Il 5 di ogni mese, 5 libri per tutti i gusti: BookAdvisor è la rubrica dove vi consigliamo ciò che ci è piaciuto di recente, tra novità e qualche riscoperta.
La vita di chi resta, Matteo B. Bianchi (Mondadori) – recensione di Silvia Natoli
È una normalissima giornata d’autunno del 1998, quella in cui Matteo B. Bianchi decide di tornare nella casa in cui per sette anni ha convissuto con il suo ex compagno e, invece di recuperare gli ultimi oggetti e andarsene come da programma, gli capita di vivere uno degli eventi più traumatici della sua intera esistenza.
Non appena apre la porta dell’abitazione, infatti, scopre che S., l’uomo di cui è stato innamorato per quasi una decade, si è tolto la vita. Immediatamente, Bianchi sperimenta sulla sua pelle quanto feroce e crudele possa essere il lutto, quanto esso abbia a che fare con il linguaggio e soprattutto, con le sue limitatezze. La vita di chi resta esce, infatti, dopo venticinque anni dall’accaduto. C’è voluto molto tempo per trovare le parole giuste per rendere onore a questo vissuto e agli intenti che vi sono dietro al progetto editoriale.
L’ultima fatica letteraria di Matteo B. Bianchi è un memoir personalissimo, in primis un racconto di un sopravvissuto per gli altri sopravvissuti. Perché è così che, ad un certo punto, l’autore scopre che quelli come lui, i parenti e i compagni dei suicidi, vengono chiamati. Per loro, ma per tutti veramente, scrive un racconto lucido e doloroso quanto necessario perché, dove allora per lui non sono riusciti ad arrivare psichiatri, psicoterapeuti e sensitivi, forse sarebbe potuto arrivare un libro come questo, sulla vita di chi resta.
Parlami, Francesco Zani (Fazi Editore) – recensione di Nina Fresia
Esordio di Francesco Zani, Parlami è un romanzo dallo stile pulito e scorrevole: la svelta lettura camuffa gli intricati temi trattati dall’autore, il cui impatto è addirittura amplificato dalla semplicità con cui vengono presentati. Attraverso un interessante uso della seconda persona singolare, la storia di Alessandro, detto Gullit, è raccontata dal fratello maggiore: è un bambino particolare, parlare ed aprirsi al mondo gli richiede enorme fatica, anche se ogni tanto riesce a balbettare qualche parola. La narrazione accompagna Gullit nella sua complessa formazione, fatta di piccoli ed impercettibili passi avanti, ma come ancorata ad un’infanzia perenne.
Se da una parte Gullit può contare su un forte, per quanto complicato, legame fraterno, dall’altra deve fare i conti con un padre che non riesce proprio a capirlo e una madre tanto colma d’amore quanto oppressa dall’ambiente che la circonda. La famiglia vive infatti a Cesenatico ed è proprietaria di uno stabilimento balneare: lo sfondo è quindi quello della riviera romagnola degli anni Novanta e Duemila, evocato con una patina di nostalgia.
Della riviera sono raccontate tutte le stagioni: l’estate dinamica e l’inverno più desolato. Specularmente, dei personaggi si conoscono grandi successi e profonde debolezze, come l’ansia, la smania di ricchezza e l’alcolismo. Il contesto e i soggetti che vi si muovono all’interno si alimentano vicendevolmente, sono un tutt’uno impossibile da scindere. Le spiagge del mar Adriatico e una scrittura immediata suggeriscono al lettore di rilassarsi, quasi invitandolo ad immergersi in un ambiente familiare ed accogliente. Ma tale equilibrio ben presto si scontra con un’aspra realtà, facendo capire con forza come mai per Gullit sia così difficile scenderci a patti.
Il grande magazzino dei sogni, Lee Mi-Ye (Mondadori) – recensione di Giulia Scolari
Il grande successo che questo libro ha riscosso in Corea non è arrivato per caso: in un’epoca dove tutto è regolato dalla ricerca del profitto e della produttività, Mi-Ye inventa un mondo dove il più grande mercato è quello dei sogni.
Le ore meno produttive della giornata diventano l’occasione per le persone per prendersi cura di sé o per fare esperienze che nella vita vera non potrebbero mai permettersi, per vivere emozioni intense o scoprire qualcosa di nuovo. I sogni sono veri e propri prodotti, contornati da riunioni intense, bilanci e accordi di vendite, perfino premi per le migliori distribuzioni.
Attraverso la tenera e timida protagonista, Mi-Ye racconta una storia che racchiude in sé una metafora un po’ amara, ma non si può fare a meno di voler bene agli strambi personaggi.
Un libro leggero e di conforto, che sa rappresentare una realtà onirica e rasserenante, ma allo stesso tempo fa riflettere. È adatto ad un pubblico di adulti e ragazzi in grado di cogliere i sottotesti, ma anche ad un pubblico più ingenuo: i divertentissimi cameo di personaggi ben noti fanno sì che non si perda mai il sorriso.
La terra liquida, Raphaela Edelbauer (Rizzoli) – recensione di Giulia Scolari
È appena dopo l’alba quando Ruth riceve una telefonata in cui le viene comunicata la scomparsa di entrambi i genitori in seguito ad un misterioso incidente d’auto. Con l’obiettivo di portare omaggio alla loro memoria prima del funerale, la giovane fisica decide di visitare per la prima volta il paese di origine della sua famiglia: Groß – Einland.
Ricordando le vaghe descrizioni che ne avevano dato i genitori, esce da Vienna in macchina alla ricerca del luogo, ma presto si rende conto che non ci sono indicazioni né mappe e che l’intero borgo sembra non essere ricordato da nessuno.
Nonostante i tentativi del paese di rimanere nell’ombra, la ragazza riesce a scovarlo, ma si ritrova immischiata in una serie di misteri legati al paese e – indissolubilmente – alla sua famiglia. Con l’aiuto di una nonna un po’ sbarellata, di un commerciante eclettico e della famigerata Contessa (senza dubbi il personaggio migliore), Ruth riuscirà a scoprire un segreto con radici fondate nell’epoca più buia della storia dell’umanità. Edelbauer ha esordito con questo libro a 29 anni ed è diventata una delle voci più interessanti della scena letteraria europea.
Book Lovers. Un amore tra i libri, Emily Henry (HarperCollins) – recensione di Matilde Elisa Sala
Nora Stephens, gelida agente letteraria newyorkese, non si allontanerebbe mai dalla sua caotica città, ma se a chiederlo fosse la sua adorata sorella Libby, allora potrebbe fare un’eccezione. Così viene trascinata a Sunshine Falls, piccola cittadina del North Carolina, dove è ambientato il romanzo Una volta nella vita, scritto da un’autrice seguita proprio da Nora. Convinta di godersi la vacanza, si ritrova in un bar niente meno che Charlie Lastra, l’antipatico editor con cui ha avuto spiacevoli incontri di lavoro. Casualità o segno del destino? Riusciranno i due a non competere anche in vacanza e siglare una tacita tregua?
Un romanzo molto divertente e, a tratti, anche commovente. La componente romance è accompagnata da tanti altri temi che fanno pian piano capolino, capitolo dopo capitolo. Attraversando la storia di questi personaggi ci si scontra più volte con il dolore, la volontà di dare il 100% per rendere felici gli altri, la costante paura della perdita, la rinuncia e la voglia di riscattarsi, facendo scelte importanti. Emily Henry ci regala una lettura molto dolce e piacevole, leggera ma corposa al punto giusto, che ci esorta a non aver paura di ciò che ci aspetta alla fine di un capitolo della nostra vita. Giriamo la pagina e vediamo che succede.