Del: 10 Luglio 2024 Di: Redazione Commenti: 0

Nella mattina dello scorso 24 giugno, Julian Assange ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dopo aver avuto concessa la libertà su cauzione dall’Alta Corte di Londra. A seguito di 1901 durissimi giorni di prigionia e battaglie legali, isolato per 23 ore al giorno per 5 anni in una cella di 2×3 metri quadrati, ha deciso infatti di dichiararsi colpevole di un reato correlato al suo ruolo nel caso della fuga di dati sensibili tramite la piattaforma WikiLeaks, di cui è anche fondatore. Il patteggiamento ottenuto gli consentirebbe di essere condannato a 64 mesi di carcere equivalenti ai 5 anni trascorsi nella prigione londinese e, quindi, di evitare l’estradizione negli USA.

Si tratta di una vittoria sofferta, giunta al termine di un processo tortuoso: personaggio estremamente divisivo, Assange è additato da molti come un uomo pericoloso alla ricerca di notorietà, mentre per altri è un valoroso combattente per la verità.

Per fugare ogni dubbio, ecco una cronologia degli eventi più importanti della sua vita.

Julian Assange nasce il 3 luglio 1971 a Townsville, nel Queensland, in Australia. Ragazzo dal forte senso di indipendenza, a causa dei numerosi traslochi dovuti all’attività della compagnia teatrale dei genitori, si è costruito un’istruzione grazie alle diverse biblioteche cittadine che ha incontrato sul suo percorso. Dopo essere diventato programmatore a 16 anni, entra a far parte di un gruppo di hacker chiamato “International subversives” sotto lo pseudonimo di Mendax (dalla frase di Orazio “magnificamente mendace” ndr). A soli 21 anni riceve 24 capi di accusa inerenti alla pirateria informatica da parte della polizia federale australiana, venendo poi scagionato su cauzione. È diventato padre all’età di 18 anni e in seguito si è specializzato in fisica, matematica e filosofia.

Il caso WikiLeaks, una linea temporale


2006: la fondazione — Nel 2006 nasce WikiLeaks, un’organizzazione senza scopo di lucro che pubblica documenti sensibili forniti da fonti anonime e whistleblowers: l’idea dietro al sito è quella di promuovere la diffusione e l’analisi di documentazione riservata di governi e istituzioni al fine di ottenere una maggiore trasparenza da parte degli organismi statali e mantenere in salute, così, la democrazia. Assange, che fu caporedattore e promoter del sito, e che si definisce anarchico e critto-attivista, è infatti attivo nella lotta contro il controllo delle informazioni.

Durante la sua attività in WikiLeaks sono stati pubblicati documenti relativi a vari scandali politici: dalla gestione del campo di prigionia di Guantánamo, a informazioni sull’equipaggiamento militare americano durante la sanguinosa guerra in Afghanistan, nel quadro della quale sono emersi dettagli sconcertanti, come massacri di civili e attività di sostegno militare al Pakistan.

“Tre cose non possono essere nascoste a lungo: la luna, il sole e la verità.”

Tratta da Siddharta, è la frase presente nella prima pagina di WikiLeaks

2010: la svolta — Lungo l’arco del 2010, diventarono di pubblico dominio più di 251.000 documenti diplomatici statunitensi bollati come “confidenziali”; tra i più importanti troviamo il video Collateral Murder (aprile 2010), che ritrae l’omicidio di obbiettivi non militari, tra cui due giornalisti di Reuters, a Baghdad, diari delle guerre in Afghanistan e Iraq (luglio e ottobre 2010) e Cablegate (novembre 2010). 

Nel frattempo, nell’agosto 2010, viene emesso un mandato di arresto nei confronti di Assange con l’accusa di stupro (archiviata poi nel 2017 ndr), negata dallo stesso Assange, che la ritiene solo un escamotage per estradarlo negli Stati Uniti a causa della diffusione di dati sensibili, ciò confermato dall’assenza di prove a suo carico.

Il 28 novembre del 2010, grazie all’aiuto dell’analista Chelsea Manning, vengono intercettati e diffusi su WikiLeaks documenti militari riservatissimi, relativi a crimini di guerra compiuti dagli Stati Uniti in Afghanistan. Il giorno seguente a questa pubblicazione, il procuratore generale australiano afferma l’intenzione della nazione di investigare sulle attività di Assange.

Il 30 novembre 2010, l’Interpol inserisce Julian Assange nella worldwide wanted list con l’accusa di crimini di stampo sessuale.

Il 7 dicembre 2010, il fondatore di WikiLeaks viene arrestato, dopo essersi presentato spontaneamente negli uffici di Scotland Yard. Viene emessa poi dalla Svezia una richiesta di estradizione negli Stati Uniti, dove dovrà  essere processato per spionaggio, rischiando non solo l’ergastolo (la pena comporterebbe circa 175 anni di carcere ndr), ma anche la pena di morte.

A seguito dell’approvazione della richiesta di estradizione, Assange fa ricorso contro quest’ultima e chiede asilo politico in Ecuador come perseguitato: l’appoggio del governo di Rafael Correa, nel 2012, gli permetterà di rimanere confinato nell’ambasciata britannica dell’Ecuador per 7 difficili anni, dove combatterà con alcuni problemi di natura psichica.

2016: Il caso Russiagate — Durante le primarie statunitensi, WikiLeaks diffonde alcuni memo di proprietà di Hillary Clinton dai quali si desume la connivenza degli Stati Uniti nei confronti dell’appoggio economico che l’Arabia Saudita e il Qatar hanno fornito all’ISIS. Ciò ha contribuito notevolmente alla sconfitta del Partito Democratico, portando dunque alla vittoria il candidato repubblicano Trump. Scoppia il caso Russiagate: l’intelligence americana sospetta il Cremlino di interferenze nelle elezioni del 2016. Il figlio maggiore di Donald Trump, Donald Trump Jr. avrebbe richiesto a WikiLeaks di ottenere informazioni riservate su Hillary Clinton, la concorrente del padre alla presidenza degli Stati Uniti. Ma da dove venivano queste informazioni? Alcuni mesi prima dello scandalo, la deputata repubblicana Dana Rohrabacher aveva proposto al futuro presidente degli Stati Uniti di offrire l’immunità ad Assange in cambio di non rivelare che fosse stata la Russia a fornire il materiale agli hacker di WikiLeaks. Da qui un cambio di sguardo da parte del pubblico progressista, che volta le spalle a uno dei suoi eroi per la libertà di stampa.

Il secondo mandato di arresto

Nel 2019 è reso noto che durante gli anni in ambasciata, Assange era sottoposto a continui controlli video e audio, il tutto all’oscuro del governo dell’Ecuador. L’asilo politico viene successivamente revocato e il giornalista viene prelevato a forza dall’ambasciata, e condotto in carcere a Londra. Il motivo della revoca sarebbe da attribuire ai cambi al vertice operati da Lenín Moreno, eletto presidente dell’Ecuador nel 2017.

Assange viene poi condannato a trascorrere circa 1 anno nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh  per aver violato i termini della libertà su cauzione in seguito dell’accusa di stupro in Svezia, e allo stesso tempo gli USA aprono un’inchiesta sulle fughe di notizie di Chelsea Manning e lo accusano di violazione dell’espionage act (1917 ndr).

La liberazione 

Durante il difficile percorso legale di Assange furono moltissime le personalità che si mossero a favore del giornalista: nel 2019 l’ex magistrato Ingroia si appellò al governo italiano affinché concedesse asilo politico ad Assange, unendosi al supporto attivo di molte celebrità come ad esempio, la stilista britannica Vivienne Westwood e il musicista Roger Waters. Finalmente, nel 2020 l’assemblea parlamentare del consiglio d’Europa approva un emendamento che riconosce tutti i provvedimenti presi contro l’autore come una pericolosa minaccia per la libertà di espressione dei giornalisti. 

Nel febbraio dello stesso anno alcuni parlamentari australiani premono perché il Regno Unito revochi il mandato di estradizione; inizia una settimana di udienze devastante per Assange, che è costretto all’isolamento continuo, senza pssibilità di comunicare correttamente con i suoi avvocati durante il processo (ciò consentirà al giornalista di appellarsi all’IBAHR), che si conclude con la revoca del mandato di estradizione del 2021 da parte del Regno Unito, che reputa Assange a rischio suicidio. Il mandato viene poi ristabilito nel 2023: resta solo una possibilità, il ricorso d’urgenza a 24h dal verdetto, che viene accolto.

Nel giugno 2024 vengono fissate, a Londra, due udienze riguardanti l’impossibilità di un giusto processo nei confronti di Assange, che ha appunto diritto ad appellarsi al primo emendamento della costituzione americana che tutela la libertà di espressione, a fronte dell’accusa di spionaggio basata sull’oramai obsoleto espionage act.

24 giugno 2024 — Oggi Assange è finalmente libero.

Articolo di Alice Pozzoli

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