Del: 12 Giugno 2023 Di: Redazione Commenti: 0
Da rileggere per la prima volta. Lo diciamo a Liddy?

Siamo pronte a mettere a repentaglio tutte le nostre certezze, il legame che credevamo indistruttibile e invece adesso è minacciato da un segreto di cui riusciamo a parlare solo sussurrando? Il dubbio tormenta Bridie, Heather e Stella. Hanno scoperto un’ombra imperdonabile che grava sul luminoso personaggio di George, promesso sposo della loro sorellina Liddy. Liddy ha “qualcosa di speciale, una capacità innata di prendere tutto come un gioco e rendersi la vita facile. Come un cucciolo.” Chi potrebbe mai avere il coraggio di prenderla da parte e confessarle che l’uomo che lei desidera al suo fianco per sempre forse non è chi dice di essere?

Intorno ad un segreto inconfessabile, di cui il lettore viene a conoscenza fin dalle prime pagine del romanzo, si costruisce una vicenda che permette di esaminare a fondo la psicologia delle quattro sorelle Palmer, diverse l’una dall’altra ma legate fin dall’infanzia da un sentimento che hanno anteposto a tutto il resto.

Le loro voci si sovrappongono in quella che l’autrice ha definito “una commedia agra”, in cui il divertimento cresce di pari passo con l’orrore e il disagio che il lettore prova inserendosi in questo apparentemente idillico quadretto familiare.

L’umorismo inglese di cui ogni pagina è intrisa è l’unico elemento che impedisce di definire il romanzo una vera e propria tragedia greca: partiamo da una situazione di instabilità, e dopo numerose peripezie l’equilibrio precario esplode senza lasciare nessuna apparente possibilità di rimedio.

Tra le sorelle Palmer Bridie è la più solida, un punto fisso, “la regista dei loro incontri” che si impegna affinché nessuna venga lasciata indietro. Eppure, scopre il segreto con imperdonabile ritardo. Con l’ipocrisia che le contraddistingue, Heather e Stella gliel’hanno tenuto nascosto. Heather, spietata donna in carriera che da ambiziosa è diventata semplicemente egocentrica, e Stella, che sa tutto di piatti, detersivi, smacchiatori per le tende, ma non sa guardare in faccia la realtà nemmeno quando è costretta. Entrambe hanno taciuto a Bridie l’atroce verità, ben sapendo che la sorella, assistente sociale e incrollabile protettrice dei propri valori morali, non avrebbe lasciato correre. Nel momento in cui Stella non resiste e confessa a Bridie l’orrido pettegolezzo riguardante George, si innesta un meccanismo fatto di telefonate a tre, discussioni, finte alleanze e grandi pugnalate alle spalle. La domanda è sempre una: lo diciamo a Liddy?

L’autrice mette in scena un brillantissimo gioco di focalizzazioni interne, in particolar modo su Bridie, attraverso il quale il lettore si trova immerso nei dubbi e nei tormenti che agitano i rapporti delle tre sorelle. Glielo dobbiamo dire, sì, ma sarà vero che “ambasciator non porta pena”? La famiglia Palmer vive in un equilibrio tanto sicuro quanto precario, fatto di dinamiche invariate da anni eppure fragili. Cosa succederebbe se decidessimo di uscire dal percorso conosciuto dei nostri rapporti?

La commedia di Anne Fine porta dunque il lettore sempre più al cuore di questa relazione, mostrandoci come l’amore fraterno sia un’arma a doppio taglio.

Le sorelle sono legate da un amore viscerale, sincero ma morboso; la famiglia è un rifugio, ma anche una trappola dalla quale diventa sempre più difficile liberarsi mano a mano che i segreti crescono.

Ebbene sì, glielo diciamo. Non possiamo lasciare che Liddy sposi un mostro che è stato semplicemente abile a camuffarsi. La miccia di questo segreto viene accesa, esplode in tutta la sua potenza riducendo in macerie le certezze di Liddy. E adesso? Liddy, così pura e innocente, dove può cercare le risposte a un fatto così atroce e spiazzante? Naturalmente nei posti sbagliati, nella convinzione che le sorelle stiano mentendo. La devastazione si diffonde a macchia d’olio, le voci si fanno sempre più concitate e non si sovrappongono più, le quattro donne si ritrovano isolate nel proprio tentativo di venire a patti con la verità. L’ipocrisia che regola il loro rapporto si rivela in tutta la sua assurdità, veniamo risucchiati in un susseguirsi di accuse paradossali, in una climax di bugie gridate e verità insabbiate, che culmina in un’irrimediabile situazione frammentata che mai ci saremmo aspettati.

Pagina dopo pagina, Fine toglie l’intonaco dalla facciata della famigliola e ad ogni pezzo emergono non solo i differenti punti di vista rispetto alla situazione esistente, ma anche le ostilità preesistenti. Il clamoroso litigio porta a galla mille altre piccole scaramucce che erano state rinnegate, nascoste in fondo all’anima delle quattro sorelle, accumulate fino a creare la perfetta pira sulla quale ora va a fuoco ogni loro certezza.

Ci si aspetterebbe che Liddy riporti le ustioni più gravi da questo incendio di segreti, ma non è così. L’unico estintore che le sorelle sono state abituate ad usare contro la fiamma della verità è, appunto, il mare di bugie in cui ancora una volta cercano di rifugiarsi per arginare i danni. Pur avendo caratteri diametralmente diversi, le accomuna il dogma che si sono ripetute a vicenda per tutta la vita: la famiglia è tutto, e faremmo qualsiasi cosa per preservarla intatta. È solo Bridie a interrogarsi, e a chiedere alle altre: faremmo davvero qualsiasi cosa? Dov’è il limite oltre il quale non possiamo più dire a noi stesse che va tutto bene?

Il limite non c’è. Dopo il trambusto iniziale che le aveva portate a separarsi, Heather, Stella e Liddy sono disposte a ritrattare tutto, a tornare a recitare la commedia degli allegri pranzi di famiglia nonostante la grave consapevolezza del vero, semplicemente fingendo che non esista. Il lettore si ritrova ad assistere a scene di normalità su cui incombe un’ombra di orrore, si chiede come sia possibile che nessuno voglia smetterla di voltarsi verso il sole ignorando le tenebre.

La risposta a questo interrogativo sta nel personaggio di Bridie, l’unica che continua a urlare la verità. La grida con forza, convinzione e a tratti disperazione nelle orecchie delle sue sorelle, che dal canto loro non fanno altro che mettersi i tappi e isolare la fonte di quel rumore che non vogliono sentire. Bridie è sola con tutto quel frastuono e finisce per assordare solo se stessa. L’emarginazione dal nucleo famigliare, tuttavia, le riserva un’altra sconvolgente sorpresa: c’è tutta una vita fuori dal cognome Palmer. Bridie ha un lavoro, un marito, dei figli, tutte cose di vitale importanza e che per lei invece avevano rappresentato solo delle variabili marginali, delle comparse nella commedia di sole quattro protagoniste che era stata la sua vita e che in parte lei stessa aveva diretto. “Che gioia! Che felicità! Che sollievo enorme e irreversibile! Quanta parte della sua vita, della sua personalità, era stata assorbita dagli altri?

La sua famiglia era stata come un gigantesco albero dai rami che arrivavano rasoterra, alla cui ombra non poteva germogliare nient’altro. Ma ora, al sole, era tutto diverso.” Bridie è finalmente libera di lasciare che le altre si arrangino, non è più lei la “regista” che si deve occupare di mettere in scena un legame in cui non c’è spazio per le verità scomode. Eppure in quanti sono capaci di permettere che qualcosa di cui ci si è presi cura per tutta la vita all’improvviso inizi a gestirsi da solo? È davvero così facile assistere impotenti alla rovina di quello che più si ama? Non lo è. Se in un primo momento recidere la sua parte di radici che nutrivano l’albero famigliare sembrava la scelta più comoda, ora Bridie si ritrova a sanguinare, senza la linfa della pianta da cui è sempre dipesa, volente o nolente. Non ha più la sua casa, che l’ha assorbita per anni e al contempo le ha dato una certezza, e di conseguenza le manca la forza per gestire gli altri aspetti della sua vita.

Può solo guardare la sua famiglia, il suo matrimonio e la carriera sgretolarsi sotto i suoi occhi senza voler veramente rimediare, certa che ormai nulla abbia una vera e propria importanza

La commedia non ha un lieto fine. Aprendo il libro abbiamo incontrato una famiglia unita, abbiamo creduto che nulla potesse distruggere il rapporto delle sorelle Palmer, che sarebbero state in grado di far fronte a questa difficoltà. Chiudiamo il libro conoscendo a fondo quattro donne più complesse del previsto, legate da un sentimento ipocrita e morboso che non avremmo mai intuito. Chi ne esce vincente? Bridie, che ha scelto la verità ed ora è sola nelle tenebre della rabbia e della disperazione, senza più un appiglio a cui aggrapparsi? O le sue sorelle, che hanno preservato tutto ciò che conoscevano a costo di sacrificare l’ultimo brandello di sincerità del loro rapporto?

Non ha vinto nessuno. Si chiude il sipario su una commedia agra, che ci ha fatto ridere e ora ci lascia con l’amaro in bocca e tanta, tanta pena per i protagonisti dietro le quinte.

Articolo di Maria Cattano

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