Del: 15 Novembre 2023 Di: Laura Colombi Commenti: 0
Giradischi, gli album consigliati di novembre

Il 15 di ogni mese, 5 album per tutti i gusti: Giradischi è la rubrica dove vi consigliamo i dischi usciti nell’ultimo mese che ci sono piaciuti.


Lahai, Sampha – recensione di Laura Colombi

Guardare al cielo alla ricerca delle proprie radici. Lo fa il compositore, cantante e musicista londinese Sampha nell’ultimo e secondo album Lahai, intitolato in onore al nonno della Sierra Leone. In questo nuovo e già apprezzato lavoro, uscito lo scorso 20 ottobre, la voce calda di Sampha si inserisce all’interno di tracce molto diverse tra loro.

L’album si presta così a diversi possibili fruitori, e ciò è evidente fin dai brani d’apertura, in cui si trovano atmosfere più rarefatte, come nella prima traccia Stereo Colour Cloud, che riprende la copertina, e pezzi più propriamente pop, come la traccia Only, che si presta anche a un ascolto radiofonico.

In ogni caso, il carattere intimo di Lahai emerge soprattutto nelle tracce sopra i quattro minuti, dove l’artista ha maggior tempo per sperimentare le sonorità e i ritmi, così come per sviluppare meglio la sua scrittura. In particolare, due tracce che a nostro modo di vedere sintetizzano nel modo migliore la sua ricerca sono Dancing Circles e Suspended dove, anche in questo caso, Sampha ci permette di scegliere quale “versione di lui” ascoltare: preferiamo quella più tranquilla e riflessiva o quella più frenetica e concitata?


Nekkuja, Marina herlop – recensione di Gabriele Benizio Scotti

Avevamo già parlato di Marina Herlop con il suo Pripyat l’anno scorso. Quest’anno, l’artista catalana torna con un disco che ricalca le orme del predecessore, ma con il baricentro più spostato sulle componenti folk. Il disco infatti presenta molti più elementi folkloristici e tradizionali nelle sue tracce, rielaborati in chiave più contemporanea.

L’immaginario fiabesco del disco che parte già dalla copertina si sente già dalla delicatissima introduzione e continua fino all’ultimo brano, ma queste atmosfere eteree e incantate verranno sempre smorzate dalle componenti elettroniche e glitch che riporteranno alla “realtà”.  Maria Herlop è riuscita ancora a convincerci, questa volta più della scorsa.


American Gothic, Wayfarer – recensione di Gabriele Benizio Scotti

I Wayfarer sono una band atmospheric black metal formata nel 2011 a Denver. Dagli esordi ad oggi si sono molto evoluti, la svolta avviene in particolare con gli ultimi due dischi con cui affiancano al black metal influenze country. In questo american gothic l’esperimento è sicuramente riuscito.

L’intro è forse dove questo incrocio è più marcato, dove abbiamo una chitarra acustica che apre le danze con un motivetto coinvolgente per poi trasformarsi brevemente in un inferno di chitarre e voci graffianti che ricorda i migliori Mayhem. Il resto dell’album viaggia poi tra alti e bassi, ma comunque l’idea è sicuramente buona e tutto sommato ben eseguita ed è uno di quei pochi album che si distinguono dal mare di piattume che esce ogni anno nella scena black metal.


Qui noi cadiamo verso il fondo gelido (concerti 2021-22), Iosonouncane – recensione di Luca Pacchiarini

Oramai questo artista sta toccando livelli inediti nel panorama italiano. Idee ben precise emergono dagli ultimi suoi lavori, una è l’idea di concerto come qualcosa di dialettico tra musicisti, tra artisti e pubblico, qualcosa di mai uguale a sé stesso ma una ricerca che porta altre ricerche. Qui noi cadiamo verso il fondo gelido è infatti un disco live, una raccolta di registrazioni di pezzi fatti in vari concerti: pezzi di diversi album riarrangiati e vari inediti.

Ben due ore di musica nuova, con musica della band che si incontra con sperimentazioni elettroniche, tutto con una forza oscura, poderosa, vitale. Pezzi come Trombe si rivelano dei crescendi continui, inarrestabili, in cui ritmiche etniche danzano con sintetizzatori siderali. Tanca, primo pezzo dell’album DIE, è qui rivisitata: la voce è più sospirata, le percussioni vanno giù alzando le basse, i Mamuthones sembrano ora alieni appena giunti tra il pubblico.

Iosonouncane riesce nell’impresa delle imprese per un’artista: essere coerenti con sé stessi senza essere uguali a sé stessi, rivoluzionarsi continuamente senza perdersi. 18 pezzi formano questo album, uscito con Tanca Records, etichetta discografica dello stesso Iosonouncane, che sta sotto alla Trovarobato. L’ascolto di questo album regala momenti di altissima orchestrazione, con pezzi allucinatori come Acciaio, ritmi ipnotici in Cabot, sonorità oniriche in Polvere e momenti indecifrabili come Arat, pezzo di mura fluidità magmatica.


L’anticamera. Musica per Bambini, Friedrich Micio – recensione di Luca Pacchiarini

Si tratta di un progetto inclassificabile, folle e del tutto preciso. Inclassificabile perché la musica prodotta è un misto sregolato di energia punk, sonorità elettroniche, strutture da canzoni per l’infanzia che si mischiano con musiche e riferimenti medievali, tutto questo con testi spesso in metrica e con un largo utilizzo di strumenti sia analogici che digitali. Insomma, qualcosa di unico e irripetibile, frutto della mente folle e lucida di Manuel Bongiorni, musicista (e molto altro) piacentino che in questo album, insieme a Friedrich Micio (trio attivo dal 2014 composto da violino, violoncello e fagotto) riarrangia radicalmente pezzi di vari suoi album, modificati così tanto da risultare novità vere e proprie.

Novità non solo perché le canzoni son suonate con strumenti diversi dall’originale, ma anche i testi stessi subiscono aggiunte e il tutto viene generalmente asciugato. Esempi perfetti sono La mia prima grattugia e Avventura nel buco nero, alla prima si aggiunge un momento reggae e generalmente si rallenta il pezzo; la seconda è invece stravolta, con velleità punk e classicheggianti.

Tutto questo in un concept album ben preciso, non solo pezzi riarrangiati ma anche inseriti in un nuovo contesto: si è infatti in un’anticamera di un grande banchetto di corte, in cui si susseguono vari intellettuali dai nomi disparati. Certo, questa musica così unica e sui generis difficilmente può essere apprezzata da tutti, ma sicuramente le elevate capacità di questi artisti sono riconoscibili, non solo per l’originalità ma anche per le elevatissime competenze che questa musica demenziale maschera: pezzi come L’uomo di Camicia e La contessa e il mostro lo mostrano. Non esiste nulla come Musica per bambini.

Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.

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