Del: 15 Febbraio 2024 Di: Gabriele Benizio Scotti Commenti: 0
Giradischi, gli album consigliati di febbraio

Il 15 di ogni mese, 5 album per tutti i gusti: Giradischi è la rubrica dove vi consigliamo i dischi usciti nell’ultimo mese che ci sono piaciuti.


AceleroCrizin da Z.O.

Il collettivo di Curitiba rilascia un nuovo disco dopo 2 anni ed è un grande passo avanti. I Crizin da Z.O. presentano un assemblaggio di Funk brasiliano e industrial hip hop veramente interessante. Il disco risulta un’alternativa caotica (in senso buono) e rumorosa al suono allegro e spensierato che in genere si può attribuire alla musica brasiliana.

In Acelero emerge invece il lato più alienante e nervoso della vita delle metropoli brasiliane, senza tuttavia rinunciare ad alcuni suoni e schemi tipici della musica locale. Anche nei testi emerge questo fattore, dove possiamo ascoltare anche pezzi con un chiaro significato politico. Un disco sicuramente da non perdere


All life long – Kali Malone

Kali Malone è un’artista con un background piuttosto importante. Nata a Denver si è poi spostata a Stoccolma per studiare musica elettroacustica, un tipo di musica nato nella seconda metà del ‘900. Nel 2016 arriva la sua prima pubblicazione e da lì rilascia sempre dei lavori interessanti spaziando tra il drone e il minimalismo.

Negli ultimi anni è stata piuttosto attiva e quest’ultimo disco sembra ritornare a quella che era l’atmosfera sacrale che troviamo in The Sacrificial Code.  Tra cori solenni, composizioni per l’organo e musica ambientale all life long non porta nulla di nuovo nella carriera di Kali Malone, ma si presenta come una conferma del buon lavoro svolto dall’artista sino ad ora


Plastic Death – Glass Beach

I Glass Beach ritornano dopo 3 anni di silenzio con il loro solito miscuglio di indie rock, neo-psichedelia ed emo. C’è molto in questo disco, come al solito, e alle volte quello che vogliono provare sembra un po’ confuso. I momenti più spinti, che sembrano ricordare la nevroticità di band come i Dismemberment Plan, e i momenti più letargici si alternano senza una vera e propria soluzione di continuità, ma il tutto viene tenuto in piedi grazie ad un discreto songwriting. L’album non scrive nulla di nuovo nel grande libro dell’indie rock, ma ci regala un nuovo ascolto che può regalarci un’ora piacevole

Gabriele Benizio Scotti
Studente di filosofia, appassionato di musica, cinema, videogiochi e letteratura. Mi piace scrivere di queste tematiche e approfondirle il più possibile.

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