Del: 18 Aprile 2023 Di: Candida Battaglia Commenti: 0
Carri armati da Udine all'Ucraina. Cosa sta succedendo?

Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Italia ha partecipato al sostegno umanitario, economico e militare fornito all’Ucraina dall’Alleanza Atlantica e dall’Unione Europea. Collaborando con i partner europei, Roma ha inviato armi e munizioni a Kiev, sostenendo parallelamente il governo ucraino finanziariamente sia in ambito bilaterale che multilaterale. In questi giorni abbiamo sentito parlare di stupore e inquietudine dei passeggeri che si sono trovati davanti un transito di carri armati in partenza da Udine e diretti verso l’Ucraina. Di cosa si tratta? 

Come ha precisato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani Rainews, si tratterebbe di «semoventi di artiglieria su cingoli» diretti in Ucraina. I mezzi farebbero parte di un pacchetto di aiuti militari deliberato dal governo Draghi e che vengono consegnati questa settimana, una volta giunti in Ucraina dovranno essere revisionati e rimessi in esercizio. 

Gli aiuti: finanziamenti e armi

Ricordiamo che l’Italia sostiene pienamente il percorso europeo dell’Ucraina e ha contribuito attivamente alla concessione dello status di candidato all’UE a Kyiv. Infatti, è pronta ad operare con i suoi partner per rafforzare la resilienza delle infrastrutture ucraine, come dichiarato alla Conferenza di Parigi del 13 dicembre 2022, dove l’Italia si è impegnata con 10 milioni di euro. Dal 24 febbraio scorso, l’Italia ha partecipato immediatamente al sostegno NATO ed europeo alla difesa dell’Ucraina, varando il primo “pacchetto di aiuti” già il 28 febbraio. 

Secondo quanto dichiarato da Christoph Trebesch, il capo del team che compila l’Ucraine Support Tracker «a luglio, i Paesi donatori non hanno avviato quasi nuovi aiuti, ma hanno fornito parte del supporto già impegnato come i sistemi militari». 

Successivamente, nel novembre 2022, l’Italia ha deciso di fornire un contributo finanziario di 500.000 euro all’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR) per sostenere l’opera della Missione di monitoraggio dei diritti umani in Ucraina. Il primo importo (375.000 euro) è già stato trasferito nel dicembre 2022.

L’Italia ha finora approvato 6 consistenti pacchetti di sostegno militare alla difesa dell’Ucraina.

In virtù della situazione assolutamente emergenziale, il primo pacchetto di aiuti si componeva sia di armamenti che di mezzi e strumenti funzionali all’assistenza umanitaria, come tende da campo, kit medici, pasti e tutta la strumentazione necessaria per gestire i milioni di profughi che fin dalle prime ore dell’invasione si riversavano nell’Ucraina occidentale dalle regioni orientali.

L’Italia risulta tra i primi dieci paesi per il sostegno all’Ucraina. In particolare, l’Italia ha fornito crediti all’Ucraina per circa 310 milioni di euro su base bilaterale, mentre gli aiuti umanitari sono stati quantificati per un totale di 40 milioni di euro, cui è necessario aggiungere circa 390 milioni allocati agli aiuti militari. Questi ultimi sono stati finanziati almeno parzialmente dallo European Peace Facility, lo strumento predisposto dall’UE per stimolare un maggiore coordinamento tra le industrie della difesa nazionali e promuovere progetti di sviluppo congiunti tra i diversi attori europei, ora ulteriormente consolidato per sostenere le spese in armamenti derivanti dall’invio di armi in ucraina. 

Quali armi stiamo mandando in Ucraina?  

Il contributo principale è in funzione di uno strumento militare ucraino con una forte componente di “arma base” ossia la fanteria. Equipaggiamenti e armi individuali e di reparto, sistemi controcarro, veicoli da trasporto truppa e combattimento, artiglieria di supporto al combattimento e difesa aerea. 

Gran parte dell’equipaggiamento italiano inviato in Ucraina è composto da strumenti vecchi, non più utilizzati dall’Esercito e di concezione arretrata rispetto alle esigenze dei campi di battaglia ucraini, ma pur sempre efficaci considerando la penuria di mezzi e risorse di cui l’esercito ucraino soffriva all’inizio del conflitto.

Sicuramente il contributo italiano è stato rilevante soprattutto se considerate le risorse complessivamente limitate a disposizione delle Forze Armate italiane, che, come è emerso negli ultimi mesi, mancano, come tutti i paesi europei, di riserve consistenti per far fronte a scenari ad alta intensità.

Quanto più aumenta il contributo statunitense, tanto più rilevanti sono le richieste (e le pressioni) ai Paesi dell’Unione europea. Si potrebbe in definitiva, valutare il contributo italiano in una cifra approssimativa di 800 milioni di euro, di cui 400 milioni di aiuti militari. 

Considerando il contributo statunitense da un lato e i Paesi dell’Unione europea presi singolarmente dall’altro, Washington ha stanziato oltre 45 miliardi di dollari in aiuti militari, compresi equipaggiamenti di pregio come i sistemi missilistici a medio raggio, sistemi radar, sistemi di difesa contraerea, oltre a migliaia di veicoli di differente tipologia. Poi hanno promesso l’invio di carri armati pesanti, gli Abrams. Mentre i singoli paesi europei hanno invece dato un contributo eterogeneo, in alcuni settori poco più che formale, ma nel complesso è un aiuto concreto e utile. Si può valutare in circa 30 miliardi di euro l’aiuto europeo dato a Kiev, dunque in linea con quello statunitense.

Quanto è significativo il nostro apporto rispetto a quello degli altri paesi europei? 

A fronte delle sempre più limitate risorse destinate alla Difesa nel corso degli ultimi 20 anni, il contributo è stato certamente rilevante considerata la penuria di armi ed equipaggiamenti. Il nostro sforzo e contributo è così, sì importante, ma non decisivo. Certo, è coerente con quello della maggior parte degli alleati, ad esclusione dei principali sostenitori – Stati Uniti e Regno Unito – ma inferiore a quello della Germania che, da sola avrebbe fornito aiuti complessivi (dunque umanitari, finanziari e militari) di oltre 5 miliardi di euro, contro gli 800 milioni dell’Italia.

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