Del: 26 Aprile 2024 Di: Michele Cacciapuoti Commenti: 0
Accorciare ed esporre le donne, il maschilismo è un trend?

Quando è interiorizzata socialmente, la misoginia come un fiume carsico può affiorare anche inconsapevolmente: i terreni più fertili sono il biasimo pubblico e l’interruzione verbale.

Lo scorso gennaio, Vulcano ha affrontato lo sfruttamento a fini comici degli stereotipi riguardanti l’autismo. Fra le altre cose, abbiamo analizzato l’utilizzo di acoustic (“acustico”) come riferimento indiretto per autistico, che allora definivamo «già arrivato anche in Italia» e oggi sempre più diffuso anche nei circuiti mainstream.

A questo proposito, è utile menzionare come il divulgatore linguistico Adam Aleksic, qualche settimana dopo la pubblicazione del nostro articolo, abbia trattato il tema della discriminazione abilista nel lessico. L’autore cita quello che viene definito euphemism treadmill, “tapis-roulant degli eufemismi”: una sorta di effetto domino per cui un termine medico-psichiatrico (fra cui si potrebbe annoverare proprio autistico) diviene un insulto e dunque un tabù, ergo si creano degli eufemismi sostitutivi che a loro volta divengono tabù, e così via.

Aleksic parla di retarded (“ritardato”), che è stato sostituito da special needs child (“bambino dai bisogni educativi speciali”), a sua volta oggi usato come insulto. Tralasciando la storpiatura della prima parola in restarted (“riavviato”) su Internet, dal meccanismo del tutto analogo ad acoustic, non è difficile notare un “tapis-roulant” equivalente in italiano:

non solo rispettivamente con parole come ritardato e speciale, ma anche il più datato mongolo(ide), poi handicappato e di recente anche le diciture diversamente abile e forse DSA.

Le problematiche abiliste soggiacenti al fenomeno che analizzavamo, tuttavia, non risiedevano soltanto nelle pratiche discriminatorie, ma anche nel repost di contenuti personali altrui a scopo denigratorio. Entrambi gli elementi possono riscontrarsi in un altro fenomeno dei social network, incarnato dall’attività dello statunitense Richard Han (quasi 2 milioni su TikTok, benché attualmente in discesa).

Il suo format, intitolato “This you?”, consiste nella ricondivisione di video altrui, seguita da un intervento di Han che pronuncia le fatidiche parole (“Sei sempre tu?” “Sei lo stesso che…?”), mostrando poi un altro contenuto della stessa persona, che teoricamente dovrebbe coglierla in ipocrita contraddizione. Banalmente, si può trattare di una ragazza che critica determinate scarpe e poi in realtà le indossa. Non è però sempre così semplice.

In molti casi, Han sembra aver equivocato video ironici o parodici: errare è umano e si può anche supporre la buona fede del creator, ma proprio la sua fallibilità potrebbe suggerirgli la pericolosità di “esporre” alla pubblica gogna delle persone così alla cieca (come da tempo argomentiamo).

C’è da dire che spesso sono i suoi stessi spettatori a sottolineare l’errore di Han; il consenso non è però sempre unanime (con alcuni commentatori che invece gridano alla cultura woke), e talvolta Han insiste a criticare i creator in questione, nonostante gli sia stata fatta notare l’ironia dei loro video.

Questa dinamica, del tutto analoga a quella evidenziata nel nostro sopracitato articolo, si riscontra ad esempio in un video contro una ragazza che ironizzava su alcune mode giapponesi, al quale è seguito, come se nulla fosse, un altro video sullo stesso identico tema.

Del resto, Han esce dal format che si è prefissato: ormai i suoi video si riducono spesso ad attacchi ad personam basati sull’aspetto fisico. L’autore ha in effetti iniziato la propria carriera nel 2022 con dei video-meme in cui derideva l’estetica o le opinioni “di sinistra” di altre persone, per poi passare, l’anno seguente, alle accuse di incoerenza (ancora basate sull’aspetto fisico).

Sono pochi i commenti che lo criticano quando attua del puro fat-shaming, leggermente di più quando diffonde le foto di ragazzine poco più che bambine.

In alcuni casi la gogna giustizialista si spinge a vere e proprie accuse di reati, fra cui il furto (mostrando anche la targa del “sospetto”).

Se sotto questi video qualche sparuto commento critico compare, in un altro in cui denuncia un presunto molestatore (mostrandone anche la fidanzata, senza necessità) c’è invece chi approva il giudizio basato sulle apparenze.

L’intento può naturalmente essere condivisibile (del resto è lo stesso Han a smascherare una creator che denigrava l’aspetto altrui senza consenso e in modo razzista), ma l’autore in questi casi agisce senza alcuna prova.

Come preannunciato, anche al “This you?” soggiace forse una tendenza discriminatoria, stavolta in senso misogino: a parte le critiche aprioristiche contro la chirurgia estetica o i filtri – in sé circostanziabili, ma la cui soglia di tolleranza non è di certo definita collettivamente dal genere maschile, come analizzavamo su Magma – secondo alcuni utenti Han andrebbe a targetizzare sproporzionatamente le donne.

È un’accusa giunta più volte (dal 2023 al 2024) e verificabile numericamente: senza affidarsi ciecamente a un orwelliano contatore quantitativo, un’eventuale forte sproporzione può però fornire un’indicazione di massima. È quanto si riscontra analizzando 15 fra i suoi più vecchi video (17/03-15/07/2023), e altrettanti fra i più recenti (10/03-02/04/2024): in entrambi i casi, il rapporto donne-uomini è di 12:3. Nei video recenti, peraltro, i tre video sugli uomini sono tutti a proposito di presunti molestatori.

Anche se alcuni seguaci inseriscono Han in quell’alveo di creator dediti all’OSINT (investigazione tramite dati pubblici) come Trevor Rainbolt, Tom Davies, Yassin En Naimi o Kahn Junior, questi ultimi curano molto la deontologia riguardante consenso e dati personali, cosa di cui Han non sembra invece preoccuparsi, assicurandosi di taggare gli account altrui anche quando viene bloccato.

Repost denigratorio di contenuti personali con potenziali venature misogine: è quanto si riscontra anche in un altro format, ben più discusso dalla stampa, ossia quello degli “accorciatori di video”.

Il fenomeno nasce sempre negli USA, nel 2022, dal profilo di Alex Yoon (verso i 2 milioni di seguaci su Instagram, circa il doppio su TikTok). I suoi video consistono nella condivisione di contenuti di vari creator e influencer, che solitamente raccontano storie, interrotti da Yoon stesso che taglia corto, rivelando il finale della storia al fine di risparmiare tempo.

Il format di Yoon non parte da presupposti negativi: lui stesso si definisce ADHD-friendly. Accorcerebbe quindi i video per venire incontro a persone con un disturbo da deficit dell’attenzione; inoltre, i video che polemicamente abbrevia sono spesso colpevoli di allungare di proposito i racconti, in modo da catturare l’attenzione con tecniche clickbait per ottenere visualizzazioni ad un più alto minutaggio. Si tratta di meccanismi simili a quelli delle pagine che rimandano a un link per il video completo, combattute da un account filippino.

Del resto, l’influenza dei video brevi (tiktok, reel, short) sulla capacità di concentrazione dei più giovani è al centro di recenti studi, per quanto limitati (come si riscontra nelle recenti cautele europee contro la versione lite di TikTok); non è un segreto che siano proprio questi a far spesso perdere la cognizione del tempo, in quello che è stato definito zombie-scrolling o infinite-scrolling (e doom-scrolling nel caso di notizie negative).

Tuttavia, si potrebbe sostenere che nel combattere queste tendenze Yoon non faccia qualcosa di poi così diverso, anzi: accorciare i già brevi video degli influencer difficilmente alzerà la nostra soglia dell’attenzione. Inoltre, la struttura dello storytelling e una sua eventuale serialità (il creator condanna esplicitamente chi divide i video in “parte 1” e seguenti) non sono necessariamente un male come forma di intrattenimento: era quanto sosteneva a febbraio l’artista e imprenditore Abraham Piper.

Curiosamente, Piper critica l’assenza di tag nei video di questo tipo (al contrario di quanto accadeva con Han) e soprattutto li definisce un «interrompere le donne». In realtà, applicando il sopracitato contatore (sempre in modo non deterministico) Yoon risulta accorciare più uomini che donne, tanto nel 2022 quanto nel 2024.

Le cose cambiano se si guarda ai suoi diversi emuli (anche in Iran).

Il ponte fra Yoon e l’Italia sembra essere stata la Francia: lo scorso gennaio è nato l’account Abrège Frère (oltre 1 milione di follower su Instagram e TikTok); a febbraio il franco-americano Éros Brousson ha creato Get To The Point Bro (traduzione dell’omologo francese: “Taglia corto, amico”).

Se il primo sembra aver omogeneizzato il rapporto uomini-donne (da 3:12 nell’arco 24/01-25/01/2024 a 7:8 nell’arco 14/03-01/04/2024), il secondo ancora resta a 3:12 nel periodo 13/04-21/04/2024. Entrambi i casi sono stati trattati dalla stampa francese: Abrège Frère è stato accusato dalla giornalista Chloé Thibaud di fare mansplaining (spiegazione paternalista e maschilista, ma già esiste il più calzante manterrupting).

Chloé Thibaud
© Amandine Giloux

Al Parisien, il creator ha risposto che lo squilibrio fosse dovuto alla preponderanza femminile fra gli influencer: se il dato può essere plausibile, l’implicazione lo è meno, come dimostrato dalla stessa evoluzione dell’autore o dallo storico di Yoon prima analizzato. Abrège Frère ha anche attribuito la responsabilità della misoginia ai suoi seguaci, argomentazione come in altri casi non del tutto convincente.

Raggiunto da analoghe critiche, Brousson ha puntato anch’egli ad alcuni follower come misogini, ammettendo di aver talvolta equivocato l’ironia (diversamente da Han). Ha comunque sostenuto di non volersi «sforzare a scegliere gli uomini» per i suoi video.

L’approdo italiano è Accorcia Bro, al secolo parrebbe Rudy: nato a febbraio, il legame con i due creator francofoni si evince non solo dal nome, ma anche dalla comune pratica di segnalare sempre il tempo “risparmiato” e, almeno inizialmente, nel gesto di bere caffè da una tazza – condiviso con Abrège Frère (forse inconsapevolmente, ma richiama un diffuso meme non proprio femminista).

Se alcune delle sue “vittime” l’hanno presa sul ridere, altre l’hanno accusato di aver effettuato delle sintesi eccessive e fuorvianti; lo stesso creator ha polemicamente accorciato la risposta di un’influencer che già aveva abbreviato. Il podcast Vois.fm gli ha recriminato gli stessi aspetti imputabili a Yoon (abbassamento della soglia d’attenzione) e lui stesso ha recentemente sostenuto di aver ricevuto «minacce legali».

Nel caso italiano, comunque, il sessismo non sembra essere un vero e proprio tema di dibattito (consistente più nelle risposte piccate di chi è stato “accorciato”) – fra il 15/03/2024 e il 02/04/2024, il rapporto uomini-donne si attestava intorno al 6:9. Che siano mode passeggere destinate a scomparire o evolvere in altri format, come accaduto a Han, è ancora da vedere.

Michele Cacciapuoti
Laureato in Lettere, sono passato a Storia. Quando non sto guardando film e serie od osservando eventi politici, scrivo di film, serie ed eventi politici.

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