Del: 29 Aprile 2024 Di: Beatrice Lanza Commenti: 0

Il tempo è denaro. E se quello che si passa su TikTok fosse realmente monetizzato?

È quanto sembra promettere la nuova versione del social, chiamata TikTok Lite. Le principali novità introdotte in questa alternativa al “classico” TikTok sono il formato più leggero, progettato per consentire di utilizzare l’app anche agli utenti con una connessione più lenta, e un sistema di “task and reward. Proprio quest’ultimo punto merita particolare attenzione. 

Task and reward” significa che il completamento di alcune semplici missioni (“tasks”), tra le quali accedere ogni giorno all’app, invitare gli amici a scaricarla e seguire influencers, fa guadagnare all’utente dei punti scambiabili con premi (“rewards”). In un giorno si può guadagnare al massimo l’equivalente in punti di 36 centesimi che, accumulati con pazienza, possono a un certo punto essere riscossi nella forma di buoni Amazon, PayPal, o simili.

Già disponibile in alcuni Paesi, ad esempio in Giappone, TikTok Lite è recentemente giunto anche in Francia e in Spagna, valicando i confini del vecchio continente. E il suo ingresso non è passato inosservato: la Commissione UE, attenta a tutto ciò che riguarda il suo spazio digitale (vedi la regolamentazione prodotta in materia di Intelligenza Artificiale e di privacy), si è quasi subito allarmata per i possibili effetti deleteri dell’app. 

È facile immaginare come la funzionalità “task and reward” possa destare qualche sospetto circa il suo potenziale addictive.

Passare tempo su TikTok, specialmente se la sessione dura dalla mezz’ora in su, tende a generare nell’utente un vago senso di colpa. È una sensazione che specialmente i nativi digitali hanno ben presente, quella di riemergere dalle profondità di un social e chiedersi: «che cosa ho fatto nell’ultima ora?» . E se in quell’ora si ottenessero buoni Amazon? Il disagio si trasformerebbe in gratificazione? Certo, resta il fatto che si sono sprecati sessanta minuti, ma almeno si è ottenuto qualcosa di concreto (ben 36 centesimi).

Un altro fattore che ha contribuito ad aumentare i sospetti della Commissione è stato la mancata presentazione della relazione sui rischi richiesta dal nuovo Regolamento sui servizi digitali (Digital Services Act). A seguito dell’apertura di un procedimento contro TikTok, il secondo iniziato dalla Commissione contro la società cinese, quest’ultima ha volontariamente sospeso la funzionalità “task and reward” in Europa.

Thierry Breton, Commissario per il mercato interno dell’UE, nonché proponente del suddetto Regolamento, ha rilasciato uno statement in cui prendeva atto della scelta di TikTok, ribadendo l’impegno della Commissione ad impedire l’ingresso nello spazio Internet dell’Unione di applicazioni potenzialmente lesive della salute mentale dei cittadini e, in particolare, dei minori.

«I nostri figli non sono cavie per i social media» , ha tuonato il Commissario su X.

Per la precisione, la funzione “task and reward” è stata concepita solo per i maggiorenni, ed è stata dotata di un sistema di riconoscimento basato sul documento d’identità o sulla carta di credito per impedire l’accesso ai bambini e agli adolescenti. Ma non è difficile immaginare che tali misure verrano facilmente aggirate, come è sempre accaduto sui siti Internet: mentire sull’età navigando in rete è una prassi consolidata.

A prescindere da ciò che si scoprirà in merito alla presunta maggiore capacità di causare dipendenza di quest’app, una cosa è certa: l’atteggiamento dei leader occidentali nei confronti di TikTok, la loro evidente diffidenza, mostra la scarsa fiducia riposta nei confronti della Cina e del suo Partito Comunista, la cui tentacolare presenza nelle imprese non viene mai dimenticata. Dare a TikTok (e a ByteDance, colosso proprietario del social) accesso ai propri dati significa potenzialmente consegnarli a Pechino. Proprio per questo motivo l’UE, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno già vietato ai propri funzionari di installare l’app sui dispositivi di lavoro.

Inoltre, pochi giorni fa il Parlamento statunitense ha inserito nella legge sugli aiuti economici a Israele, Ucraina e Taiwan anche una sorta di ultimatum per ByteDance:

se la società non venderà TikTok a un soggetto indipendente dal controllo del Governo cinese entro i prossimi mesi, l’app sarà bandita dagli USA. Le conseguenze del ban sarebbero fortissime: 170 milioni di cittadini statunitensi utilizzano la piattaforma cinese, e l’economia statunitense incassa 24 miliardi di dollari l’anno grazie ad essa. Dal canto loro, i vertici dell’app sostengono che la società è svincolata dall’ingerenza della Cina, sottolineando anche che l’amministratore delegato Shou Zi Chew è di Singapore. Accantonando per un momento l’aspetto geopolitico della questione, sempre più evidente, è importante anche riflettere sui social in generale, sulla loro funzione e sui loro effetti.

La nuova trovata di TikTok sembra avere come scopo principale quello di aumentare il tempo che l’utente passa a guardare video sulla piattaforma e a interagire con essa, nonostante la capacità attrattiva di questo social in particolare sia già elevatissima. Moltissime persone provano sulle proprie retine e sul proprio cervello l’effetto alienante dei feed infiniti dei social (non solo TikTok, sia chiaro, ma anche Instagram, FaceBook e molti altri), e le costanti innovazioni non fanno che rendere più difficile staccarsi dallo schermo, o non ritornarci dopo poco. Ci si potrebbe dunque chiedere, un pomeriggio sprecato su TikTok vale 36 centesimi?

Beatrice Lanza
Amo creare playlist per ogni situazione e inventare teorie sociologiche di sana pianta. Le storie raccontate bene sono da sempre una delle mie cose preferite. Nel tempo libero studio giurisprudenza alla Statale.

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