Il 7 maggio Vladimir Putin ha giurato per la quinta volta come Presidente della Federazione Russa, a seguito di un’altra contestata elezione senza veri concorrenti, all’ombra della morte di Andrey Navalny e soprattutto nel segno del referendum costituzionale del 2020, il quale tecnicamente permetterebbe a Putin, con le nuove regole, di rimanere al potere fino al 2036.
Nonostante un quinto mandato presidenziale sia un segno di continuità della linea politica russa, dove la stabilità viene vista come un principio cardine, vi sono stati dei cambiamenti importanti. Il principale di questi è la sostituzione dopo oltre 12 anni del ministro della Difesa Sergei Shoigu, in carica dal 2012.
Al posto di Shoigu, da sempre uno strettissimo collaboratore di Putin, è stato nominato l’economista Andrei Belousov, 65 anni, ex vice primo ministro dal 2020 e uno dei consiglieri economici più fidati del presidente.
Belousov era già apprezzato dal Cremlino per le dimostrate capacità di aggirare le sanzioni occidentali e per il successo nella stabilizzazione dell’economia del paese. Belousov è stato definito prettamente come un tecnocrate, noto per essere uno strenuo difensore degli interessi statali rispetto a quelli del settore privato.
A testimonianza di ciò sono il suo sostegno per una stringente regolamentazione delle imprese russe e la volontà di espandere la presenza statale nell’economia nazionale. Le visioni di Belousov si allineano con quelle di Putin stesso, fautore di un approccio statocentrico ed isolazionista in ambito economico.
Belousov spicca innanzitutto per la sua mancanza di esperienza militare, la quale appare a prima vista controproducente visto l’attuale ed esteso impegno russo in Ucraina e non solo. Va sottolineato come anche il suo predecessore Shoigu non abbia avuto nessuna esperienza nell’esercito prima di diventare ministro della difesa, avendo ricoperto inizialmente gli incarichi di ministro per le emergenze e di governatore dell’oblast di Mosca.
La pratica di avere funzionari civili alla guida del ministero della difesa è un trend assodato nei paesi democratici, ma in Russia ciò accade per un motivo diverso, ovvero per la diffidenza con cui il Cremlino guarda alla leadership militare in posizioni di potere.
Shoigu deteneva comunque il grado di generale a causa del suo precedente ruolo come ministro delle emergenze. Difatti, la protezione civile in Russia aveva una struttura militare ereditata dal periodo sovietico durante il quale era alle dipendenze dirette del ministero della Difesa.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che Shoigu diventerà il nuovo capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza russo, sostituendo Nikolai Patrushev, un altro uomo fidato di Putin. Patrushev è stato nominato assistente del presidente, mentre non è chiaro se il suo nuovo lavoro costituisca un demansionamento di ruolo o meno.
La nuova posizione di Shoigu nel Consiglio gli permette comunque di rimanere dentro la cerchia ristretta del potere, ma certamente senza l’influenza e l’autorità di cui godeva in precedenza in quanto attualmente non controlla direttamente le forze armate o un’agenzia di sicurezza.
La giustificazione per la sostituzione di Shoigu con Belousov è stata presentata come la conseguenza delle enormi spese che la Russia sta sostenendo per la sua invasione dell’Ucraina, la quale da febbraio 2022 a febbraio 2024, ha avuto un costo stimato di 211 miliardi di dollari.
Attualmente quasi un terzo dell’intero bilancio federale russo, per una cifra pari a circa 370 miliardi di euro, è stato assegnato alla difesa nazionale e alle forze armate.
Queste non sono attive solamente in Ucraina, ma anche in altri teatri in cui la Russia sta cercando di affermare un proprio ruolo da protagonista. Esempio di ciò è l’Africa, con contingenti russi presenti, tra gli altri, in Burkina Faso, Libia, Chad e Niger.
La spesa intensiva del governo per le forze armate ha sovralimentato l’economia russa, la quale da una parte ha registrato tassi di crescita positivi, ma ha aumentato il rischio di un “surriscaldamento” economico che andrebbe ad inficiare su salari e inflazione.
Appare improbabile che Belousov avrà influenza sulle decisioni militari, mentre le sue competenze si concentreranno sul supervisionare il crescente budget che il Cremlino spende per tutto ciò che è collegato all’apparato militare, dai missili agli stipendi dei soldati. In generale la nomina di Belousov è stata valutata in ambienti russi come un fatto positivo.
Partendo da queste premesse, più contabili che strategiche, è stato quindi deciso di mettere in carica un economista come Belousov, soprattutto per tenere sotto controllo non solo la spesa, ma anche i fenomeni ad essa collegati.
Difatti il ministero della Difesa russo è stato di recente travolto da una serie di scandali di corruzione, i quali hanno portato all’arresto del viceministro della difesa Timur Ivanov a fine aprile, assieme al capo del personale Yuri Kuznetsov ad inizio maggio.
L’arresto di Ivanov e Kuznetsov e la sostituzione di Shoigu sembrano essere un segnale per cui il Cremlino, dopo aver chiuso un occhio sulla corruzione che è sbocciata insieme alla spesa militare (e non solo), voglia iniziare una campagna di razionalizzazione delle spese. Il fatto che Belousov non sia mai stato implicato in questioni inerenti fatti di corruzione può sicuramente aver giovato alla sua attuale nomina.
La corruzione all’interno del ministero della difesa, però, non è l’unica motivazione che può aver spinto a sostituire Shoigu.
Quest’ultimo, infatti, è stato precedentemente accusato da molti di essere uno degli artefici della debacle militare russa in Ucraina, soprattutto durante gli stadi iniziali dell’invasione, causata da truppe mal addestrate, mal equipaggiate e mal comandate.
Le critiche verso Shoigu, trasformato nel parafulmine del fallimento russo, erano culminate in maniera violenta a giugno 2023, quando il capo della formazione mercenaria Wagner, l’oligarca Yevgeny Prigozhin, si era ammutinato assieme ai suoi uomini e aveva iniziato a marciare verso Mosca.
Prigozhin chiedeva la rimozione di Shoigu in seguito alla mancanza di supporto da parte del ministero della Difesa e dell’esercito russo nei confronti delle formazioni Wagner in Ucraina. Il fallito ammutinamento di Prigozhin, morto ad agosto 2023 in un incidente aereo, non aveva fatto vacillare la posizione di Shoigu, ma sicuramente può essere annoverato tra le motivazioni che hanno portato alla sua rimozione post-elettorale.
Va notato come un altro obiettivo frequente delle critiche verso l’apparato militare russo, il generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore delle forze armate, sia per il momento ancora al suo posto.
La sostituzione di Shoigu con Belusov può essere analizzata anche come un segnale circa la direzione che la guerra prenderà per la Russia.
A causa dei ritardi nella fornitura di armamenti e munizioni a Kyiv l’esercito russo sembra aver ripreso l’iniziativa, come testimoniato dalla recente offensiva russa contro Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina.
La strategia russa si era già modificata dopo la fallita guerra lampo iniziale e la trasformazione dello scontro in un conflitto di logoramento in cui la disponibilità di risorse, mezzi e uomini dettano il ritmo dei combattimenti quasi più delle strategie e dei piani elaborati dai comandi militari di ambo gli schieramenti. Con la nomina di Belousov si può vedere l’ufficializzazione anche a livello esecutivo del nuovo assetto offensivo russo, con il settore produttivo del paese già in stato di economia di guerra e quindi ampiamente dedito allo sforzo bellico.
Belousov, in questa prospettiva, sarebbe stato messo a capo del ministero della Difesa per gestire meglio le risorse economiche russe, puntando sul logoramento ucraino e sui ritardi delle forniture di armi ed equipaggiamenti per Kyiv da parte dell’Occidente, per vincere l’iniziativa sul campo di battaglia.
La nomina di Belousov, arrivata nel terzo anno di guerra tra Russia e Ucraina, sembra dunque essere l’indicazione principale di come Putin si stia preparando ulteriormente ad un conflitto dall’orizzonte temporale sempre più lungo.
Articolo di Lorenzo Pellegrini.