Del: 27 Marzo 2024 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 0
The Sofa Chronicles, le serie TV del momento

Ogni due mesi, il giorno 27, 5 serie TV per tutti i gusti: The Sofa Chronicles è la rubrica dove recensiamo le novità più popolari del momento, consigliandovi quali valga la pena guardare comodamente sul divano e quali no.


Supersex, Stagione 1, Netflix (Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni) — Recensione di Nina Fresia

Durante le interviste per promuovere Supersex, Alessandro Borghi ha rivelato che Rocco Siffredi ha portato avanti il progetto editoriale della sua autobiografia solo dopo essersi fatto promettere che l’attore romano lo avrebbe interpretato in un’eventuale trasposizione cinematografica. Il porno divo non ha avuto dubbi: Borghi era perfetto per raccontare la sua storia.

Ed effettivamente ha avuto ragione: è impossibile guardare Supersex senza meravigliarsi per la capacità di Borghi di raccontarci un personaggio così difficile. Tra un riuscitissimo accento abruzzese e la riproduzione fedele dell’iconica risata del “re del porno”, l’attore riesce a trasmettere la personalità di Rocco e i suoi dissidi interiori anche solo con lo sguardo.

Ma è l’intero cast ad essere ottimo: sia le versioni più giovani di Rocco (Marco Fiore e Saul Nanni), sia il fratellastro Tommaso (Adriano Giannini) e la moglie Lucia (Jasmine Trinca) arricchiscono la serie che pullula di personaggi tormentati e pieni di contraddizioni.

Le sette puntate infatti ripercorrono la vita di Siffredi da quando è bambino e girovaga per le strade di Ortona, passando per l’adolescenza parigina e la scoperta di un mondo di cui presto diventerà sovrano, fino ad arrivare al successo senza precedenti e tutto ciò che questo comporta.

L’altro protagonista indiscusso della seria, ça va sans dire, è il sesso. Aleggia nell’aria in ogni scena, in modo leggero e latente oppure prepotentemente palese. Per Rocco il sesso è tante cose: un modo per sentirsi libero, per sfogarsi, raramente per esprimere amore, oppure semplicemente per guadagnarsi da vivere. È un rapporto che cambia, si evolve, ma non si interrompe mai.


One Day, Miniserie, Netflix (Nicole Taylor) – recensione di Matilde Elisa Sala

È il 15 luglio 1988. Emma Morley (Ambika Mod) si è appena laureata all’Università di Edimburgo e durante la festa di laurea conosce Dexter Mayhew (Leo Woodall). Tra i due scatta subito una grande chimica e passano insieme la notte, scambiandosi qualche effusione, ma nulla di più. La mattina dopo però, dopo aver scalato Arthur’s Seat, si salutano, convinti di non rivedersi più, ma promettendosi lo stesso di rimanere in contatto.

Invece, ogni 15 luglio degli anni successivi, si rivedranno o accadrà qualcosa di significativo nelle loro vite. Emma, dopo un periodo di lavoro come cameriera a Londra, riesce ad avere successo nel mondo della scrittura; Dexter tenta invece la fortuna come conduttore televisivo seppur non completamente soddisfatto.

Emma e Dexter sono grandi amici, ma è evidente fin da subito che a legarli è un sentimento molto più profondo. Entrambi avranno altre relazioni nel corso degli anni, Dexter diventerà persino papà, ma nel momento del bisogno ci saranno sempre l’uno per l’altra e il destino li legherà per sempre.

One Day non ha bisogno di molte presentazioni: il romanzo di David Nicholls, edito da Neri Pozza con il titolo italiano Un giorno ha avuto grandissimo successo, e lo stesso vale per l’omonimo film con protagonisti Anne Hathaway e Jim Sturgess.

Per le persone più scettiche, non amanti dei remake, siate pronti a ricredervi… in quattordici episodi la serie vi farà davvero cambiare idea. I due attori protagonisti hanno un’alchimia innegabile e vengono approfonditi più aspetti del romanzo rispetto alla trasposizione cinematografica.

One Day racconta una meravigliosa storia d’amore, ma è anche la storia di tempo trascorso che non verrà più restituito. Emma e Dex si sono sempre amati, forse in forme diverse. Si potrebbe dire che il loro amore è cresciuto insieme a loro, anzi, forse la loro storia non sarebbe stata così bella se non si fossero persi e ritrovati così tante volte. Entrambi avevano bisogno di trovare il loro posto nel mondo, a livello personale, per poi poter vivere serenamente un rapporto insieme. Le circostanze poi hanno fatto si che la loro possibilità venisse interrotta fin troppo presto.

Chi amiamo, se è destino, tornerà sempre prima o poi e, nonostante tutto, rimarrà in noi per sempre (consiglio spassionato e del tutto disinteressato: preparate i fazzoletti).


Hazbin Hotel, Stagione 1, Prime Video (Vivienne Medrano) — Recensione di Cristina Bianchi

Charlie Morningstar, figlia di Lilith e Lucifero, è la principessa dell’Inferno che con Alastor, il demone della radio riapparso da anni di esilio volontario, e Vaggie, cinica e realista fidanzata di Charlie, costruisce l’Hazbin Hotel, così da realizzare il suo sogno di permettere alle anime dell’Inferno di redimersi e ascendere in Paradiso. Questo per salvare le copiose anime dei dannati dell’inferno dallo sterminio annuale perpetrato dagli angeli sterminatori guidati da Adamo. La prima anima che vuole tentare di redimersi è Angel Dust, un celebre porno attore, che ha venduto una parte della sua anima a Valentino, demone dell’industria del porno.

Molti altri sono i personaggi che si intrecciano con la costruzione dell’Hazbin Hotel: Husk, Lucifero, Niffty e Sir Pentious. E molto interessanti sono le teorie che circondano questa nuova serie tv, che potrebbe diventare un cult dell’animazione. Vivienne Medrano ha realizzato una serie d’animazione che si intreccia con il musical, diretta ad un pubblico più adulto, in cui l’umorismo esplicito e senza regole è centrale. Dove il Bene e il Male, il Paradiso e l’Inferno non sono più categorie fisse ma vengono ribaltate e usate per offrirne una visione nuova. Per chi tiferete?


Mare Fuori, Stagione 4, RaiPlay (Cristiana Farina) — Recensione di Maria Cattano

L’abbiamo attesa, ne abbiamo parlato su ogni social, abbiamo coltivato per mesi grandi speranze per la quarta stagione dell’acclamatissima Mare Fuori. Ne è valsa la pena? Non c’è una risposta univoca.

Il quarto capitolo della famosissima serie ambientata nell’Istituto Penitenziario Minorile di Napoli si distacca leggermente dai precedenti; il focus dei 14 episodi usciti nel mese di febbraio è più sulla crescita interiore e sulle relazioni dei personaggi, a discapito delle intricate vicende per cui sono in carcere e che alcuni dei ragazzi continuano a seguire dalla cella. Le trame dei crimini, le lotte che agitano le famiglie dei detenuti e i meccanismi della camorra rimangono sullo sfondo; vediamo un’esplorazione molto più dettagliata dei sentimenti dei giovani personaggi, il loro desiderio di riscatto e talvolta di vendetta, il dolore, il senso di colpa, la speranza e la ferocia ancora radicata dentro di loro. Lo spettatore si emoziona seguendo le storie di successo dei protagonisti che riescono ad uscire da una gabbia più metaforica che fisica, è coinvolto nelle storie d’amore che la fanno da padrone nel corso dei 14 episodi e prova amarezza per chi sceglie di continuare a percorrere la strada del crimine, ma chi si aspetta di più è destinato a rimanere irrimediabilmente deluso.

Come le stagioni che l’hanno preceduta, la quarta riesce comunque a tenere incollati allo schermo, nella climax di rivelazioni e colpi di scena che contraddistinguono la serie, grazie anche alle grandi capacità attoriali degli interpreti storici e di nuovi arrivi azzeccatissimi. Alla fine dell’ultima puntata ci si ritrova a voler schiacciare il tasto “prossimo episodio”, nonostante molte trame sembrino ormai esaurite. Non ci resta che attendere il prossimo capitolo di una serie che, vuoi per le vicende di una Napoli oscura, vuoi per le storie dei personaggi ormai amatissimi, non finisce mai di stupire.


Call My Agent — Italia, Stagione 2, Sky Serie (Fanny Herrero) — recensione di Giulia Maineri

La CMA è tornata con una seconda stagione che si prospetta interessante. Le prime due puntate hanno visto come protagonisti le due “Valerie” del cinema italiano, Golino e Tedeschi, e il regista Gabriele Muccino; ci aspettano Elodie, Serena Rossi, Sabrina Impacciatore e tanti altri. 

Il punto di forza della serie è sicuramente la capacità di raccontare la realtà in maniera pittorica: gli ospiti interpretano una versione di sé stessi caricaturale, espressionista, ma che affonda le radici in qualcosa di vero. Questa combinazione vincente viene calata ancora di più nel mondo realtà con i numerosi cameo di personaggi contemporanei, come Mattia Stanga nella prima puntata di questa seconda stagione. 

Agenti e assistenti stessi si fanno portatori di questo incrocio colorato tra realtà e invenzione: hanno caratteristiche molto forti, a volte al limite del “tipizzato” – Lea fortissima sul lavoro ma sfortunata in amore, Monica diligente adulatrice del suo capo, Pierpaolo simpatico e sfruttato amico del suo superiore, Gabriele dal cuore troppo buono che lo porta a cacciarsi sempre nei guai  – ma che non perdono di credibilità e di potenza espressiva. Questo è il risultato di tanti fattori: un format leggero ma intenso, una narrazione che lascia spazio per tutti, senza lasciare personaggi poco sviluppati o filoni narrativi abbandonati e sicuramente una grande abilità attoriale del cast, che unisce attori al loro esordio in audiovisivo, come Sara Drago, Paola Buratto, Francesco Russo e Kaze, attori con più esperienza, come Sara Lazzaro e Michele di Mauro, personaggi storici come Marzia Ubaldi e un uomo di spettacolo come Maurizio Lastrico. 

Il motivo ironico e satirico che avvolge il tutto è la ciliegina sulla torta: un modo per scherzare sulla professione dell’attore, che è quindi un ridere di sè stessi. Una sorta di meta-cinema: gli agenti sono attori che hanno agenti a loro volta, gli attori che partecipano come guest fanno dei rumours e delle etichette che si trovano ricuciti addosso dalla stampa e dalla critica qualcosa da indossare con auto-ironia. 

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Amo i gatti, il Natale e la neve, viaggiare, specialmente se la destinazione è New York, leggere e immergermi ogni volta in una storia diversa. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.
Nina Fresia
Studentessa di scienze politiche, curiosa per natura, aspirante giramondo e avida lettrice con un debole per la storia e la filosofia. Scrivo per realizzare il sogno della me bambina e raccontare attraverso i miei occhi quello che scopro.

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