
Recentemente, ha preso il sopravvento sui social, e specificamente su TikTok, un fenomeno che rasenta la totale deumanizzazione di numerosi palestinesi. A prescindere dai fatti storici e dall’attualità, di cui si è già ampiamente discusso, bisogna mettere in luce il ruolo che in questo momento i social network hanno, il quale viene spesso sottovalutato. TikTok è un mezzo di comunicazione che per eccellenza si distingue per la varietà degli utenti, e di conseguenza, anche per l’eterogeneità dei contenuti pubblicati. Spesso però, sono questi stessi che sottovalutano la loro presenza sui social e la potenza che essi hanno.
È il caso di alcuni utenti israeliani che hanno deciso di pubblicare sui social video (a detta loro) di stampo ironico, andando a beffeggiare le condizioni critiche della quotidianità palestinese:
mancanza di acqua innanzitutto dettata dal fatto che la presenza di una potenza militare bellicosa impedisca loro di utilizzare le proprie risorse idriche, costringendo quindi migliaia di persone ad acquistarla dai loro occupanti a prezzi gonfiati.
Secondariamente, mancanza di energia elettrica, il cui taglio, ha determinato numerose problematiche agli ospedali che dipendono dal funzionamento dei generatori di emergenza. Questa situazione non è sicuramente nuova alla Palestina, dato che è dal 2007 che Israele ha imposto un blocco terrestre e marittimo ferreo, controllando quindi anche l’accesso dei beni dalla Striscia. Ed è dallo scorso 7 ottobre che i mezzi di informazione hanno comunicato la presenza di un blocco totale che sottolinea come Tel Aviv impedisca i rifornimenti di beni essenziali per la sopravvivenza.
Questa crisi umanitaria è diventa oggetto di scherno da parte dell’influencer israeliano Metanel Laiany che ha recentemente pubblicato un TikTok con annessa descrizione “è solo l’inizio” in cui compie delle azioni di vita quotidiana ormai lontane invece dalla quotidianità dei territori palestinesi. Un’altra creator, Noya Cohen ha realizzato un video interpretando una beauty influencer la cui sponsorizzazione dei prodotti è interrotta dai bombardamenti. Ma forse il punto più alto di questa pseudo-comicità è stato raggiunto con il video di Eve Cohen, che ha deciso di farsi promotrice di un chiaro messaggio: tutto ciò che stanno affrontando i palestinesi è mera finzione.
Qual è allora la linea di margine che non deve essere superata? E soprattutto, questa linea, esiste?
La rappresentazione ironica di eventi catastrofici non è sicuramente una novità, e quello che viene definito “black humour” è in realtà molto lontano dal tipo di contenuti che questi creator realizzano. Se il fine è quello di spingere l’ascoltatore a ragionare su tematiche difficili, il contenuto allora, deve avere anche una forma. Una qualsiasi immagine rimane tale, ma è attraverso la forma, che si trasmette l’idea o uno specifico valore.