa 7 milioni, ad esempio attraverso la società Acqua Novara.VCO. I problemi provocati dalla siccità, già di per sé ingenti, sono stati estremizzati da un’assenza totale nel tempo di investimenti in opere essenziali.

Si riferisce a qualche opera in particolare?

Per importanza, anche storica, al Canale Cavour. Per oltre quarant’anni, considerata l’abbondanza di acqua disponibile, non sono stati programmati interventi di miglioramento e di riduzione delle perdite idriche. Con l’attuale situazione di grave siccità, ne paghiamo ora le conseguenze. Un progetto interessante, nato dalla collaborazione con il Politecnico di Milano, è in via di valutazione.

Senza discostarci dall’acqua e dalle sue potenzialità in materia di energia: qual è l’attuale situazione del settore idroelettrico in una Regione con una forte presenza di corsi e montagne?

In Piemonte l’idroelettrico è per distacco la prima fonte di energia rinnovabile: per quanto concerne il consumo di elettricità copre oltre il 60%. Da poco Regione Piemonte è entrata in possesso degli impianti e può direttamente assegnare le concessioni. In questo momento stiamo lavorando per rinnovare le dodici concessioni scadute. Attraverso questo sistema si avranno delle ricadute importanti sugli investimenti dei concessionari, che saranno più propensi a innovare e, come effetto, si assisterà a un aumento del rendimento dell’impianto e a una diminuzione dal fabbisogno di acqua necessaria per la produzione.

A dicembre ha incontrato, a Roma, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin. Quali sono state le principali tematiche dell’incontro?

Il motivo primario dell’incontro è stata la volontà delle Regioni di migliorare il rapporto istituzionale e il confronto proprio con il Ministero dell’Ambiente: sia con Costa che con Cingolani abbiamo notato la tendenza del Governo a imporre politicamente e tecnicamente delle decisioni senza coinvolgere le Regioni. La Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza Stato-Regioni, all’unanimità, ha bocciato più volte le iniziative del Governo, in quanto non condivise. Dobbiamo evitare relazioni conflittuali e remare tutti nella stessa direzione: la collaborazione con le Regioni, ma anche con gli altri Enti locali, è inevitabile e necessaria. Si sta già vedendo nella gestione sul territorio delle risorse del PNRR.

Il segretario federale del suo partito si è schierato, soprattutto nel periodo precedente alle ultime elezioni politiche, a favore del nucleare, proponendo anche una centrale nel quartiere Baggio di Milano. Qual è la posizione di Regione Piemonte? Sottoscriverebbe le parole di Matteo Salvini per una centrale a Torino?

Il Piemonte è in questo momento, sul territorio nazionale, la Regione che conosce di più il nucleare, detenendo la maggior parte dei rifiuti radioattivi. Come assessorato siamo favorevoli al nucleare di quarta generazione. Un piano di sostituzione delle fonti fossili non può non comprendere il nucleare: le fonti di energia rinnovabili attualmente non coprono la produzione e il fabbisogno necessario. La sensibilità rispetto alla Lombardia è diversa: qui varie centrali sono ancora in via di dismissione, come quella di Trino, e sono presenti numerosi depositi di scorie, in primo luogo a Saluggia. È un fattore da tenere in considerazione.

Nel ruolo di Assessore e membro della Regio Insubrica è a contatto con diverse associazioni, enti e imprese private e pubbliche. Ci vuole segnalare un progetto o un’iniziativa degni di nota nel settore ambientale?

Tra le tante che stanno nascendo e innovando nel settore, rilevante è l’A.D. Compound di Galliate, vicino a Novara. Certificata tra le prime aziende per sostenibilità in Italia, si occupa di produzione, riciclo e quindi riutilizzo di materiale di scarto industriale. Con questa azienda è in procinto una sperimentazione, con il fine di diffondere sul territorio un’innovazione imprenditoriale e di ricerca utile per la sostenibilità ambientale e l’economia circolare.

Si è prefissato un obiettivo da raggiungere entro la fine del mandato?

Mi piacerebbe che il Piemonte diventasse ancor più centrale e punto di riferimento a livello nazionale nella produzione di idrogeno. È stato indetto da pochi giorni un bando, rivolto alle imprese, per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse. Finanziato anche dal PNRR, è gestito dalla Regione, che creerà la filiera per le aziende.

L’ultima domanda è più politica. All’interno del Consiglio Regionale della Lombardia si è assistito, da alcune settimane, a una piccola scissione del Comitato Nord, ala bossiana e maggiormente federalista del partito. Prevede un assestamento o un allargamento in questa direzione anche in Piemonte e nell’elezione dei segretari?

Siamo molto compatti. La Lega piemontese, al suo interno, non è uguale a quella lombarda. Se ci sono delle problematiche ne discutiamo e troviamo un equilibrio. In questo momento escludo scissioni o divisioni come in Lombardia. Riguardo ai segretari, l’elezione di Massimo Giordano è stata supportata in provincia di Novara in maniera ampia e coesa. Rimane forte il sostegno, reciproco, al segretario piemontese Riccardo Molinari.

Alessandro Genta
Studente di Storia presso l’Università degli Studi di Milano. Vivo tra le due sponde del Ticino, mi interesso di dinamiche istituzionali e cambiamenti sociali.

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