
Difficilmente oggi si riesce ad immaginare un mondo senza la presenza di due categorie di persone: i politici e gli influencer.
Negli ultimi dieci anni, l’immagine e l’estetica sono diventate un mezzo di guadagno accessibile a tutti e i social hanno plasmato la nostra quotidianità facendola diventare una competizione tra chi vuole dar prova della propria superiorità estetica o morale. Quella dei social network rimane però comunque solo una vetrina, e in quanto tale, difficilmente permette di conoscere effettivamente chi si ha davanti.
La comunicazione social è diventata ben presto un’estensione dell’arte della retorica: persuadere con le parole è alla base dell’attività politica e dell’attività che gli influencer compiono sulle varie piattaforme. Entrambi i casi sono accomunati dal fatto che un errore di qualunque genere, possa essere considerato pretesto per non apprezzare in toto l’attività compiuta precedentemente o addirittura motivo di perdita totale di credibilità da parte del soggetto stesso.
È il caso di Chiara Ferragni, multata dall’Antitrust per 1 milione e 495 mila euro:
per un errore da lei definito di “comunicazione”, nonché un’operazione di beneficenza poco trasparente nei confronti dei propri consumatori che ha coinvolto l’azienda Balocco S.p.A. L’Antitrust ha spiegato nella sua sentenza che le società coinvolte «hanno fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro griffato Ferragni, avrebbero contribuito ad una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione, di 50mila euro, era stata invece già effettuata dalla sola Balocco mesi prima». Sempre secondo l’Antitrust, l’operazione avrebbe fruttato alle società riconducibili a Chiara Ferragni oltre un milione di euro.
Dopo l’accusa, Ferragni ha deciso di rispondere con un video su Instagram, ottenendo un riscontro da parte di sostenitori e non: le parole ricevute per la vicenda però, sono state prevalentemente di astio, nonostante la sua dichiarazione di voler devolvere un milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini.
Ma non solo: l’influencer è stata anche accusata di aver già compiuto una operazione del genere con le uova di Pasqua solidali nel 2021 e nel 2022 insieme a Dolci Preziosi. La campagna promozionale avrebbe dovuto contribuire a sostenere il progetto I Bambini delle fate, ma anche in questo caso non era presente alcun tipo di correlazione tra la cessione della sua immagine e la donazione.
Inevitabile il danno di immagine subìto, evitabile la ricerca di minuzie di una vicenda il cui impatto mediatico è stato importante, ma che in sé, non ci riguarda direttamente. Nel corso di questi giorni sono state infatti numerose ricerche relative ad elementi non rilevanti per questa storia.
L’estetica delle scuse di Chiara Ferragni
Dopo aver costruito una esperienza lavorativa basata sull’estetica, ha fatto di quest’ultima (a detta di qualcuno) un’arma con cui impietosire lo spettatore: appare dimessa, addirittura trasandata, si commuove e fa della propria immagine uno degli elementi cardine della propria comunicazione (come sempre). E allora, perché indignarsi di un modus operandi che è sempre stato univoco?
La tuta sold out
C’è chi ha poi deciso di dedicarsi ad un’altra ricerca sociologica di una certa rilevanza: la tuta indossata da Ferragni sembra essere andata sold out dopo la pubblicazione del video. In questo caso si tratta di un capo del marchio Lanus, esaurito sì, ma circa 10 giorni prima di tutta questa vicenda mediatica.
Il video di scuse di Chiara Ferragni è uguale a quello di un’attivista palestinese
Salma Shawa, è un’attivista palestinese che ogni giorno informa i propri followers relativamente alla situazione di Gaza. Due giorni prima della pubblicazione del video di Ferragni, ha pubblicato un reel per parlare delle condizioni in cui si trovano i cittadini palestinesi. Molti hanno ipotizzato che il parallelismo tra le due non fosse solo una coincidenza e che Ferragni avesse portato avanti una ricerca minuziosa sulla forma comunicativa di altri soggetti protagonisti del web.
Ritornando al parallelismo tra le personalità social e quelle politiche, bisogna necessariamente menzionare come il modello comunicativo di entrambe le categorie non sia poi così distante.
La volontà di entrambe le parti è chiaramente quella di ottenere maggiore consenso: se Chiara Ferragni in questo caso l’ha ottenuto in parte, Giorgia Meloni, in occasione della giornata di festa del partito di Fratelli d’Italia ad Atreju, l’ha ottenuto in toto (ma solo perché si trovava di fronte a suoi sostenitori, appunto), citando l’influencer indirettamente, affermando: «Gli influencer non sono quelli che fanno soldi a palate mettendo vestiti o borse o promuovendo carissimi panettoni facendo credere che si farà beneficenza, ma il cui prezzo servirà solo a pagare cachet milionari».
Riportare sul piano politico una realtà che sembra apparentemente distante, avvicina così queste due personalità che si distinguono presumibilmente per valori e credenze, ponendole quindi sullo stesso piano: Giorgia Meloni diventa così a sua volta influencer a pieno titolo (nonostante avesse già fatto un timido passo verso questa carriera scrivendo un post sulla ormai finita relazione d’amore con il giornalista Andrea Giambruno).
Questa storia forse non ci ha insegnato nulla, ma ci ha reso consapevoli di come a volte i dettagli inutili possano magicamente diventare rilevanti, soprattutto se il soggetto in questione è molto ricco e finge di essere chi non è.