
Il 27 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata della Memoria, in ricordo delle vittime della Shoah, per non dimenticare mai gli orrori che l’Olocausto produsse. Sono davvero numerosi i libri, le poesie o i film di cui vengono proposti la lettura e la visione, per sensibilizzare la comunità sui temi di odio, razzismo e genocidio. Nonostante siano passati molti anni, da quel lontano 27 gennaio 1945, sarebbe bene ricordare sempre quanto queste parole siano ancora tristemente vive nella nostra società, accompagnate da un sentimento ancora più forte e più grave: indifferenza.
Forse è proprio da questo termine che si dovrebbe ripartire per celebrare il 27 gennaio di questo 2024: l’indifferenza è il comportamento di chi non mostra interesse verso qualcosa; indifferenza è la scritta che accoglie i visitatori appena entrati al Binario 21; indifferenza è il filo rosso che ha collegato ogni singolo momento della vita di una testimone di questi orrori, la senatrice a vita Liliana Segre.
In un saggio curato da Giuseppe Civati per la casa editrice People, Liliana Segre. Il mare nero dell’indifferenza, Civati ripercorre le tappe della vita di Segre, attraverso le sue parole e le sue testimonianze.
Segre venne espulsa da scuola nel 1938 dopo l’approvazione delle leggi razziste, come le definisce lei stessa, costretta a vivere in clandestinità e poi catturata e deportata il 30 gennaio 1944 verso il campo di concentramento di Auschwitz. Le fu tatuato un numero, il 75190, che non ha mai voluto cancellare perché quel numero corrisponde a lei. Riuscì a salvarsi e da anni Segre è impegnata nel racconto di ciò che ha vissuto.
Oggi più che mai per Liliana è importante parlare della propria esperienza proprio a causa dell’odio, della discriminazione e della violenza ancora presenti.
«Sentir parlare di nuovo di razza le ha fatto ricordare i tempi della sua infanzia. Ma è soprattutto la grande ignoranza generalizzata che, come allora, le fa paura», scrive Civati, che poi riporta le parole di Segre dette a Gad Lerner il 27 maggio 2018 in La difesa della razza su Rai 3:
«Il Paese di oggi mi preoccupa per il male grande che ho riscontrato: l’indifferenza […], l’indifferenza è più violenta della violenza stessa perché è così facile voltar la faccia dall’altra parte […]. C’è una violenza adesso nelle persone che da tempo non rilevavo attorno a me».
La violenza di cui Segre parla risuona nell’uso frequente e ancora attuale della parola “razza”, nelle frasi razziste e discriminatorie nei confronti delle persone migranti, nell’emergere di gruppi neofascisti e di commemorazioni con tanto di saluto fascista, celebrate con grande orgoglio senza alcuna vergogna e senza alcun rispetto per la storia passata.

Dopo essere stata eletta Senatrice a Vita dal Presidente della Repubblica, Segre ha ritenuto necessario proporre un disegno di legge contro la diffusione dell’hate speech. Un anno dopo, Segre e altri senatori proporranno con la mozione 136 l’istituzione di una Commissione contro i discorsi e i fenomeni d’odio. La mozione verrà approvata da 151 senatori, ma tutta la destra si asterrà, tra cui l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il leader della Lega, Matteo Salvini.
È emblematico come Liliana Segre, donna che ha vissuto parte della sua vita pervasa dall’odio, dal male e dall’indifferenza, non abbia mai mandato messaggi che inneggiassero contro i carnefici, non abbia mai portato avanti la sua testimonianza con rabbia ma, a testa alta, abbia sempre invitato le persone a riflettere, a studiare la storia e a non dimenticare mai, a interessarsi del mondo che sta loro attorno e a non essere mai indifferenti.
Di testimoni di questo genocidio pochi ne sono rimasti e, quando non ce ne sarà più nessuno, spetterà proprio a noi continuare a ricordare.
E allora facciamolo. Attualmente è più facile che la Digos individui in pochi minuti chi urla «Viva l’Italia antifascista!» e che la Cassazione debba discutere se compiere il saluto romano sia un reato, di fronte a plateali episodi di apologia di fascismo; è più facile dimenticare frasi dette persino da alcuni tra i nostri politici, che ad oggi detengono alcune tra le cariche più importanti dello Stato. Non si può rimanere indifferenti di fronte a chi, davanti alla scritta Indifferenza, di fianco a un’ex deportata di guerra, preferisce non rispondere a una domanda sull’antifascismo.
Abbiamo ancora l’opportunità di informarci e trasmettere valori e insegnamenti migliori e questo lo dobbiamo anche a persone come Liliana Segre. Bisogna fermarsi a riflettere non solo il 27 gennaio, ma ogni giorno dell’anno, perché il fascismo, l’odio e la discriminazione, hanno tanti volti e non sono fermi agli anni di guerra ma esistono ancora oggi.
«Non siate indifferenti, non omologatevi e non stupitevi del male altrui»
Liliana Segre, Bergamo, 12 ottobre 2018
Proprio oggi, l’Università degli Studi di Milano conferisce a Liliana Segre la Laurea Honoris Causa.
Le informazioni sulla vita di Liliana Segre, le fonti e le citazioni, provengono dal saggio Liliana Segre. Il mare nero dell’indifferenza, a cura di Giuseppe Civati (People, 2020).