Team Spandau Ballet o team Duran Duran? L’interrogativo che faceva impazzire gli anni ‘80. Le due band inglesi che hanno fatto ballare e fanno tutt’ora ballare intere generazioni. Se i Duran Duran sono resistiti ai decenni, gli Spandau, invece, si sono sciolti dopo diatribe interne che hanno portato i fratelli Kemp e Tony Hadley in tribunale.
Nel 1980 esce To cut a long story short, primo singolo della band che si posiziona immediatamente in quinta posizione nella classifica inglese e anticipa il loro primo album Journeys to glory. Il quale ha portato il gruppo da un suono punk, che ha caratterizzato gli anni ‘70 inglesi, al movimento new romantic, sottogenere della musica new wave e synthpop.
Gary Kemp e Steve Norman decisero di formare una band nel 1976 dopo essere andati ad un concerto dei Sex Pistols, band punk rock britannica, a cui si aggiungono alcuni compagni di scuola: John Keeble, il batterista, Tony Hadley, voce del gruppo e Michael Ellison, al basso, poi sostituito da Richard Miller nel 1977 e un anno dopo dal fratello minore di Gary, Martin Kemp. Il nome Spandau deriva da una città vicino a Berlino, che fino al 1987 era famosa per il penitenziario che deteneva i nazisti condannati dal tribunale di Norimberga, demolito per non farne una meta per movimenti neonazisti. Ballet, invece, riprende gli spasmi degli impiccati. Fu, quindi, Robert Elms, dj per Bbc Radio London, che lo suggerì ai membri della band dopo averlo letto in un bagno di una discoteca berlinese.
Vince Clarke, tastierista dei Depeche Mode, si è ispirato al singolo degli Spandau per scrivere Just can’t get enough. I quali anticipano, nuovamente, i Depeche Mode con Musclebound.
Nel 1983 gli Spandau raggiungono il successo in Inghilterra e in tutta Europa e cambiano, ulteriormente, il loro suono approdando al blue-eyed soul con il singolo True e l’omonimo album, grazie alla voce di Tony Hadley che arriva alle note del soul e dello swing. La canzone scritta da Gary Kemp contiene diversi riferimenti al libro Lolita di Vladimir Nabokov e rimane al primo posto della UK Singles Chart per quattro settimane. Sei anni dopo la band pubblica una delle canzoni più belle degli anni ‘80 Through the barricades, che si ispira al romanzo Romeo e Giulietta di William Shakespeare, in cui una coppia di innamorati con credi religiosi opposti sfidano le famiglie per vivere in una terra di nessuno. Gary Kemp, nella scrittura è stato ispirato dalla morte nel 1983, a soli 23 anni, di Thomas Reilly, ragazzo cattolico amico della band, ucciso da un soldato a Belfast con dei colpi di arma da fuoco alla schiena, che inasprirono ulteriormente le violenze. Una situazione descritta in modo perfetto da Kenneth Branagh nel suo film Belfast.
Through the barricades è, quindi, un inno alla pace che ripercorre la guerra civile che imperversava nell’Irlanda del Nord tra cattolici e protestanti, in particolare nella provincia irlandese di Ulster. Infatti, i due ragazzi sono nati «on different sides of life» ma vivono e sentono il conflitto nello stesso modo, per cui cercano di incontrarsi attraversando il confine e danzando in strada.
I protagonisti pensano di appartenere alla razza umana senza distinzione di religione, ma così non è perché sono solo un altro caso limite.
Uno dei versi più belli di questa canzone è il terz’ultimo «I don’t know where love has gone and in this troubled land desperation keeps us strong» in cui i due innamorati vivono in una terra problematica dove l’amore è fuggito e ciò che mantiene le persone forti è la disperazione di non aver nulla da perdere e allo stesso tempo tutto da fare.
Il singolo è rivolto a qualsiasi guerra e a qualsiasi muro o barricata che per religione, ideologie o politiche dividono l’umanità e producono violenza. L’antagonismo americano-sovietico e il muro di Berlino, la guerra russo-ucraina e quella tra la Palestina e Israele.
Il sesto e ultimo album della band è Heart like a sky, durante il quale le tensioni tra i membri si inaspriscono portando la band a separarsi e i componenti iniziano delle carriere da solisti.
Nel 2009, però, i componenti hanno deciso di riunirsi annunciando il nuovo album Once More e il successivo omonimo tour mondiale, che ha riunito tutti i fan degli Spandau Ballet per l’ultima volta e ha portato nel 2014 ad un docu-film intitolato Soul boys of the western world, il quale ripercorre tutta la vita della band. Nel 2017, dopo diverse separazioni e riunioni Tony Hadley, però, ha deciso di mettere un punto e lasciare definitivamente la band, annunciandolo tramite un tweet.
Tony Hadley, dopo la separazione dalla band, ha collaborato con Caparezza in Goodbye Malinconia ed è in tour in questi mesi con The big swing tour, approdato anche in Italia a Padova, Milano e Ancona cantando pezzi storici swing di Tony Bennett, Dean Martin o Frank Sinatra, come Fly me to the Moon, That’s life e My way. Oltre alle canzoni più importanti degli Spandau Ballet, fra tutte, ha interpretato con un nuovo arrangiamento Through the barricades che, il 19 maggio al Teatro degli Arcimboldi (Milano), ha introdotto con un breve monologo in cui esortava la fine delle guerre, per far diventare il mondo un posto dove domina l’amore e la pace, così come la canzone racconta.