Del: 20 Giugno 2023 Di: Michele Cacciapuoti Commenti: 0
Silvio Berlusconi. Una panoramica tra cinema e politica

Il 12 giugno è morto Silvio Berlusconi.  Dal 12 giugno la descrizione più invalsa è stata quella del grande statista che, nel bene o nel male, ha caratterizzato un’epoca – di non meglio precisata estensione, perché si parla di ventennio berlusconiano con riferimento ai suoi governi, ma dalla discesa in campo alla sua dipartita è passato un trentennio intero e l’influenza di Berlusconi data a ben prima del suo ingresso in politica.

Quel che sembra condiviso, generalizzazioni di circostanza a parte, è il protagonismo che il leader di Forza Italia ha avuto nel determinare un clima politico, anzi il clima per i Millennial più giovani e per i meno giovani della Gen Z, generando un riconoscimento nel berlusconismo da parte del centrodestra e un allineamento all’antiberlusconismo come unico vero denominatore delle forze di sinistra.

Non può dunque non destare interesse il vasto novero di prodotti cinematografici dedicati alla sua figura quand’era ancora in vita: ognuno dice molto del periodo messo in scena ma soprattutto del periodo in cui uscì (che non sempre è lo stesso), a comporre insieme l’affresco dell’arco politico berlusconiano.

Un primo nome è quello di Ninì Grassia, regista della commedia inedita Hammamet Village (1997). Questo film rappresenta un caso sui generis, non solo per la marginalità dell’ex-premier (comprimario insieme a D’Alema, mentre il protagonista è Craxi): il fatto che Hammamet Village non abbia mai visto la luce, apparentemente emblema delle difficoltà di pubblicazione dei film successivi, è in realtà dovuto alla morte di Craxi nel 2000.

A rendere peculiare la commedia è anche l’orientamento politico di Grassia, dichiaratamente di destra tanto da tentare nel 2006 di trasformare la commedia abortita in Casinopolis, in cui i cittadini napoletani reclamano la munnezza miracolosamente pulita via da Berlusconi.

Il carattere secondario dell’imprenditore in Hammamet Village può forse essere ricondotto al fatto che dal 1994 Berlusconi avesse governato meno di un anno: venne infatti sfiduciato dalla Lega Nord, lasciando il campo al governo tecnico di Dini e poi al centrosinistra.
D’altro canto non si può ignorare la storicità della discesa in campo di Forza Italia, che portò al governo l’ex-MSI.

È davanti a questa storicità che si palesano le nevrosi del protagonista di Aprile (1998) di Nanni Moretti: espressione della crisi d’identità dell’elettore di sinistra, il film è però incorniciato da due elezioni. Quelle del 1994, le prime col sistema misto del Mattarellum (e in cui i due Poli FI-Bossi e FI-Fini sconfissero il PDS di Occhetto) e quelle del 1996 (le prime veramente bipolari all’americana), che diedero vita ad una legislatura interamente governata dal centrosinistra di Prodi, D’Alema e Amato.

Com’è ricorrente nelle pellicole su Berlusconi e nella filmografia di Moretti, l’impianto è quasi metanarrativo, giostrandosi fra la sua vita familiare e le aspirazioni da cineasta.

Fu con le elezioni del 2001, vinte dalla Casa delle Libertà di Berlusconi-Bossi-Fini, che iniziò il vero dominio berlusconiano tramite due esecutivi durati fino a fine legislatura.
In questo contesto, fra il 2003 e il 2005 uscirono due documentari aspramente critici verso l’allora premier, Citizen Berlusconi e Viva Zapatero!, entrambi incentrati sulle influenze del governo nell’informazione. Le due pellicole condividono alcuni filmati e il riferimento al diktat bulgaro del 2002 con cui il premier allontanò Biagi, Santoro e Luttazzi dalla Rai.

Il primo titolo non fu mai trasmesso sulle TV italiane, mentre negli USA apparve su circuiti a finanziamento progressista come Wide Angle e Current TV. Viva Zapatero! (2005), della comica Sabina Guzzanti e prodotto da Lucky Red, denuncia le pressioni che portarono nel 2003 alla chiusura del suo programma satirico Raiot, critico verso il governo. Rispetto al precedente film risulta più articolato, intervistando politici di entrambi gli schieramenti.

Degno di nota l’intervento del comico Brenman, che sottolinea come «è tempo che i comici facciano politica»: Grillo, intervistato anch’egli, aveva inaugurato pochi mesi prima i meetup che sarebbero evoluti nei V-Day e poi nel Movimento 5 Stelle, radicato proprio nell’antiberlusconismo dei Girotondi e del Popolo Viola di quegli anni.

Nel 2006 si tennero nuove elezioni, vinte dall’Unione che diede vita al governo Prodi II, il primo dal Dopoguerra a includere l’intera sinistra parlamentare.

Poco prima era uscito l’emblema dei film su Berlusconi, Il Caimano di Moretti: come Aprile, si gioca fra la vita familiare del protagonista e un suo film politico, anche se il tono è qui meno ironico e i piani più intricati (vi sono quattro Berlusconi: quello vero, quello sceneggiato, quello che Michele Placido deve interpretare e quello recitato da Moretti).

Il Caimano è emblematico anche per le polemiche suscitate dalla sua distribuzione: vari politici ne invocarono il rimando a dopo le elezioni, invano; la trasmissione su Sky nel 2007 venne invece posticipata per non influenzare le amministrative, mentre la Rai ne acquistò i diritti ma rifiutando di trasmetterne anche solo alcune scene fino al 2011.

Nel 2006 le produzioni si infittirono: il tedesco Bye Bye Berlusconi! assomma vari elementi ricorrenti, dalla mancata distribuzione italiana (ad opera di Ferrero) al carattere metanarrativo e alla partecipazione di Travaglio (allora all’Unità, già intervistato nei documentari di cui sopra). Non solo: il film inscena il rapimento di Berlusconi, tema che in pellicole successive evolverà nella sua uccisione, e affronta direttamente le accuse di coinvolgimento con la mafia.

Quest’ultimo argomento torna in Quando c’era Silvio, insieme a quello dell’origine delle fortune di Berlusconi (già trattato ne Il Caimano e nel libro L’odore dei soldi di Travaglio); uscito nei cinema nel 2006, il documentario fu però rifiutato dalla Rai.
Gli stessi soggettisti Deaglio e Cremagnani girarono a fine anno Uccidete la democrazia!, denunciando brogli nelle suddette elezioni del 2006, poi confutati.

Negli stessi anni venne girato un film in parte metanarrativo, Shooting Silvio, su uno scrittore che trasforma in un proposito reale l’idea di un libro sull’assassinio di Berlusconi: al film, uscito al cinema nel 2007, partecipò anche Travaglio; Sky lo trasmise nel 2009, ma rinunciò a ulteriori repliche in seguito alle proteste del PdL.

Nel frattempo il governo Prodi II era caduto e nelle elezioni del 2008 l’alleanza PdL-Lega aveva vinto sul neonato PD, portando al quarto e ultimo governo Berlusconi. 

Circa un mese dopo la formazione di quest’ultimo, è uscito nei cinema Ho ammazzato Silvio Berlusconi: torna il tema dell’uccisione del premier (come già nel discusso libro Chi ha ucciso Silvio Berlusconi del 2005), anche se stavolta come incidente in una commedia grottesca.

Più discussi furono, negli ultimi anni del governo, i documentari Videocracy (2009) e Draquila (2010): il primo, svedese, affrontava il potere mediatico di Berlusconi e l’influenza della TV commerciale; non fu pubblicizzato da Mediaset né Rai e venne poi contestato da Striscia la notizia, pur concorrendo a Venezia.
Il secondo vede il ritorno di Guzzanti, stavolta contro l’operato della Protezione Civile dopo il terremoto dell’Aquila: andò a Cannes, venendo però criticato da Le Monde e dal governo italiano.

Governo che a fine 2011 entrò in crisi, già abbandonato da Fini e poi dal ministro Alfano. Intanto uscì il documentario biografico Silvio Forever: di nuovo sull’origine dei suoi soldi, di nuovo con Travaglio, di nuovo distribuito da Lucky Red.
Berlusconi fu costretto a sostenere il governo tecnico di Monti, perdendo la destra che divenne Fratelli d’Italia; l’esito incerto delle elezioni del 2013, fra Bersani, Berlusconi e Grillo, portò ancora a un’intesa fra destra e sinistra a sostegno del governo Letta.

Agli sgoccioli del bipolarismo da Seconda Repubblica e del potere berlusconiano, le TV osavano di più: 

già a giugno Il Caimano arrivò sulla Rai, mentre fra ottobre e novembre La7 trasmise Viva Zapatero!, Videocracy e Silvio Forever.
Mentre nel 2012 il Lazio di Polverini (PdL) sosteneva il documentario S. B. – Io lo conoscevo bene, più vicino all’ex-premier, Travaglio ricomparve nella denuncia corale al berlusconismo di Girlfriend in a coma (apprezzato internazionalmente ma rimandato dal MAXXI per le elezioni del 2013).A fine 2014, quando stava finendo il breve protagonismo di Berlusconi nel Patto del Nazareno col governo Renzi, uscì Belluscone, docu-inchiesta metanarrativa sui rapporti del politico con la malavita siciliana, premiata a Venezia e ai David.

Ormai il PdL, persi anche i moderati di Alfano, era tornato Forza Italia e retrocesse a stampella del centrodestra salviniano e poi meloniano: nel 2018 il pluripremiato Loro di Sorrentino raccontava un Berlusconi (Servillo) ormai al tramonto della sua carriera.

Michele Cacciapuoti
Laureato in Lettere, sono passato a Storia. Quando non sto guardando film e serie od osservando eventi politici, scrivo di film, serie ed eventi politici.

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