Sono circa 100 mila. Li vediamo tutti i giorni: tra le corsie del supermercato, in banca, ai tornelli dello stadio prima della partita, all’interno di musei e centri commerciali. Ma non solo. Sono presenti anche in aree e attività maggiormente sensibili, talvolta addetti a funzioni di pubblica utilità negli aeroporti, oppure all’ingresso dei tribunali. Quelli appena elencati sono solo alcuni dei luoghi in cui esercitano la professione i lavoratori e le lavoratrici dipendenti a cui viene applicato il CCNL Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari
Le loro mansioni e il relativo trattamento economico-retributivo, nonché alcune disposizioni e rapporti all’interno dell’azienda, differiscono tra le due sezioni in cui è ripartito il CCNL
la prima, la Vigilanza Privata, include i ruoli armati, in particolare le guardie giurate, la vigilanza ispettiva e antirapina, il trasporto e la scorta di valori. Con Servizi Fiduciari si intendono, invece, le attività inerenti al controllo degli accessi e alla regolazione del flusso di persone, alla reception e ai centralini telefonici, alla custodia e sorveglianza di siti e immobili. Il CCNL attualmente in vigore è stato stipulato nel 2013, in seguito alla trattativa tra i datori di lavoro, attraverso le rispettive associazioni di categoria (Legacoop, Agci, Assvigilanza, Assiv, Anvip, Federlavoro, Univ, Confcooperative) e i sindacati (dalle federazioni di settore di Cisl e Cgil, in rappresentanza dei lavoratori). Insomma: un normale e ordinario (quindi, combattuto) rapporto di contrattazione tra le parti, concluso con un accordo. Fino a qui la situazione non rivela, e nemmeno può far intuire, le attuali pesanti criticità economiche, sociali e di natura giuridica scaturite negli ultimi anni, alle quali nessuno sembra dare oggi una soluzione strutturata.
La crescente inflazione ha eroso i salari reali di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici.
L’impatto è stato però subito con maggior violenza dai percettori e percettrici di un basso salario. Nel grafico si possono notare le retribuzioni lorde mensili di alcuni CCNL, riferite all’ultimo livello tabellare (con impegno full-time). È riscontrabile, come prevedibile, un generale stato di inadeguatezza delle buste paga rispetto al costo della vita. Seppur alcuni CCNL siano stati recentemente rinnovati (o siano stati elargiti dei sostegni nell’attesa di un accordo), i prezzi dei beni e dei servizi sono aumentati con una velocità e intensità superiori. Ad esempio, i salari degli addetti del Commercio (applicato a oltre il 17% dei lavoratori) e dell’Industria Alimentare (con un minimo lordo di 1602,64€ da gennaio 2023) sono stati nell’ultimo periodo oggetto di miglioramento, ma non in egual misura rispetto ai rincari.
Un problema saliente per i lavoratori della Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari
Il recente rapporto dell’International Labour Organization stima, in Italia, una decrescita del 12% dei salari reali dal 2008 al 2022. Questo dato percentuale è ancor più elevato e visibile riferendosi agli operai e impiegati della Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari. Il contratto collettivo, di cui prima si è accennato, è scaduto nel 2015, e l’ultima revisione salariale risale a marzo 2016. Da allora i prezzi sono aumentati: quelli al consumo, solo l’anno passato, sono cresciuti dell’8,1% rispetto al 2021 (gli energetici del 50,9%), eppure gli stipendi sono rimasti immutati. La gravità della situazione si è acutizzata con il passare del tempo, in quanto i cambiamenti nell’ultimo ventennio si sono dimostrati minimi. Nel 2003 un addetto alla vigilanza poteva contare su un conglobato di 929,48€ e nel 2008 di 1015,19€. Nel 2023, a seguito degli aumenti risalenti a marzo 2016, la retribuzione tabellare garantita all’ultimo livello corrisponde a €1072,34. Per i lavoratori e le lavoratrici della sezione Servizi Fiduciari le condizioni economiche sono peggiori: 817,14€ lordi come compenso delle prestazioni lavorative di un mese, a tempo pieno. Calcolata su base oraria, la ridotta retribuzione risalta maggiormente: 6,20€ per la Vigilanza Privata e 4,72€ per i Servizi Fiduciari.
Nell’ambito di una valutazione generale sono necessariamente da prendere in considerazione ulteriori elementi.
Il primo: l’assenza della quattordicesima mensilità nella sezione Servizi Fiduciari. Il secondo aspetto riguarda la grande quota di lavoratori inquadrati nei livelli più bassi previsti dal CCNL Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari. Nel grafico sono riportati gli stipendi riferiti all’ultimo livello di alcuni CCNL. Per molti di questi si tratta però di un passaggio provvisorio o poco utilizzato: dopo sei mesi di attività nella stessa azienda o gruppo, ad esempio, l’Industria Alimentare prevede il passaggio automatico dal sesto al quinto livello, con conseguente miglioramento del cedolino.
Discorso analogo per il Commercio
Un dipendente, anche non specializzato (come un cassiere neoassunto presso un supermercato), sarà con molta probabilità inserito direttamente al quinto livello (di sette esistenti). Le possibilità di avanzamento sono più complicate e graduali all’interno della Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari. Per i primi due anni di servizio effettivo le guardie giurate rimangono all’ultimo livello (il sesto) e il successivo passaggio (al quarto livello) avviene dopo quattro anni. Lo stipendio rimane però pressoché inalterato: si arriva a circa 1270€ lordi. Anche i ruoli e le mansioni che richiedono maggiori capacità gestionali (e responsabilità) sono poco valorizzati economicamente: a un coordinatore di almeno 100 guardie è riconosciuto uno stipendio inferiore a 1700€, sempre lordi. Infine la terza considerazione, che può risultare quasi banale e scontata: l’attuale sistema pensionistico, in vigore dal 1996, determina l’assegno sulla base dei contributi versati nel corso dell’intera carriera lavorativa. I dipendenti di questo CCNL sono quindi, giocoforza, condannati a percepire anche una pensione inferiore rispetto ai lavoratori di altri settori e aree professionali.
Il problema dei lavoratori e lavoratrici in stato di povertà è ormai consolidato, ma continua a crescere
Oltre il 13% dei dipendenti rientra in questa categoria economica (e sempre più sociale). Attraverso il sito istituzionale dell’Istat è possibile calcolare, al variare di diversi fattori, la soglia della povertà assoluta. Lo stesso Istituto definisce una famiglia come assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o superiore a tale valore monetario. Le differenze sono notevoli e riflettono le aree geografiche prese in considerazione, nonché l’anno e il numero di componenti. Nel 2006, a Palermo, due genitori con un neonato sarebbero rientrati sotto questa soglia se avessero percepito meno di 841,94€. A Torino, nello stesso anno, circa 1100€. Nel 2021, sempre nel capoluogo piemontese, la cifra risulta superiore ai 1330€. Mediante questi numeri si esamina con maggior praticità quel deprezzamento dei salari reali stimato dall’ILO, prima citato. Lo stipendio di un dipendente dei Servizi Fiduciari (a tempo pieno) è spesso minore alla soglia della povertà.
A Milano deve potersi garantire una cifra superiore a 852,83€. Ne guadagna, all’ultimo livello, circa 817€ lordi. Troppo pochi per affittare un bilocale, assolutamente insufficienti per programmare un futuro stabile. Nella principale città lombarda il costo nel 2022 di un affitto di una stanza singola si aggira attorno ai 620€ (+20% rispetto al 2021). Un significativo aumento è stato constatato anche a Roma (+9,3%) e Bologna (+16,7%). Il rapporto 2022 della Caritas registra come il 23,6% degli assistiti e assistite siano persone lavoratrici. I dati e le ricerche pubblicate dall’Istat certificano il problema: nel 2021 circa il 7% delle famiglie si trovava in povertà assoluta (9,4% quelle tra i 18 e 34 anni). In riferimento ai cittadini stranieri (molto presenti nei Servizi Fiduciari) la percentuale sale, superando il 32%.
Marzo 2023: i principali sindacati italiani per numero di iscritti (Cgil e Cisl) chiedono, attraverso una class-action, la disapplicazione delle tabelle retributive del CCNL, in primo luogo dei Servizi Fiduciari.
Contro l’iniziativa si pone invece Usb, che imputa agli altri sindacati la responsabilità di averlo sottoscritto nel 2013. In comune, al di là dei rapporti fra le associazioni di categoria, vi è la volontà di procedere con tutti i mezzi disponibili, compresi quelli giudiziali, al cambiamento di questa situazione, ormai ritenuta intollerabile. Diverse sentenze hanno recentemente messo in discussione la costituzionalità stessa delle retribuzioni del CCNL, sezione Servizi Fiduciari: in particolare, negli ultimi mesi, quelle emesse dalla Corte d’Appello di Milano. La motivazione fondamentale sulla quale si basano le decisioni risiede nell’incompatibilità tra lo stipendio del lavoratore e l’art. 36della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Meno di 5€ all’ora lordi non possono per i giudici rispettare un diritto individuale cardine della Costituzione. Legata ad una di queste sentenze è la condanna nei confronti di Atm e il sub appaltatore Ivri: il giudice ha imposto di alzare lo stipendio di un dipendente, a cui erano riconosciuti circa 950€, per un mese di lavoro esclusivamente in orari notturni. Sono pubbliche, oltre alle decisioni dei magistrati, anche le capacità economiche di Sicuritalia, prima azienda italiana del settore vigilanza e diventata secondo player a livello europeo, in seguito all’acquisizione della belga Maat Security. Attualmente conta più di 17mila dipendenti e un fatturato che supera i 700 milioni. Le proteste si stanno moltiplicando in tutto il Paese: dalla Sicilia sino a Milano, città nella quale sono scesi in piazza (supportati da SI Cobas) molti addetti alla vigilanza di origine africana, operanti come bodyguard nelle boutique del lusso del Quadrilatero.
Negli ultimi anni sono state proposte (non solo all’interno delle aule parlamentari) diverse soluzioni e miglioramenti aventi come oggetto la revisione degli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici.
Nello specifico, prendendo in considerazione il panorama politico corrente, sembrano sempre più contrapposte due posizioni risolutive, sostenute rispettivamente dalle forze di maggioranza e opposizione: l’abbassamento progressivo del cuneo fiscale (superiore al 45%, minore però di Francia e Germania) o l’applicazione, anche in Italia, del salario minimo (la cui cifra differisce tra i vari partiti e trova, in molti casi, la contrarietà di diversi sindacati). Approvata lo scorso autunno, la Direttiva dell’Unione Europea ha definito in maniera chiara la linea e l’obiettivo da perseguire dagli Stati membri: il salario deve essere adeguato e “sempre garantire uno stile di vita dignitoso”. Piena libertà rispetto alla modalità di raggiungimento: tramite contrattazione collettiva, oppure con salario minimo stabilito per legge. Rimane una domanda: considerata la precisione a livello quantitativo della soglia di povertà, è possibile applicare con altrettanta precisione i principi sanciti dall’art.36?