
Da qualche tempo, nel vasto mondo editoriale, si aggira una nuova figura professionale: il suo nome è sensitivity reader ed è una forma aggiornata del cosiddetto ”lettore”.
Quest’ultimo (da non intendere nell’accezione più generica del termine) si prodiga nel fornire, previa lettura, pareri di ordine generale sui manoscritti presi in considerazione dalle case editrici per un’eventuale pubblicazione.
Analogamente il sensitivity reader legge i testi forniti dagli editori, ma il motivo per cui lo fa è differente da quello del ”lettore”; il suo obiettivo è scovare espressioni che potrebbero risultare offensive, perché poco plausibili, inaccurate o frutto di stereotipi, nei riguardi di qualsivoglia cultura, comunità o minoranza.
Le polemiche, naturalmente, non si sono fatte attendere: i sensitivity readers sono stati perlopiù accusati di frenare la creatività propria degli autori e addirittura di attuare una forma di censura sui libri.
Ma c’è anche chi ha cambiato idea al riguardo; è accaduto allo scrittore scozzese Irvine Welsh (autore di Trainspotting) che, dopo l’iniziale disappunto, ha iniziato ad apprezzare il lavoro dei sensitivity rearders.

Il cambiamento di opinione è avvenuto a seguito della stesura del suo thriller, I lunghi coltelli; data la presenza di personaggi trans nella storia, l’autore ha collaborato con un sensitivity reader, che è una persona transgender. L’intervento di quest’ultima è servito a individuare eventuali scorrettezze relative alla vita delle persone trans, che Welsh poteva non conoscere in maniera approfondita ed esatta.
«La mia esperienza è stata molto positiva» racconta Welsh, «Il lettore mi è stato di sostegno in quello che stavo cercando di fare; equilibrato, ha meditato su ciò che mi ha detto ed è stato chiarificatore. Il libro è venuto molto meglio di conseguenza».
La scelta di un ”lettore” trans da parte di Welsh mette ben in luce un aspetto importante: spesso le persone chiamate ad analizzare i manoscritti appartengono alla comunità o minoranza che viene tratteggiata all’interno della storia narrata. In questo modo il contributo dei sensivity readers risulta essere quanto mai prezioso perché possono fornire suggerimenti puntuali e, come dice Eva Wong Nava (”lettrice” da alcuni anni), un «feedback sull’autenticità».
Articolo di Sarah Hocson