Del: 9 Febbraio 2024 Di: Leonardo Donatiello Commenti: 0
Il primo suicidio assistito a carico del SSN

Soltanto qualche mese fa il suicidio assistito, insieme all’eutanasia e al tema del fine vita, è tornato al centro del dibattito politico italiano. Il 28 novembre 2023, “Anna”, (nome di fantasia) ha deciso di porre fine alle proprie sofferenze somministrandosi un farmaco letale. Come riportato dall’associazione Luca Coscioni, attiva da anni su questo fronte, è stata la prima volta che tale pratica è avvenuta interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale

Tuttavia, la possibilità di accedere al suicidio assistito, per quanto legale in Italia, non avviene grazie a una legge parlamentare, ma per mezzo di una sentenza emanata  dalla Corte Costituzionale nel 2019. 

Secondo tale deliberazione, si può ottenere il via libera solo dopo aver accertato alcuni requisiti specifici: 

imprescindibili sono la consapevolezza del richiedente riguardo tale scelta, la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e le condizioni fisiche, che devono risultare necessariamente irreversibili. Se questi requisiti sussistono, il servizio sanitario nazionale può mettere a disposizione un medico, il quale predispone gli strumenti necessari affinché la persona richiedente possa agire autonomamente, compiendo la propria scelta senza alcun impedimento. 

Sebbene la teoria sia chiara, la pratica incontra però ostacoli insormontabili, che rendono questo iter lunghissimo e complesso. Nonostante una norma sul fine vita risulti dunque quanto mai indispensabile, il Parlamento italiano non sembra fare passi avanti sulla questione: nella scorsa legislatura una proposta di legge sul suicidio assistito era passata alla Camera nel marzo 2022,  per  poi arenarsi in Senato.

Nulla di strano, se non fosse che la rappresentanza politica, quando si parla di bioetica, sembra non esprimere mai l’opinione popolare. 

Lo stesso vale per l’eutanasia, che pur operando diversamente rispetto al suicidio medicalmente assistito (è il medico in questo caso a somministrare il farmaco letale anziché il paziente stesso), può contare sul sostengo di milioni di italiani. 

Soltanto l’anno scorso sono state raccolte 1.239.423 firme per indire un referendum abrogativo sulla norma che vieta tale procedimento, poi bocciato dalla Corte Costituzionale per l’inammissibilità del quesito. Anche i sondaggi del resto parlano chiaro: secondo una ricerca condotta da SWG nel 2019, circa il 92% degli italiani è favorevole a una legge che consenta l’accesso all’eutanasia (il 45% esprime un “Sì” netto, mentre il 47% si dichiarava favorevole a determinate condizioni). 

Se guardiamo ai dati relativi al 2023, il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) attesta questa percentuale attorno al 74% con un picco dell’82,8% fra i giovani e del 79,2% tra i laureati. Rimane dunque incomprensibile la lentezza del Parlamento nell’affrontare tale questione. 

Sarebbe interessante conoscere i motivi che spingono la classe politica ad essere così silenziosa e disallineata rispetto al volere popolare:

considerato l’orientamento espresso dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana, un maggiore impegno sul tema da parte dei partiti che esprimono una posizione contraria non farebbe altro che giovare loro in termini di consenso.

Le maggiori perplessità sono d’altro canto avanzate dal mondo episcopale, in particolare dalla Cei (Conferenza Episcopale Italiana), da sempre avversa a ogni forma di fine vita indotto. 

Nel 2019, all’indomani della sentenza n.242 con cui la Corte Costituzionale si espresse per la prima volta in materia di suicidio assistito, l’allora Segretario generale della conferenza Stefano Russo dichiarò: «Non comprendo come si possa parlare di libertà, qui si creano i presupposti per una cultura della morte in cui la società perde il lume della ragione […]. Il medico esiste per curare le vite, non per interromperle». 

Al di là delle opinioni personali, non resta che attendere nuovi sviluppi per continuare a raccontare una lotta di civiltà che, come evidenziato, raccoglie in Italia un ampio consenso sociale.

Laura Santi, consigliera generale dell’associazione Luca Coscioni, colpita da una forma progressiva di sclerosi multipla, potrebbe ben riassumere e concludere il discorso con uno dei suoi messaggi: «Non sto chiedendo di vincere alla lotteria, ma di poter essere libera di decidere della mia vita. Voglio vivere i giorni che mi restano con meno pesantezza e con una porta aperta». 

Se la vicenda di “Anna” può dunque essere considerata una vittoria per lei e per chiunque abbia a cuore la libertà individuale, la battaglia per il diritto di ognuno a decidere per sé si profila ancora lunga. 

Articolo di Leonardo Donatiello

Leonardo Donatiello
Laureato in storia, attualmente frequento la facoltà di scienze storiche. Mi reputo una persona pacata e tranquilla, ma stranamente mi attrae il disordine. Non è dunque un caso che io sia un grande fan della Prima repubblica. Nel tempo libero mi occupo di politica e sport principalmente, ma ho anche un debole per la musica hip hop.

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