Arriva l’estate con i primi caldi e la musica cambia tempo e forma, diventando protagonista di numerosissimi festival, figli di un unico progenitore: Woodstock.
Woodstock nasce e approda nel mondo dei festival musicali nel 1969, nella cittadina di Bethel: originariamente, infatti, era stato pensato come un evento esclusivo di provincia, con una partecipazione di circa 50.000 persone, ma divenne ben presto un evento popolare di massa con il coinvolgimento di circa 500.000 persone.
Il merito di questa organizzazione minuziosa va a Michael Lang e Artie Kornfeld, ideatori del festival e Joel Rosenman e John P. Roberts, i due finanziatori che avevano scelto come location iniziale Walkill, stato di New York, ma a causa di alcuni imprevisti riguardanti le autorizzazioni e gli spazi si decise di spostare la sede a Bethel. Furono investiti circa 75mila dollari per affittare 6 acri di terreno di un allevatore del luogo: l’area si estendeva fino ad uno stagno e il palco fu sistemato alla base del rilievo con lo sfondo dello stagno stesso, utilizzato dal pubblico per fare il bagno.
L’idea iniziale però non era quella del festival: i due uomini d’affari avevano inizialmente intenzione di realizzare uno studio di registrazione nella cittadina di Woodstock e fu solo dopo che si decise di organizzare un festival che presto divenne gratuito per l’affluenza corposa.
Woodstock durò 3 giorni, dal 15 al 18 agosto. Il primo giorno era dedicato alla musica folk; si esibirono artisti del calibro di Tim Hardin e Bert Sommer.
Il secondo giorno fu quello effettivamente ricordato dalla storia della musica, per l’esibizione di Janis Joplin, di Santana e degli Who con I can’t Explain, We’re not gonna take it e Amazing Jouney.
La giornata fu terminata da Pete Townshend che decise di distruggere la propria chitarra sul palco e di colpire con essa Abbie Hoffman, leader hippie che prima, strappò il microfono al cantante e poi, si rivolse al pubblico dicendo: «Penso che questo sia un mucchio di merda! Mentre John Sinclair marcisce in prigione!» . John Sinclair era un poeta che era stato condannato per aver offerto degli spinelli a una poliziotta e molti artisti (tra cui John Lennon) si erano mobilitati per la sua difesa.
Il terzo giorno suona Joe Crocker che entra nella storia di Woodstock per l’esibizione con la canzone dei Beatles With A Little Help From My Friends, la seconda traccia di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band cantato da Ringo.
Ma sicuramente l’artista maggiormente ricordato di questo ultimo giorno è Jimi Hendrix, la cui esibizione chiuse il festival: questa durò due ore, e molte persone del pubblico se la persero, perché Hendrix si esibì la mattina del lunedì alle 8 del mattino. Hendrix suonò l’inno nazionale americano The Star-Spangled Banner non per onorare gli USA ma per fare una critica specifica: era infatti il periodo della guerra del Vietnam e della violenta repressione delle proteste. Durante le due ore, rese memorabili le sue esibizioni delle canzoni Fire, Voodoo Child, Purple Haze.
Se questo può considerarsi il festival delle grandi presenze, è in realtà anche il festival delle grandi assenze: I Beatles di fatto sciolti, ma ufficialmente no, la cui assenza fu dovuta al fatto che Lennon avrebbe accettato di presenziare solo a patto di far partecipare anche il collettivo musicale della compagna Yoko Ono, Plastic Ono Band, che non fu coinvolto per il fatto di non essere troppo famoso. Dovevano partecipare anche i Doors, che però a causa degli atti osceni compiuti di Morrison in altri concerti, non furono coinvolti. Anche i Led Zeppelin decisero di non partecipare per non essere considerati una band “da scaletta”.
Woodstock però non viene ricordato esclusivamente per la musica: ha avuto anche un forte impatto mediatico essendo diventato pura espressione della cultura hippie.
Si trattava di un movimento giovanile, nato in USA nei primi anni ’60, seguace della Beat Generation, che si abbandonava al rock psichedelico, all’uso di allucinogeni, canapa e marijuana, e al sesso libero. I così detti “figli dei fiori”, fautori di una cultura che è riuscita ad espandersi in tutto il mondo attraverso la musica rock, folk, blues, le arti drammatiche, i film e i manifesti pubblicitari.
Il mito Woodstock è stato successivamente ricordato nel film di Michael Wadleigh del 1970 “Woodstock-Tre giorni di pace, amore e musica” che ebbe un successo tale da permettere ai finanziatori del festival di saldare parte del debito che avevano accumulato per l’organizzazione e che ammontava a circa un milione di dollari. E successivamente, nel 2009, con “Motel Woodstock”, Ang Lee tentò di raccontare l’esperienza del 1969 non riscuotendo però particolare successo.
Col passare degli anni, si decise di commemorare Woodstock e di voler ricreare quella atmosfera semi-onirica, organizzando il concerto edizione speciale per i 25 anni nel 1994 in cui furono coinvolti I Green Day, I Cranberries, i Red Hot Chilly Peppers, Peter Gabriel e anche Zucchero. Si sarebbe dovuto tenere anche un concerto per la celebrazione dei 50 anni, ma l’organizzazione saltò.