Del: 22 Febbraio 2024 Di: Viviana Genovese Commenti: 0

Presentato a Cannes nel 2023 e vincitore del premio al miglior attore (Kōji Yakusho), Perfect Days – un omaggio alle piccole gioie della vita – è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero. 

Quest’ultima pellicola di Wim Wenders ha suscitato tante emozioni e ha fatto riflettere sul valore dell’essenziale della quotidianità, al fine di apprezzarlo nella sua semplicità, nella possibilità di catturare l’essenza di una città, i suoi ritmi e l’identità che può emergere tra lo spirito di quell’aggregato urbano e quello dei personaggi che vi risiedono. Così il regista, nel suo intento di cogliere il Giappone, le sue armonie, il gusto estetico, la cura e la precisione, trova la storia giapponese. Per farlo, inserisce la figura umana in spazi letteralmente circoscritti e squadrati, come evidenziato dall’adozione del formato 4:3 (ancora più limitato rispetto all’inquadratura tipica dei cellulari).

Con Perfect Days assistiamo a una prospettiva radicalmente diversa rispetto alla routine lavorativa che abbiamo sempre conosciuto e alla consueta omogeneità cinematografica degli ultimi anni. 

Non ci troviamo di fronte una trama di fantasia o a una battaglia su temi sociali, ma piuttosto all’intima esplorazione del ritratto della serena quotidianità e della composta solitudine di un uomo, che sa di appartenere ad un’altra epoca e che ha fatto pace con i suoi errori del passato, scegliendo di eliminare il superfluo e abbracciando una vita ordinaria. Il protagonista, il sessantenne giapponese Hirayama (Kōji Yakusho), è un uomo silenzioso e conduce un’esistenza essenziale, costruita attorno a piccoli rituali quotidiani svolti con amore e dedizione. 

La sua vita è scandita da azioni che si ripetono, identiche o quasi, in un costante rituale di routine: si sveglia all’alba, dà un’innaffiata alle piante che ha salvato dalla disattenzione cittadina, beve il caffè freddo del distributore, mentre si reca a lavoro in macchina sulle note dalla canzone The House of the Rising Sun nella versione degli Animals, in una Tokyo in cui batte il sole.  Successivamente si reca nei parchi o ai margini delle strade e svolge il suo lavoro (manuale – che non prevede supporti digitali – con gesti precisi ed essenziali): l’addetto alle toilette.

Durante il lavoro dimostra rispetto e apertura  interagendo con gli altri, anche nella proposta su un foglietto di giocare a tris in forma anonima; e scorge tutto ciò che lo circonda, dalle persone che incontra ai luoghi che frequenta; e sorride, osservando il mondo, anche se le cose accadono agli altri e lui rimane osservatore defilato. Infine, si impegna con cura nell’igiene personale dopo quella dei bagni altrui, poi torna a casa, legge e si mette a dormire. E ricomincia all’alba.

Tuttavia, dietro questa apparente semplicità, si cela un intricato intreccio di relazioni e misteri legati al suo passato, destinato a emergere attraverso incontri inaspettati. La vita dell’uomo, nonostante la sua pace invidiabile, è permeata da imperfezioni e dolori, ma trova la sua essenza nel momento presente e nell’abilità di riconoscere la bellezza anche negli aspetti più semplici, seguendo i principi della cultura zen applicabili al quotidiano.

Perciò, queste sue giornate di lavoro apparentemente monotone, sono invece un rituale di quiete eccezionale, scandite da ritmi lenti, cortesie e piccoli gesti di gentilezza. Tra una pulizia e l’altra, la sua mente trova rifugio nella lettura di un libro o nell’ascolto di un disco su audiocassetta. 

Infatti, ha mantenuto uno stile di vita più retró, non ancora adattato alle innovazioni moderne: ascolta musica rock anni Sessanta dalle audiocassette, legge libri cartacei, utilizza cellulari pieghevoli e – vicino a una delle toilette in cui presta servizio – in pausa pranzo, mentre consuma il suo pasto, si ferma a osservare le piante che lo sovrastano e scatta foto con la sua fedele Olympus la luce che filtra dalla chioma di un albero del parco (e che quotidianamente cambia). Successivamente si occupa dello sviluppo dei rullini fotografici, per poi selezionare le immagini e conservarle in scatole, preservando così ricordi.

Al contrario di Hirayama, Takashi, suo giovane collega che ricopre il turno pomeridiano di pulizia dei bagni, è fuori registro, in quanto sembra appartenere a un altro genere di film. Infatti, il suo tono è quello di un personaggio comico che potrebbe comparire in un dorama, uno degli sceneggiati giapponesi che arricchisce la trama con un tocco umoristico, il quale aggiunge un po’ di vivacità alle scene.

Queste giornate perfette, immerse nella luce che filtra tra le fronde, rivelano la bellezza nascosta nella routine quotidiana.

Anche il lavoro di pulizia, in teoria poco attraente, si trasforma in un’esperienza magnifica di contemplazione. Queste toilette sono costruite con un occhio al design e alle volte sorprendentemente tecnologiche. Come la toilette trasparente, che diventa riflettente quando la porta si chiude, rivelando la sua immacolata bellezza solo quando si riapre per uscire; o come quelle toilette che permettono, tramite una connessione bluetooth allo smartphone, di aprire le porte senza toccarle e di scegliere la tonalità delle luci e la musica di sottofondo da ascoltare durante l’utilizzo.

Insomma, non si può di certo negare che i bagni pubblici giapponesi siano i più eleganti del mondo e, grazie al lavoro di impiegati come Hirayama, anche i più puliti e accoglienti. Non a caso, Hirayama pulisce i bagni pubblici con molta dedizione al suo lavoro, tipico del cittadino giapponese che ha cura e rispetto degli spazi pubblici. 

Questo aspetto è evidenziato dal regista, in quanto mira a coinvolgere gli spettatori nell’idea di bene pubblico, alla sua cura e alla profonda soddisfazione derivante dalla combinazione della coltivazione degli interessi culturali, come la fotografia analogica e la lettura cartacea, integrata armoniosamente a una routine e negli incontri casuali con persone e luoghi.


Viviana Genovese
Sono una ragazza di 20 anni molto chiacchierona. Nutro uno smisurato amore per i viaggi, il mare e l'arte, in tutte le sue forme, ma soprattutto per la scrittura. Mi appassiona guardare film e leggere di tutto (ad eccezione dell’horror), per immergermi in altre realtà e vivere più vite. Oltre a questo, nella mia quotidianità studio Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano e bevo caffè, ma solo per necessità.

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