
Uno dei dilemmi più difficili nella vita di un cinefilo è scegliere tra l’originale e il remake. Attraverso i remake, i film originali possono essere attualizzati, come nel caso di Scarface o Cape Fear, o rimanere uguali, come nel caso di Amityville.
Le due versioni di Cape Fear sono tratte dal libro di John D. MacDonald Il promontorio della paura del 1958, edito in Italia dalla casa editrice Mattioli 1885.
Il titolo fa riferimento al fiume Cape Fear, situato nel Nord Carolina, dove la storia è ambientata, che sfocia nell’oceano Atlantico vicino all’omonimo promontorio.
La prima versione de Il promontorio della paura, è stata diretta da J. Lee Thompson (I cannoni di Navarone) nel 1962, con protagonisti Robert Mitchum (El Dorado) e Gregory Peck (Vacanze Romane), il primo nei panni del criminale Max Cady e il secondo è l’avvocato Sam Bowden.
Nel 1991 Martin Scorsese (The Irishman) realizzò uno dei remake migliori nel mondo del cinema, Cape Fear – Il promontorio della paura, in cui Max Cady e Sam Bowden furono interpretati rispettivamente da Robert De Niro (Risvegli) e Nick Nolte (Warrior).

La trama e le differenze tra il 1962 e il 1991
La trama dei film cambia leggermente: Max Cady dopo 14 anni in carcere, per stupro, viene rilasciato e il suo obiettivo è quello di vendicarsi. Questo sentimento ha ragioni diverse: nell’originale, l’avvocato Sam Bowden è stato decisivo come testimone all’udienza di incarcerazione di Cady. Nel remake, invece, l’avvocato è il difensore del cattivo che non ha fatto abbastanza per aiutarlo. Quindi, Cady inizia a perseguitare Bowden e la sua famiglia, avvelenando il cane e seguendo la figlia, una vendetta lenta e logorante.
Ci sono poche ma rilevanti differenze tra le due versioni. La prima è la cattiveria del protagonista: Mitchum ha consegnato al suo cattivo un’intensità diabolica a differenza del collega Robert De Niro, che è più sadico e minaccioso che diventa un ponte tra un animale e il superuomo della filosofia di Nietzsche. Cady, infatti, ha passato gli anni di galera a scolpire il corpo e a studiare materie giuridiche. In cella, in una scena, sono visibili foto di Nietzsche, Stalin, supereroi Marvel e pile di libri tra Bibbia, manuali di giurisprudenza e opere del filosofo.
La differenza è data dal periodo in cui i due film sono stati realizzati.
Nel 1962 le scene veramente violente come l’aggressione di una donna conosciuta in un ristorante da parte di Cady sono solo percepite attraverso un gioco di ombre e grazie alla musica usata nella scena. Nel 1991, invece, le scene sono del tutto esplicite e brutali.
Inoltre, cambia anche l’aspetto fisico dei due attori: Mitchum ha un fisico comune che cerca di mettere in vista gonfiando il petto quando non ha la camicia. De Niro, invece, si è allenato duramente per raggiungere una forma fisica imponente a cui ha apposto dei tatuaggi. Soprattutto, ha pagato 5.000 dollari un dentista per farsi limare i denti così da apparire più inquietante, per poi pagarne altri 20.000 circa per farseli ricostruire.
Max Cady è il nemico esterno che mina la tranquillità e la normalità di una famiglia: i Bowden, sono così costretti ad abbandonare l’etica, la razionalità e il bene per regredire alla ferocia e al male.
L’avvocato, infatti, per proteggere la moglie e la figlia dal criminale, si mette sullo stesso piano di Cady. Usa la sua famiglia come esca e combatte a corpo a corpo nel fango con quest’ultimo.
Barry Gifford, critico cinematografico, all’uscita del film originale si pose in netto contrasto con le altre recensioni che giudicavano disgustosa e intollerabile la minaccia sessuale del film. Gifford, infatti, definiva Max Cady di Robert Mitchum un angelo della morte, con il compito di seminare il dubbio tra gli uomini.
Il critico nel 1990 ambientò il suo libro Cuore selvaggio, poi adattato per il grande schermo da David Lynch (Dune-1984) con protagonisti Nicolas Cage (Face Off) e Laura Dern (Jurassic Park), proprio in un paese chiamato Cape Fear.
Un’altra differenza è nella famiglia Bowden: nel primo film rispecchia quella del libro, coesa e solida cioè la classica famiglia statunitense. Invece, nel remake è una famiglia disfunzionale: tradimenti, conflitti e dissapori sono la quotidianità, infatti la figlia cerca le attenzioni che non riceve dai genitori al di fuori della famiglia, anche a livello sessuale.
Scorsese, a differenza di Thompson, descrisse una classe medio-alta statunitense sgradevole.
Il cast stellare del 1962 riproposto nel 1991
I cast di entrambi i film sono stellari. Nell’originale, ad accompagnare Robert Mitchum e Gregory Peck ci sono Polly Bergen (Venti di guerra) nei panni della moglie di Sam Bowden e Lori Martin (La caccia) è la figlia Nancy.
Nel remake di Scorsese, oltre a Robert De Niro e Nick Nolte, ci sono Jessica Lange (Tootsie) che interpreta la moglie dell’avvocato e Juliette Lewis (Dal tramonto all’alba) è Danielle, la figlia.
Inoltre, nel remake sono presenti anche Robert Mitchum e Gregory Peck, rispettivamente, il tenente Elgart che si occupa del caso e l’avvocato Lee Heller dell’istanza cautelare in difesa di Max Cady. È presente, anche, Martin Balsam (Psycho) che nel 1962 interpretava il capo della polizia Mark Dutton, nel 1991 era il giudice dell’istanza cautelare.
Il film del 1991 avrebbe potuto avere la firma di Steven Spielberg, il quale però rifiutò dopo aver girato Schindler’s list, rimanendo nei panni di produttore ma senza farsi accreditare nei titoli di coda.
Cape Fear negli anni è diventato un cult: in particolare, Max Cady è uno dei migliori villain nella storia del cinema.
Matt Groening, creatore dei Simpson, ha dedicato una puntata della quinta stagione al film del 1991, in cui Telespalla Bob in versione più comica veste i panni di Max Cady cercando vendetta contro Bart Simpson.

Un thriller con degli aspetti horror immersi in un noir perfetto. Il promontorio della paura del 1962 si inserisce in quel gruppo di film che, in quegli anni, davano l’opportunità al pubblico di vedere sul grande schermo storie fino a quel momento solo lette. Dello stesso anno è anche Il buio oltre la siepe, con Gregory Peck.
Invece, il film del 1991 è al secondo posto, dopo Scarface, tra i remake meglio riusciti e che hanno fatto scuola. È cruciale per comprendere come interpretare e attualizzare un film senza eliminare la sostanza della storia ma cambiando alcuni caratteri dei protagonisti. Scorsese, come sempre, è riuscito a far appassionare il pubblico degli anni ‘90 ad una storia scritta circa quarant’anni prima e vista al cinema negli anni ’60.