Del: 15 Novembre 2023 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 0
Hunger Games. La ballata dell’usignolo e del serpente

Oggi, 15 novembre, è uscito in tutte le sale cinematografiche Hunger Games. La ballata dell’usignolo e del serpente, l’attesissimo prequel della saga Hunger Games, creata dalla scrittrice statunitense Suzanne Collins.

La vicenda raccontata è ambientata sessant’anni prima degli eventi narrati nella celeberrima trilogia di romanzi che vedono come protagonista Katniss Everdeen (interpretata poi nelle pellicole da Jennifer Lawrence) e segue invece la storia del villain per eccellenza della saga, Coriolanus Snow (Tom Blyth). Il futuro presidente Snow qui è un ragazzo di diciotto anni, studente brillante, proveniente da una famiglia di ormai pessima reputazione, caduta in povertà dopo la guerra.

Nell’anno in cui accadono le vicende narrate, gli Hunger Games sono giunti alla loro decima edizione e Snow, insieme ad altri ventitré studenti, nel giorno della mietitura scopre di dover diventare un mentore di uno dei tributi dei dodici distretti.

Questa, per lui, è l’occasione ideale per farsi valere e risollevare il valore della sua famiglia. Peccato che il tributo a lui assegnato sia Lucy Gray Baird (Rachel Zegler), giovane ragazza del Distretto 12, all’apparenza molto debole, ma che si dimostra molto intelligente e scaltra. Coriolanus fin da subito cerca di instaurare un legame con Lucy Gray, per convincerla a seguire i suoi consigli e, ovviamente, portarla alla vittoria.

Proprio per la sua abilità nel manovrare il gioco, Coriolanus si fa notare dalla Dottoressa Volumnia Gaul (Viola Davis), colei che ha progettato i giochi. È proprio lei che gli rivolge la domanda fondamentale, quella che poi, sul finale, permetterà agli spettatori di decifrare la chiave di lettura di questo mondo distopico: «A cosa servono gli Hunger Games?».

Diretto dal regista Frances Lawrence, lo stesso degli ultimi tre film della saga, Hunger Games. La ballata dell’usignolo e del serpente è una pellicola più che riuscita.

Seguendo un po’ la moda del prequel che narra la costruzione del “cattivo” della storia, inaugurata da Guerre stellari con Anakin Skywalker, il film (tratto a sua volta dall’omonimo romanzo di Suzanne Collins) riporta lo spettatore all’interno del mondo distopico che già ben conosce, ponendolo però in una prospettiva opposta: quella di Capitol City.

Se nei primi film della saga si era stati trasportati nelle vite degli abitanti dei vari distretti, questa volta lo spettatore viene portato dall’altro lato, quello dei ricchi e potenti di Capitol City, anche loro vittime della guerra, come la stessa famiglia Snow, ma pronti a tutto pur di intrattenere il pubblico.

Protagonista indiscusso è proprio Coriolanus Snow, personaggio del quale pian piano emerge sempre di più la complessa psicologia: diviso tra l’amore e la voglia di vivere liberamente, e il desiderio di ottenere potere e riconoscimento da Capitol City, emerge pian piano un quadro davvero variegato.

Coriolanus non è il tipico cattivo, anzi è un personaggio con il quale, in un primo momento, lo spettatore riuscirà persino a empatizzare, cercando di comprenderlo e di fare il tifo per lui. Se, però, inizialmente si sarà portati a credere che lo stesso Snow sia vittima del sistema in cui è immerso, sul finale si cambierà presto idea e inizieranno a emergere gli stessi tratti subdoli e calcolatori che lo contraddistingueranno poi nei successivi film della saga. In tutto questo scenario, l’incontro con Lucy Gray sarà fondamentale per l’intera costruzione del personaggio.

Il giovane Coriolanus vive infatti un periodo in cui gli Hunger Games non hanno la stessa risonanza mediatica che avranno poi nei sessant’anni successivi, ed è proprio in questo dettaglio che scatta l’intero meccanismo della pellicola:

Come fare per rendere i giochi più accattivanti? Ovviamente far affezionare il pubblico ai tributi e creare delle dinamiche di gioco spettacolari. Il legame con Lucy Gray maturerà sempre di più, portando Coriolanus a compiere delle scelte significative.

Con un cast spettacolare, una trama ben costruita, ricca di numerosi colpi di scena e molteplici riferimenti agli altri film della saga, Hunger Games. La ballata dell’usignolo e del serpente è una pellicola d’azione, che tiene gli occhi incollati allo schermo e che, una volta usciti dalla sala, fa scaturire molteplici riflessioni. Nonostante il mondo distopico di Panem possa sembrare alquanto lontano, imparagonabile alla realtà, basta soffermarsi un attimo di più sui dettagli per rendersi conto che non è così.

Capitol City è un’enorme macchina politica, che manovra il pensiero della gente, attirando a sé i consensi di alcuni e i dissensi di altri, puntando tutto sulla spettacolarizzazione della violenza e delle atrocità, cercando di muovere l’affetto, per far provare pena, e non rabbia o indignazione, per ciò che capita ai tributi.

Come in ogni manovra politica ben costruita, fondamentale è il ruolo dei media: gli Hunger Games sono come un grande reality show, creato per intrattenere, in cui la soglia tra realtà e finzione è minima e si mostra al pubblico solo ciò che si vuole e si può far vedere.

Non importa quanto sia atroce, l’importante è tenere il pubblico di Capitol City soggiogato, per far dimenticare le condizioni dei distretti da cui provengono i tributi.

E non a caso, chi cerca di esprimere un parere contrario, viene ben presto zittito. Lo stretto legame tra politica e comunicazione mediatica è un tema che tocca molto da vicino la nostra quotidianità. Se già il passato ci ha dimostrato quanto l’informazione, specialmente se filtrata, possa veicolare il pensiero della gente, oggi, con la digitalizzazione delle informazioni e la continua espansione di mass media e intelligente artificiali, accade in maniera ancora più massiccia.

È così che il mondo distopico di Hunger Games invita i suoi spettatori a informarsi in maniera completa, scavando sotto la superficie, ad aprire gli occhi andando oltre il privilegio in cui vivono e rendendosi conto della violenza e della povertà ancora presente in altre parti del mondo e, se necessario, ad alzare la voce per non essere solo delle pedine all’interno di un sistema più grande, ma parte attiva di un cambiamento.

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Osservo il mondo con occhi curiosi e un pizzico di ironia, perdendomi spesso tra le pagine di un buon libro o le scene di un film. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.

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