Del: 19 Gennaio 2024 Di: Silvia Natoli Commenti: 0

Una delle personalità più interessanti della Cina contemporanea, un fotoreporter che ha fatto del proprio lavoro la sua ragion d’essere, una voce: Lu Guang. Sin dagli inizi della sua carriera è sempre stata orgogliosamente fuori dal coro, con la sua fotografia come uno strumento di denuncia, come arma prediletta per portare alla luce le contraddizioni, la miseria, il disagio insiti nella società cinese. Disagi sempre nascosti e rinnegati dai media locali per paura dei possibili provvedimenti da parte del governo.

Lu Guang nasce nel 1961, nella Cina di Mao Zedong, una nazione profondamente diverso da quello di oggi, nonostante alcuni problemi del periodo sono ancora presente nella paese di oggi. La passione per la fotografia arriva nel 1980, quando lavora ancora a tempo pieno in una fabbrica di seta a Yongkang. Il nuovo grande amore per la fotografia lo spinge a frequentare l’Accademia di Belle Arti presso l’Università Tsinghua a Beijing, dove farà la conoscenza di Xie Hailong, altro importante fotografo cinese che lo ispirerà ad intraprendere la professione di fotoreporter.

Le tematiche care alle opere di Lu Guang spaziano dalle terribili conseguenze dell’industrializzazione in Cina, alla situazione in cui versano i più poveri villaggi nelle campagne; i soggetti che popolano le sue fotografie sono l’inquinamento, lo sfruttamento, le malattie, la morte.

Un esempio di fotografia di Lu Guang

L’importanza del suo lavoro di denuncia e sensibilizzazione è apprezzato a livello globale, tanto che le sue fotografie sono pubblicate da National Geographic, dal Guardian, da Greenpeace e gli valgono numerosi premi, come il primo posto alla World Press Photo Competition (2004), il Premio Henri Nannen (2008), il Prince Claus Award (2013), ma gli è anche causa grandi di disagi con la Cina.

Nel 2018, infatti, sebbene da diversi anni stesse vivendo e lavorando dagli Stati Uniti, durante una visita nello Xinjiang, Lu Guang viene fatto sparire.

Sono gli anni in cui anche in Europa si comincia a sentire parlare dei “campi di rieducazione” cinesi in cui vengono mandati principalmente individui di etnia uiguri, si teme che il fotoreporter sia stato rinchiuso lì dal governo come punizione per la pericolosità delle sue opere. Di lui non si sa più nulla, se non che è stato sicuramente arrestato, ma non si sa dove sia stato mandato né il perché.

Poi, a settembre 2019. la moglie Xu Xiaoli pubblica su Twitter un post comunicando che il marito è tornato a casa da un paio di mesi, che sta bene che vorrebbe vivere tranquillamente senza essere disturbato. Casa intesa probabilmente come Cina, dove si ritiene si trovi sotto sorveglianza.

Oggi tutto tace ancora, sebbene siano passati diversi anni. Le sue foto continuano ininterrotte ad ispirare tantissime persone, a far parlare del loro autore e a sensibilizzare in merito a importanti problematiche della Cina di oggi.

Silvia Natoli
Studentessa al secondo anno di editoria. Bevo tanti caffè, leggo molti libri, dormo poco e mi interesso principalmente di letteratura, storia e politica.

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