Lunedì 27 febbraio la Statale di Milano ha ospitato, presso la sede di via Festa del Perdono, la prima tappa del tour Il voto non è scontato, organizzato da Will Media, University Network, The Good Lobby, Rete voto sano da lontano e Comitato Io voto fuori sede.
L’obiettivo è quello di dare voce ai circa 5 milioni di cittadini italiani fuori sede – per motivi lavorativi, di studio ma anche per ragioni sanitarie – che ad ogni tornata elettorale, sia essa amministrativa, regionale o legislativa, si vedono negato uno dei diritti fondamentali entro un Paese democratico: il diritto di esprimersi, di scegliere i propri rappresentanti politici, senza che ad imporre una rinuncia al voto siano oneri economici ed ostacoli fisici e logistici che la politica avrebbe dovuto impegnarsi ad abbattere già da tempo.
Perché oggi, anno 2023, l’Italia è tra i pochi Paesi membri dell’UE, insieme a Malta e Cipro, a non aver ancora concesso ai cittadini fuori sede la possibilità di esprimere il proprio voto dove vivono, senza dover rientrare nel comune di residenza.
La ragione? Gli «ostacoli insormontabili» che impedirebbero l’elaborazione di una apposita legge. Ma se gli italiani residenti all’estero hanno la possibilità di esprimere il proprio voto per posta, quali sarebbero questi ostacoli che impediscono l’adozione di un sistema analogo per consentire il voto a chi viva lontano dal proprio comune di residenza ma pur sempre entro i confini nazionali?
E se nel resto dei Paesi UE le soluzioni adottate sono molteplici – dal voto per posta al voto per delega, fino a quello espresso online anche tramite app – che cosa impedisce all’Italia di seguire l’esempio?
Ad agosto 2022, appena un mese prima delle elezioni legislative del 25 settembre, ben 5 proposte di legge in merito al voto fuori sede erano state depositate presso la commissione Affari costituzionali della Camera, la più datata delle quali, risalente al marzo 2019, aveva come prima firmataria Marianna Madia, deputata del PD, ed era in esame presso la Camera prima della caduta del governo Draghi. Caduta che ha interrotto quell’esaminazione, sancendo per l’ennesima volta una discriminazione dei cittadini fuori sede alle elezioni, peraltro limitate ad una sola giornata di voto.
Ripartita proprio in settembre 2022 la campagna Io voto fuori sede e avanzate nuove proposte di legge da parte dei partiti dell’opposizione, appare tuttavia evidente che l’iter legislativo necessita di una decisiva accelerazione.
E la pressione deve giungere proprio dalla società civile – come ha sottolineato il portavoce di The Good Lobby, fondata a Bruxelles nel 2015 con l’esplicito obiettivo di favorire l’inserimento della cittadinanza nei processi decisionali – , dalle voci che ormai da tempo chiedono una risposta e che si guardi finalmente alla realtà ed alle necessità di un significativo settore della popolazione e dell’elettorato, prettamente giovanile.
Proprio per questo si è dunque deciso di organizzare il tour Il voto non è scontato, prima tappa Milano, città che ospita un vero e proprio record di cittadini fuori sede, con l’arrivo di circa 20mila studenti e lavoratori ogni anno. Durante l’incontro, tenutosi dalle 16.30 nella sala Crociera Alta di Studi Umanistici, si è scelto di dare spazio all’esperienza e all’opinione dei singoli, chiamati ad un confronto libero e aperto sul tema proprio sulla base della convinzione che la mobilitazione debba giungere dal basso, da tutti noi.
Gli studenti fuori sede presenti hanno accettato di prendere parola e condividere le proprie storie, enucleando così nel corso del dibattito alcune questioni cruciali: dall’astensionismo involontario ai costi eccessivi per effettuare gli spostamenti – non risolti dalle tariffe ferroviarie agevolate offerte lo scorso settembre, a causa del numero insufficiente di biglietti scontati resi disponibili e della spesa comunque ingente (anche più di 50 euro tra andata e ritorno). Per non parlare delle insufficienze infrastrutturali che affliggono soprattutto il Sud Italia (la mappa del trasporto veloce si ferma infatti all’altezza di Napoli).
Tutto conduce insomma all’esclusione di fatto dal voto dei membri di un’intera generazione, già non sufficientemente rappresentata e in minoranza rispetto ai cittadini di fasce d’età superiori.
Sorge così la domanda: è una precisa volontà politica quella di ignorare la fascia giovanile e precaria della popolazione italiana, ostacolarne la libera e agevole espressione mediante voto? O è proprio la mancata rappresentanza a motivare l’assenza di risposte e soprattutto di riconoscimento delle sue necessità, della sua realtà quotidiana? O ancora dobbiamo addurre questi fallimenti all’inerzia della politica?
Ad ogni modo, più che di semplici fallimenti si tratta della violazione di un preciso principio costituzionale, che dovrebbe essere aggiornato ai nuovi tempi, all’elevatissima mobilità costantemente richiesta e spesso pretesa, inevitabile, come sottolineato in un intervento: non sempre lo spostamento è una scelta, anzi. Le insoddisfacenti offerte di lavoro, soprattutto al Sud, impongono l’abbandono sofferto della propria terra d’origine, della propria famiglia, con la speranza di poter rientrare prima o poi. Ed oltre al danno la beffa: le proibitive condizioni che impediscono a molti di tornare per un voto caro quanto necessario in vista dei progetti futuri.
Si apre poi un altro tema: per quale circoscrizione dovrebbero poter votare le persone fuori sede?
Per la propria circoscrizione di residenza o per la circoscrizione in cui conducono vita, studi, lavoro? Quella dei cui servizi usufruiscono quotidianamente o quella in cui sono nati, cresciuti, dove magari vorrebbero rientrare? Una risposta non c’è: le esperienze dei singoli si differenziano così come i loro pareri. Tra i partecipanti al dibattito alcuni vorrebbero poter differenziare il proprio voto, ad esempio esprimendosi alle legislative per la circoscrizione di residenza e alle amministrative o Regionali per quella in cui vivono; altri sottolineano invece il proprio stretto legame con il comune o la Regione di nascita e dunque la volontà di votare sempre per la circoscrizione di residenza.
Proprio la varietà delle opinioni ci conduce alla conclusione che, allo scopo di trovare una soluzione che non può più farsi attendere, la politica dovrebbe aprirsi all’ascolto di queste voci, le uniche a poter spiegare pienamente le proprie difficoltà e le proprie esigenze concrete, e collaborare costruttivamente con loro.
L’evento si è concluso con la redazione da parte di ogni partecipante di un proprio messaggio, diretto alla classe dirigente ed a tutti i partiti che dovrebbero rappresentarci, inserito poi in un’apposita urna. I membri di The Good Lobby, Will Media, University Network, Rete voto sano da lontano e Comitato io voto fuori sede si recheranno ora al Politecnico di Torino (1 marzo), all’Università degli Studi di Firenze (6 marzo), all’Alma Mater di Bologna (8 marzo) per giungere infine a Roma, in data 16 marzo, presso piazza Santi Apostoli: qui porteranno tutti i messaggi raccolti.