Le tematiche di carattere economico rientrano senza dubbio nel ventaglio di argomenti spesso difficili da comprendere a fondo per chi non ne ha mai approfondito lo studio. Abbiamo deciso di dare vita a questa rubrica nella quale cercheremo di sviscerare, con il linguaggio più semplice e accessibile possibile, vari temi economici legati all’attualità. A questo link trovate le scorse puntate.
Non è necessario essere grandi lettori di quotidiani per sapere che il 12 giugno Silvio Berlusconi ci ha lasciati, e nemmeno per avere un’idea di quanta polvere abbia nascosto sotto il tappeto nel corso della sua carriera. Amato e odiato dagli italiani, ha per anni diviso il Paese in fazioni e fomentato l’attenzione dei media per la sua intricata attività politica ed imprenditoriale, ancor di più per i suoi pessimi rapporti con il fisco.
In passato Berlusconi è stato oggetto di pesanti critiche dovute alle accuse di corruzione ed evasione fiscale. Il caso più famoso è il processo Mediaset, l’unico che in decenni di contenziosi legali ha portato alla condanna dell’ex Premier. Dopo sei anni in tribunale, nel 2018 è stato dichiarato colpevole di falso in bilancio per centinaia di migliaia di euro in imposte non pagate. Non è un caso che l’ex imprenditore sia stato più volte definito il re dell’evasione fiscale.
Nonostante sia risaputo che Berlusconi è stato spesso un Presidente del Consiglio a dir poco fuori dagli schemi, viene comunque naturale chiedersi come sia possibile che una figura politica così rilevante nella scena politica italiana avesse così poco a cuore le entrate dello Stato.
Berlusconi è stato un esempio lampante di come fu ed è tuttora facile prendersi gioco del fisco italiano. Cosa succede, però, quando non è un solo imprenditore ad evadere le tasse? Quali conseguenze sopportiamo noi tutti come cittadini?
Per poter spiegare la complessa architettura delle false dichiarazioni dei contribuenti, è innanzitutto necessario distinguere l’elusione fiscale dall’evasione.
Una volta definita da J.M. Keynes come «L’unica attività intellettuale che paghi», l’elusione fiscale consiste nel modificare il proprio comportamento in modo da diminuire gli oneri tributari, nel pieno rispetto delle normative. Per esempio, spostare la residenza di un componente della propria famiglia nella seconda casa con l’obiettivo di non pagare l’IMU è un comportamento legale, anche se scorretto.
L’evasione fiscale invece consiste nel mancato pagamento di imposte legalmente dovute allo Stato. Per capirci, smerciare un maglione su Vinted è ok, ma acquistarne in quantità con il preciso scopo di rivenderli online viene considerata evasione, se l’attività di reselling non è dichiarata al fisco. Per quanto sia una pratica molto diffusa in Italia e di cui siamo avanguardisti, l’evasione fiscale non è un comportamento nato recentemente. Ne parlava a suo tempo già Platone, che sosteneva che «Quando si introduce un’imposta sul reddito, l’uomo giusto pagherà di più e quello ingiusto pagherà di meno su un reddito della stessa entità».
Le modalità per evadere il fisco sono davvero tante e in continua evoluzione, ma le più comuni restano queste:
– Registrare le transazioni su due bilanci diversi, uno per le operazioni commerciali effettivamente avvenute e l’altro da sottoporre alle autorità fiscali.
– Lavorare a nero, cioè con pagamento in contanti e senza alcun documento che attesti l’assunzione, l’assicurazione del dipendente o il pagamento dei contributi.
– Il baratto, che prevede un pagamento in natura anziché in contanti, che legalmente dovrebbe essere dichiarato, ma di rado ciò avviene.
– Effettuare un pagamento in contanti, per rendere difficilmente rintracciabili le transazioni.
Il più delle volte la figura dell’evasore fiscale è associata ai miliardari con ricchi capitali da difendere in perfetto stile The Wolf of Wall Street. In realtà si tratta di un fenomeno molto più comune e molto più vicino ad ognuno di noi; basti pensare alla baby-sitter dell’ultimo minuto pagata ad ore, o al bar sotto casa in cui “lo scontrino non serve”.
È sotto gli occhi di tutti che l’evasione fiscale gravi sulle tasche dello Stato, e quindi su quelle di tutti i cittadini, causando di anno in anno la scarsa qualità dei servizi statali e l’aumento del deficit pubblico. Ciò che è meno immediato comprendere, però, sono i costi nascosti che l’illecito comporta. La scarsa fiducia nelle autorità fiscali, una minore avversione al rischio di essere scoperti, l’alimentazione di un mercato di lavoro non protetto: sono tutte conseguenze della diffusa pratica dell’evasione delle imposte, che inquinano il funzionamento del sistema fiscale, nonché la crescita dell’economia italiana.