Si chiude con il numero record di oltre 215.000 visitatori la trentacinquesima edizione del Salone del Libro di Torino, l’appuntamento più atteso da tutto il mondo dell’editoria.
Istituito nel 1988, per molto tempo si è trattato di un evento sempre sul punto di chiudere. Eppure, nel corso degli ultimi anni, l’affluenza non ha mai smesso di crescere fino a farlo diventare uno degli eventi più importanti per la città di Torino e per l’intera Italia.
Lo scorso anno noi di Vulcano abbiamo avuto occasione di partecipare alla prima edizione post-pandemica dell’evento, a modo suo ancora un’edizione “da record” per il numero di giovani e per l’affluenza nonostante ancora il Covid19 non fosse un ricordo.
Quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di vivere un Salone molto diverso e in più momenti, così da poter raccontare tutte le facce dell’evento.
Come annunciato diversi mesi fa, questo appuntamento con l’editoria è l’ultimo che avviene sotto la direzione di Nicola Lagioia, direttore dal 2017, conduttore radiofonico e autore di La città dei vivi (libro per cui ha ricevuto diversi premi, anche a livello internazionale). Molti attribuiscono proprio a lui la capacità di aver salvato l’evento e difatti la sua dipartita è molto sofferta, ma il prossimo evento sarà diretto da un’altra autrice e giornalista assai promettente – Annalena Benini – che ne ha afferrato il testimone con entusiasmo.
Nonostante l’affluenza già incredibile registrata lo scorso anno, questa volta l’impressione è che lo staff non sia assolutamente preparato e organizzato. Gli autori ospiti – come sempre – sono le punte di diamante della letteratura, non solo italiana, ma mondiale. Il più atteso sicuramente è Emmanuel Carrère, che presenta il suo ultimo libro V13 (poi dichiarato vincitore del Premio Strega Europeo), ma anche esponenti dell’intellighenzia italiana come Saviano e Murgia ovviamente attraggono un pubblico immenso.
I posti disponibili per quasi tutte le sale si aggirano attorno ai 200 (massimo 300) – numeri che ovviamente per nomi del genere sono irrisori. Per cercare di ovviare al problema, nei giorni precedenti gli organizzatori hanno dato la possibilità di prenotare. Le prenotazioni sono state rese disponibili sul sito senza avvisi di alcun tipo, sono apparse in maniera caotica e sono state gestite in maniera altrettanto caotica: durante il festival, infatti, in molti casi anche le persone con la prenotazione sono dovute rimanere fuori perché le sale erano state riempite da persone entrate senza alcun tipo di controllo.
Questa poca organizzazione ha reso il Salone un’esperienza davvero faticosa, soprattutto perché a fare da contorno vi era il meteo angusto e lo spazio completamente invivibile a causa del numero di persone.
Girovagare guardando i banchetti delle case editrici e godersi le nuove organizzazioni dei padiglioni più famosi era pressoché impossibile; arrivare da un punto all’altro per poter partecipare a più panel richiedeva attraversare un traffico di persone spaventoso.
Se l’anno scorso siamo riusciti a raccontare più di tre panel a cui abbiamo partecipato, quest’anno non possiamo fare altro che raccontare delle file interminabili (che, anzi, terminavano con membri dello staff che si scusavano e ci intimavano di andare via perché la sala era piena) e dei salti mortali fatti per cercare di catturare i nostri autori preferiti tra la folla almeno al momento della loro entrata.
Solo nella giornata di sabato si sono concentrate oltre 60.000 persone: un risultato indubbiamente sorprendente e positivo per un evento culturale in Italia, che non può fare a meno di rendere tutti fieri, ma che purtroppo impatta non poco l’esperienza dei singoli partecipanti. Per fortuna, il comune di Torino e gli organizzatori hanno già annunciato, insieme alle date in cui si terrà l’evento nel 2024, anche un probabile cambio di location visto che Lingotto è ormai troppo piccolo.
Nel bel mezzo del delirio della giornata più frequentata, si sarebbe dovuta tenere la presentazione del nuovo libro della ministra Eugenia Roccella, già attiva militante radicale e oggi ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, nota per le proprie posizioni antiabortiste (“L’aborto è un diritto delle donne? Purtroppo sì”). Passando per il padiglione dove doveva avvenire la presentazione, era impossibile non ritrovarsi parte della folla nel momento in cui diverse voci si alzavano per gridare slogan femministi e antifascisti impedendo di fatto alla ministra di svolgere la sua presentazione.
La protesta, mediata per così dire dallo stesso Lagioia, non è stata in alcun modo violenta né pericolosa. Certo, è stata un’ulteriore fonte di disturbo all’interno di quello che già era un contesto caotico e fastidioso, ma era evidente che si trattasse solo di una manifestazione di dissenso completamente legittima.
Il Salone è il cuore pulsante del mondo dell’editoria – e, comprendendo determinate personalità invitate a presentare pubblicazioni o organizzare panel informativi, dell’intero mondo della cultura – italiana: se da una parte è opportuno che sia permesso a tutti di partecipare e di presentare il frutto del proprio lavoro, dall’altra è anche comprensibile che certi personaggi non siano concepiti come fautori di cultura e dunque vengano osteggiati.
Il Salone non si schiera; i lettori sì: in un periodo storico in cui si diventa sempre più consapevoli di aver ottenuto diritti grazie anche alla produzione culturale, chi proprio utilizzando gli stessi mezzi cerca di peggiorare la qualità di vita e portare avanti idee che erano già polverose ai tempi della controcultura non può che risultare un personaggio scomodo, fuori luogo. La polemica riguardo alla democraticità del gesto è da giorni sviscerata in tutti i giornali e Lagioia – mediatore poco convinto – è presentato come santo o peccatore a seconda delle linee editoriali.
Comunque sia, concentrarsi su un polverone del genere rifiutandosi di vedere tutte le cose positive di un evento che è tra quelli di maggiore successo, è scegliere di non fare informazione, ma propaganda.
La protagonista indiscussa – va detto – è Michela Murgia. Giorni prima dell’evento ha annunciato di essere stata colpita dal più grave dei mali e di non voler lottare contro la sua finitezza, ma anzi di starvi andando incontro serenamente. Le sue parole, pubblicate in esclusiva dal Corriere della Sera, hanno fatto riflettere persino le teste più calde e la sua presenza al Salone era una delle più attese.
Con una serie di eventi in programma per diversi giorni, Murgia è riuscita a essere presente al più possibile di essi nonostante i problemi dovuti alle condizioni di salute. Noi abbiamo avuto la fortuna di essere presenti alla registrazione della puntata di Morgana, il celeberrimo podcast che vede la collaborazione sua e di Chiara Tagliaferri, presso l’auditorium.
Dopo aver scherzato sulla grave malattia che colpiva proprio una di loro – la faringite di Tagliaferri – le due autrici hanno raccontato al pubblico nel loro solito modo, caloroso e confortevole perfino nel toccare gli argomenti più crudi, la storia delle madri delle balls newyorkesi degli anni ‘80/’90. Hanno sottolineato la loro intenzione di raccontare narrazioni esperienziali di madri nel corso della prossima stagione del podcast, che è il solo modo per raccontare questo ruolo permettendo a tutti di coglierne le complessità.
Molto più tranquilla, e vivibile, invece la giornata di lunedì, ma purtroppo con qualche riserva: la maggior parte dei panel erano interamente dedicati alle scuole, come quello con Roberto Saviano, e non accessibili a tutto il resto dei visitatori presenti. D’altro canto, però è stato molto più possibile girare tra i vari stand, andando alla scoperta di libri e case editrici.
Nel corso della conferenza stampa di chiusura del Salone, tenutasi proprio lunedì pomeriggio, sono stati comunicati i dati record di quest’edizione:
215.000 visitatori, di cui quelli provenienti dalla Lombardia sono aumentati del 96%, quelli dall’Emilia Romagna del 93%, dalla Liguria del 92%, il 120% di toscani e il 130% di veneti in più rispetto al 2022, mentre dalle isole Sicilia e Sardegna sono arrivati circa 3.000 lettori e lettrici.
Tantissimi sono stati i titoli venduti in ognuno degli stand delle case editrici, sia più affermate, come Mondadori, Giunti e NewtonCompton, che case appena nate come ACCENTO che, al suo primo Salone, ha esaurito tre degli otto titoli presenti.
Anche sui social, in particolar modo Instagram e TikTok, quest’ultimo Official Entertainment Partner del Salone, il Salone è stato l’assoluto protagonista in questi giorni. Tantissime persone hanno deciso di raccontare la loro esperienza su queste piattaforme, anche per chi non è riuscito a partecipare. Grande è stato anche l’entusiasmo per il primo BookClub ufficiale del Salone, che ha visto come protagonista assoluto Attraverso lo specchio di Lewis Carroll, per riprendere il tema di quest’anno.
Insomma, ne è valsa la pena affrontare tutto quel caos per arrivare nei padiglioni, tornando a casa era già chiaro come mai. Nonostante la confusione e nonostante il fastidio, il Salone rimarrà sempre un luogo di conforto per tutti coloro che hanno nella cultura la propria casa e cercano in un buon libro, uno specchio da attraversare per trovare leggerezza o nuovi spunti di riflessione.