Del: 17 Febbraio 2023 Di: Elisa Basilico Commenti: 0
Leoncavallo, muri abbattuti per un progetto edilizio

Sono iniziati ieri i controversi lavori di demolizione che interessano i murales di fronte allo Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo, noto centro sociale in zona Greco.

L’area compresa tra via Watteau, via Lucini e via De Marchi si è sempre distinta come luogo di cultura, definito da opere di street art realizzate da artisti famosi quali Nais, Nemo, ViperHaze, 2501 e Volkswriterz. Gli storici graffiti, che risalgono finanche al 1994, stanno però venendo gradualmente abbattuti per far posto a un complesso immobiliare privato: Theorema Building. Così denominato per essere “la sintesi perfetta tra anima milanese e stile contemporaneo”, l’edificio residenziale ormai già in costruzione su iniziativa del Gruppo DiPierri è pensato “tenendo conto delle emergenti esigenze di abitabilità delle città del futuro […] con ambienti dall’estetica raffinata” e un giardino condominiale che va a sostituire il verde pubblico. 


In un comunicato pubblicato sui social, il centro riporta le proprie storiche frustrazioni in merito al processo di gentrificazione attraversato dal quartiere in questi ultimi anni; si parla, cioè, d’un cambiamento progressivo indirizzato verso una generale privatizzazione, con aumento degli standard qualitativi ma anche dei prezzi di affitti e servizi.

La riqualificazione urbana di Milano raramente presta attenzione alle esigenze delle comunità originarie: “continuano a demolire i nostri colori per fare spazio all’ennesimo palazzo per l’élite” afferma il più recente post Instagram del Leoncavallo “per vivere bene bisogna solo spendere”.

Il tema era già emerso nell’autunno del 2021, quando l’assessore regionale alla sicurezza Riccardo De Corato aveva sostenuto l’ennesimo tentativo di sfratto e demolizione: “Non solo occupano abusivamente da 27 anni l’ex cartiera, ma adesso vogliono anche decidere sui muri e palazzi dell’intero quartiere sui quali hanno realizzato, sempre abusivamente, innumerevoli graffiti” così aveva riferito al Corriere di Milano. Anche allora il centro aveva ribattuto schierandosi contro una Milano che “nel suo sviluppo da città “cosmopolita” distrugge e dimentica la sua storia, la resetta per iniziare altre narrazioni costruite sul marketing: le vittime non sono solo i muri ma anche chi crede entusiasta alle sue promesse, ai consumatori  d’immagini”.

Al di là dei conflitti in materia edilizia, si è sempre discusso sulla natura della street art presente in zona Greco e in Martesana, fra chi la considera come un’opera d’arte da tutelare e chi invece non la ritiene una legittima forma artistica. Secondo un articolo di Olga Molinari, pubblicato su Milano Post sempre nell’autunno 2021, non si vuole accettare che “il muro di un edificio diroccato e scarabocchiato con le bombolette a casaccio venga demolito. Evidentemente quel muro esprimeva un’arte comprensibile solo ai privilegiati antagonisti che da trent’anni […] vantano non solo il diritto acquisito di presenza, ma anche il diritto di un paesaggio decadente (un rudere) graffittato ad hoc”.

esempio di un graffito famoso del Leoncavallo

Le pareti dell’area che delimita il centro sono però da tempo considerate come una risorsa e una forma d’arricchimento artistico che, se ulteriormente incoraggiato ed indirizzato, potrebbe sostituirsi al graffitismo illegale o al vandalismo; gli stessi artisti attuano una distinzione tra coloro che creano graffiti come mezzo creativo e coloro che invece imbrattano muri con scritte prive di senso. La pratica del writing, della scrittura murale, possiede infatti un forte valore espressivo e come tale anche una dignità storica, per quanto non tradizionale.

La questione dei graffiti demoliti porta così in luce la complessa questione di cosa merita d’essere considerato non solo un’arte figurativa, ma un’espressione sociale e comunitaria: “Questa città parla di cultura solo per opportunismo – aggiunge il comunicato rilasciato dal Leoncavallo – la street art è comoda quando gentrifica ma è scomoda per costruire”.

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