Ogni due mesi, il giorno 27, 5 serie TV per tutti i gusti: The Sofa Chronicles è la rubrica dove recensiamo le novità più popolari del momento, consigliandovi quali valga la pena guardare comodamente sul divano e quali no.
The Last of Us, Stagione 1, HBO, Sky Atlantic (Craig Mazin, Neil Druckmann) – recensione di Luca Pacchiarini
Tratta dall’omonimo videogioco di successo di Naughty Dog, The Last of Us è la nuova serie prodotta dalla HBO e racconta di un viaggio di un uomo rassegnato e una bambina in un mondo devastato. Un fungo, realmente esistente nel nostro mondo, si è evoluto riuscendo a infettare esseri umani controllandogli mente e corpo, rendendo aggressivo e violento chiunque venga contagiato. Non c’è cura o vaccino e l’umanità si isola, gli stati crollano e insorgono nuove minacce. Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) si incontrano, una speranza e un risarcimento li spingono ad andare e viaggiare, sempre verso ovest, senza ben sapere dove e scoprendosi sempre di più, imparando anche a conoscere un mondo sfaccettato di pericoli.
Una serie decisamente ben fatta, di alta qualità e professionalità, con episodi, come il quinto, con picchi notevoli. Tuttavia, risulta poco coraggiosa, o meglio poco incisiva, il già sentito è un sentimento che ancora e ancora si ripresenta, riuscendo con difficoltà a uscire dalle istanze del genere, cosa che curiosamente il videogioco riusciva benissimo a fare (diventando forse una delle migliori opere audiovisive sugli zombi mai fatte). Probabilmente questi difetti verranno percepiti molto meno da chi è neofita dell’argomento trattato. Va anche citata la ripresa dal videogioco, infatti poche sono le sorprese per chi conosce l’opera originale, anzi molto spesso vi sono scene girate uguali frame per frame, ciononostante il fan del gioco può allietarsi interessandosi a come, nella sceneggiatura e nella regia, siano riusciti a rendere filmiche sequenze memorabili di gameplay e bossfight.
Emily in Paris, Stagione 3, Netflix (Darren Star) – recensione di Matilde Elisa Sala e Giulia Scolari
Restare a Parigi o tornare a Chicago? Seguire Sylvie e i suoi colleghi francesi, Luc e Julien, o restare fedele alla sua mentore Madeline? Dopo una serie di disastri e delusioni, Emily (Lily Collins) non sa che fare. La soluzione migliore sembra quindi, ça va sans dire, tenere il piede in due scarpe. Ma a camminare con due calzature diverse, prima o poi si inciampa…
La terza stagione di Emily in Paris continua sulla stessa linea delle prime due. Tuttavia, il pubblico, in maniera più o meno unanime, è rimasto abbastanza deluso: puntate più piatte, meno divertenti, comportamenti decisamente discutibili e a tratti imbarazzanti. È stato fatto notare come persino alcuni dei personaggi più amati, come l’amica Mindy, sono stati resi quasi antipatici. Stravolta completamente la storyline di Camille, che riserverà l’unica sorpresa degna di nota – quella finale. Nonostante tutto però la serie si guarda tutta d’un fiato, sempre molto piacevole, con la giusta dose di trash. Emily in Paris è la tipica serie che può attirare delle critiche ma che, comunque, continueremo a guardare. Proprio per questo non vediamo l’ora arrivi la prossima stagione, anche perché, diciamocelo, a vedere la vita di Emily, le nostre figuracce non sono nulla di che!
You, Stagione 4 Parte Prima, Netflix (Greg Berlanti, Sera Gamble) – recensione di Matilde Elisa Sala
Alla fine della terza stagione, la vita di Joe Goldberg (Penn Badgley) è destinata ad affrontare l’ennesimo cambiamento. Deciso a inseguire il suo ennesimo interesse amoroso, si ritroverà a Londra nei panni del professor Jonathan Moore. Vorrebbe voltare pagina, ricominciare e ricostruire la sua vita. Peccato che, questa volta, sia diventato proprio lui l’oggetto delle ossessioni di qualcuno. Temendo che questa misteriosa persona possa ricattarlo e rivelare la sua vera identità, cerca di indagare per capire chi sia.
Rispetto alle stagioni precedenti, fin troppo ripetitive, piene di scene esplicite assolutamente inutili ed eccessive, questa quarta stagione fa ben sperare. La storia è molto più accattivante, carica di mistero e di nuovi personaggi interessanti. Il cliffhanger che chiude la prima parte, composta da quattro episodi, lascia in sospeso molte domande e fa pensare anche a qualche ritorno inaspettato… aspettiamo ora il 9 marzo per gli ultimi episodi.
La vita bugiarda degli adulti, Stagione 1, Netflix (Edoardo De Angelis) – recensione di Giulia Scolari
Tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, la miniserie targata Netflix segue gli ultimi momenti di beata innocenza di Giovanna (interpretata da una magnifica Giordana Marengo), che grazie all’incontro con la zia Vittoria (Valeria Golino) scopre piano piano la complessità e la debolezza nelle vite dei genitori. L’adolescenza è poi quel periodo in cui si impara a fare i conti coi castelli di carte che si credevano essere le proprie vite e Ferrante è maestra nel racconto della vita come forse nessuna mai prima.
La serie non tralascia nessun dettaglio importante e rappresenta fedelmente quasi tutti gli avvenimenti ed i personaggi più importanti. Marengo spicca per la recitazione, seppur giovanissima tiene testa a grandi nome quali Valeria Golino e Alessandro Preziosi. Le donne di Ferrante sono donne che prendono vita anche quando fatte di parole, incarnarle dev’essere una fatica di Ercole, ecco perché forse non tutte in questa serie hanno fatto sognare. Una visione che lascia, come promette il romanzo, l’amaro in bocca e gli occhi lucidi. È impossibile non consigliarla, ma sicuramente bisogna approcciarvisi con cura.
Ginny & Georgia, Stagione 2, Netflix (Sarah Lampert) – recensione di Matilde Elisa Sala
Dopo la scoperta di tutti i segreti della madre, Ginny (Antonia Gentry) e il fratellino Austin (Diesel La Torraca) scappano. Georgia (Brianne Howey) farà di tutto per riportarli a casa. Tornati a Wellsbury ognuno dei componenti della famiglia Miller dovrà fare i conti con situazioni inaspettate. Oltre alla presenza di alcuni cliché, come il gruppo delle amiche di Ginny, tipiche adolescenti capricciose e, francamente, insopportabili, nella seconda stagione di Ginny & Georgia emergono tante altre tematiche importanti, come ansia, depressione, autolesionismo, abusi e razzismo.
Georgia, madre amatissima dal pubblico, personaggio centrale della prima stagione, lascia ora spazio anche alla psicologia di Ginny, analizzata molto più in profondità. Altrettanto approfonditi sono i legami familiari, fulcro di tutti gli episodi: rapporto madre-figlia, fratello e sorella, padri e patrigni. Nonostante non sia uno dei migliori prodotti creati da Netflix, la serie risulta comunque godibilissima e a tratti toccante, in grado di fornire molti spunti di riflessione, sia positivi che critici.