Da circa un mese le proteste degli agricoltori imperversano in Europa: hanno attraversato Grecia e Portogallo, Francia, Germania, Polonia e Ungheria e tra fine gennaio e inizio febbraio si sono diffuse anche in Spagna e in Italia, in particolare in Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Puglia e Calabria.
Secondo quanto riferito dalla testata giornalistica Il Post, a guidare l’organizzazione dei manifestanti nella Penisola sono stati il movimento Riscatto Agricolo — formatosi a partire da un gruppo WhatsApp su iniziativa dell’imprenditore agricolo Andrea Papa e dell’allevatore Salvatore Fais — e il comitato Agricoltori traditi, che riunisce agricoltori di Sicilia, Calabria e Lazio. Nel contempo sono andati formandosi numerosi altri gruppi di agricoltori in tutt’Italia, per portare avanti le proprie rivendicazioni di carattere sia locale sia sovranazionale.
La forma di protesta principale, in Europa e in Italia, è quella del blocco delle strade o della sua minaccia mediante l’uso di trattori, al fine di guadagnare l’attenzione di coloro che in parte possono agevolare le piccole imprese.
Primo tra i quali, in Italia, Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che non si è interfacciato direttamente con i manifestanti. «Se non riceviamo risposte dal ministero, che ancora non ci ha contattato, entro sabato mattina, i trattori entreranno in città e andranno liberi» ha minacciato Andrea Papa. E la protesta ha raggiunto anche l’Ariston, in seguito al rifiuto della Rai di concedere agli agricoltori uno spazio sul palco del Festival di Sanremo.
A unire, nel giro di pochi giorni, migliaia di imprenditori e lavoratori italiani del settore sarebbe stata la comune frustrazione a fronte di un mestiere percepito come non più remunerativo: i costi di produzione non solo non producono guadagno ma spesso generano delle perdite.
Si tratta di una condizione condivisa a livello europeo:
come evidenziato dal Guardian, i costi per energia, trasporti e fertilizzanti si sono impennati in conseguenza dell’aggressione russa in Ucraina, mentre i governi sono intervenuti per contenere l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Al centro delle proteste ci sono inoltre le importazioni a basso prezzo da Paesi extraeuropei — dall’Ucraina ma anche da Nuova Zelanda e Cile — nonché le misure previste dalla PAC, la Politica agricola comune dell’UE.
Sebbene, secondo i dati analizzati da Will Ita, l’agricoltura sia oggi il settore più finanziato in Europa — con 356 miliardi stanziati nell’ultimo bilancio pluriennale Europeo (2021-2027) — i fondi dell’UE non sono distribuiti in modo equo: più della metà di essi sono destinati al 10% delle aziende che fatturano maggiormente, lasciando indietro le piccole imprese che non riescono a stare al passo con le riformenecessarie, previste dalla Politica Agricola Comune (PAC).
Ciò porta ad un cortocircuito: il settore agricolo è il più a rischio a causa del cambiamento climatico e solo in Italia gli agricoltori hanno perso circa il 10% dei raccolti a causa della siccità.
Tuttavia tra le misure più contestate a livello europeo, ci sono proprio quelle volte alla tutela ambientale, previste dalla PAC (Politica Agricola Comune) e considerate dannose per la competitività.
Secondo il toscano Coordinamento nazionale riscatto agricolo (CNRA) esse sarebbero infatti sintomo di un «estremismo ambientalista»: tra le altre, l’obbligo — del resto mai entrato in vigore — per ogni proprietario agricolo di lasciare incolto il 4% dei propri terreni per consentire al terreno di riposare, nonché l’obbligo di introdurre la rotazione delle colture e di ridurre l’impiego di fertilizzanti chimici.
Rimanendo al settore ambientale, al centro delle polemiche c’è inoltre l’introduzione dei cosiddetti «cibi sintetici», in quanto danneggerebbe le vendite dei prodotti alimentari tradizionali.
Ma quali effetti stanno avendo le proteste?
Il problema principale che mina le manifestazioni sembra essere oggi la frammentazione del movimento e la pluralità delle richieste, per giunta non sempre in linea con i valori europei.
L’assenza di una forte organizzazione che unisca gli agricoltori europei e l’indifferenza di organizzazioni sindacali come l’italiana Coldiretti ha inoltre indebolito l’impatto delle proteste, lasciando i lavoratori con risorse insufficienti per proseguire a lungo.
D’altra parte, gli agricoltori hanno ottenuto alcuni risultati: la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha promesso il ritiro delle proposta di legge che avrebbe previsto il dimezzamento dell’uso di pesticidi entro il 2030 ed è inoltre stata nuovamente derogata l’entrata in vigore dell’obbligo di lasciare a riposo il 4% dei terreni.
In Italia infine il governo ha annunciato che presenterà un emendamento al d.l. Milleproroghe, per reintrodurre una parziale esenzione dall’IRPEF per gli agricoltori: essa sarà tuttavia valida per il solo 2024 e per i redditi inferiori a 10.000 euro.
Articolo di Annachiara Esposito. Revisione di Giulia Riva