A poche ore di distanza dall’ennesima strage – avvenuta la mattina del 26 febbraio al largo di Steccato di Cutro, non distante da Crotone, dove un’imbarcazione salpata dalle coste turche e con a bordo tra le 180 e le 250 persone si è spezzata a causa delle pessime condizioni metereologiche – sta circolando sui social una petizione cui Open Arms ha dato vita a inizio febbraio per chiedere l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul Mediterraneo, al fine di fare luce sulle responsabilità delle istituzioni italiane ed europee di fronte alle morti che continuano a verificarsi al largo delle nostre coste.
Le Commissioni parlamentari d’inchiesta sono disciplinate dall’articolo 82 della Costituzione italiana e possono essere istituite attraverso una legge apposita se disposte congiuntamente da Camera e Senato, oppure attraverso una risoluzione della singola camera interessata. Si occupano di svolgere indagini e ricerche su materie di pubblico interesse con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria: il loro compito, dunque, è quello di raccogliere le notizie e i dati necessari per l’esercizio delle funzioni delle Camere, con l’importante caratteristica della pubblicità dei lavori e delle risultanze conclusive.
Una richiesta che appare più che necessaria, considerato che non è mai stata istituita una Commissione d’inchiesta su questo tema e soprattutto se si considera che, fondatamente, molti ritengono che una tragedia come quella di domenica avrebbe potuto essere evitata e sia comunque frutto delle politiche scellerate messe in atto dall’Unione Europea e dall’Italia, a partire dallo smantellamento dell’operazione Mare Nostrum sino ad arrivare al Decreto Piantedosi, che ha limitato considerevolmente l’operatività delle navi umanitarie nel Mediterraneo.
L’imbarcazione poi naufragata a Crotone, infatti, era già stata avvistata il giorno precedente da un aereo di Frontex, l’agenzia dell’Unione Europea che si occupa di pattugliamento delle frontiere,
ma le operazioni di salvataggio da parte della Guardia costiera e della Guardia di finanza non si sono da subito attivate in quanto, secondo quanto riportato dal Viminale, sarebbe stato impossibile raggiungere in sicurezza l’imbarcazione a causa del mare grosso.
Un’affermazione che al medico-soccorritore Orlando Amodeo, ospite di Giletti a Non è l’Arena, non è sembrata credibile: «Penso che oggi si sia voluta la tragedia […] Se io so che c’è una nave in difficoltà, e lo so da ieri, allora le vado incontro. Perché non è stato fatto? – ha denunciato Amodeo, ricordando di aver operato dei salvataggi anche in condizioni di mare peggiori – Qualche anno fa con un barchino siamo scesi con un mare forza 7-8, in sei uomini, e abbiamo salvato 147 persone».
A questo punto, durante la trasmissione un’agenzia ha riferito una nota con cui il Viminale manifestava l’intenzione di sottoporre all’Avvocatura dello Stato “le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti in occasione della trasmissione Non è l’Arena”.
Una nota che fa dubitare dell’effettiva esistenza di quella libertà tanto decantata dal governo Meloni al momento del suo insediamento, se si pensa che fa seguito, peraltro, all’affermazione di voler sostituire i vertici RAI dopo l’ultima edizione del Festival di Sanremo, nonché alla minaccia di provvedimenti nei confronti della preside del liceo Michelangiolo di Firenze, colpevole di aver scritto una lettera di condanna nei confronti della violenza manifestata dai componenti di Azione Studentesca e nei confronti di ogni forma di fascismo.