La recente e tragica morte di Satnam Singh, un bracciante di origine indiana, ha riportato all’attenzione pubblica le condizioni disumane in cui lavorano molti migranti. Singh è deceduto il 19 giugno dopo un terribile incidente sul lavoro e questo episodio evidenzia l’urgenza di affrontare il problema del caporalato in modo sistematico e risolutivo.
Il bracciante è rimasto vittima di un grave incidente nell’azienda agricola Lovato di Latina, mentre lavorava con un macchinario avvolgiplastica che gli ha tranciato un braccio. Invece di chiamare immediatamente i soccorsi, il datore di lavoro, Antonello Lovato, ha deciso di trasportare Singh su un furgoncino, scaricandolo davanti alla sua abitazione e abbandonando il braccio tranciato in una cassetta per la frutta.
La moglie di Singh, Sony – il cui cognome non è stato reso pubblico a tutela della privacy – impiegata nella stessa azienda, ha implorato invano di chiamare un’ambulanza: a lei e ai colleghi era infatti stato sequestrato il cellulare per impedire loro di chiamare i soccorsi. Singh è stato successivamente ricoverato all’ospedale San Camillo di Roma, dove è deceduto a causa delle gravissime ferite.
Inizialmente accusato di omicidio colposo, lesioni colpose e omissione di soccorso, Antonello Lovato è stato recentemente arrestato dai carabinieri di Latina per omicidio volontario con dolo eventuale.
Questa aggravante è stata decisa perché le indagini hanno confermato che Singh sarebbe potuto sopravvivere se fosse stato subito soccorso.
Il caporalato è una pratica di sfruttamento del lavoro che affligge il settore agricolo italiano da decenni e ha radici profonde nella storia italiana, risalendo all’epoca post-unitaria quando il latifondo meridionale necessitava di manodopera stagionale. I “caporali” erano intermediari che reclutavano lavoratori, spesso con promesse di buone condizioni e paghe decenti, che poi non venivano mantenute.
Questa pratica si è evoluta nel tempo, adattandosi alle nuove dinamiche sociali ed economiche, e continua a prosperare nelle aree rurali dove la manodopera è spesso composta da migranti vulnerabili. Diffuso principalmente nelle regioni del Sud Italia, come Puglia, Calabria e Sicilia, ma presente anche in altre aree del paese e in particolar modo nel Nord, il caporalato coinvolge lavoratori spesso migranti senza contratto, costretti a lavorare in condizioni disumane, con paghe misere, orari estenuanti e senza le adeguate misure di sicurezza. La presenza della criminalità organizzata e la carenza di controlli efficaci contribuiscono a mantenere e aggravare questo fenomeno.
Dopo la tragedia, sono iniziate le mobilitazioni. Il 25 giugno, Flai Cisl e Uila, insieme agli operai indiani locali, hanno indetto uno sciopero, sottolineando la necessità di interventi urgenti per la sicurezza sul lavoro.
Appello la cui necessità è stata purtroppo confermata ulteriormente dalla morte, pochi giorni dopo lo scandalo di Latina, di altri due giovani sul lavoro: Valerio Salvatore, elettricista 29enne caduto da un capannone a Campoleone, e Bocar Diallo, operaio 31enne vittima di un’esplosione in azienda di Bolzano. Il 22 giugno, Flai Cgil ha organizzato una manifestazione a cui hanno partecipato Elly Schlein e Nicola Fratoianni.
Entrambe le sigle sindacali concordano sulle richieste rivolte al governo, che però sembra ancora inerte nella lotta al caporalato. Dopo la morte di Singh, i sindacati si sono rivolti ai ministri del Lavoro e dell’Agricoltura, Marina Calderone e Francesco Lollobrigida, chiedendo la concessione di permessi di soggiorno immediati ai lavoratori stranieri che denunciano i propri datori di lavoro, punto evidenziato dalla segreteria della Uila, Enrica Mammucari.
Sebbene il governo non abbia accettato questa richiesta, ha mostrato apertura verso la revisione del sistema dei flussi, l’introduzione di un prezzo minimo per i prodotti agricoli e la promozione di un maggior controllo sulle imprese.
Oltre a ciò, la morte di Singh ha suscitato forti reazioni da parte di sindacati, politici e organizzazioni della società civile.
La Regione Lazio ha dichiarato che parteciperà come parte civile al processo contro i responsabili e si farà carico delle spese funerarie. Coldiretti ha chiesto «pene severe e rigorosi controlli» per combattere il lavoro nero e lo sfruttamento. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha definito l’accaduto un «atto di barbarie» e ha promesso un impegno per perseguire i responsabili. La sindaca di Latina, Matilde Celentano, ha proclamato il lutto cittadino ed esposto la bandiera a mezz’asta per esprimere vicinanza ai famigliari di Singh.
Il ministro Francesco Lollobrigida ha invece commentato: «Una delle cose emerse dalla riunione è che in queste situazioni accade un fatto: la criminalizzazione di uno degli anelli della filiera. Al decesso di un operaio per colpa di un criminale, si criminalizzano le imprese agricole. Queste morti dipendono da criminali, non dal sistema delle imprese agricole». Il ministro degli Esteri Tajani alla Camera ha dichiarato di aver chiesto il rilascio dei visti per i familiari di Singh.
Per contrastare il caporalato, l’Italia ha introdotto diverse leggi, tra cui la Legge n.199 del 2016, che inasprisce le pene per i caporali e introduce strumenti per la tutela dei lavoratori.
Le misure includono la sanzionabilità del datore di lavoro, l’attenuante in caso di sua collaborazione con le autorità, l’arresto obbligatorio in caso di flagranza di reato e il rafforzamento dell’istituto della confisca. La riformulazione della fattispecie penale ora prevede una reclusione da 1 a 6 anni e una multa tra i 500 e i 1000 euro per ogni lavoratore reclutato.
A queste misure, se ne aggiungono altre di supporto alle vittime, quali l’assegnazione al fondo anti-tratta.
A febbraio 2020 è stato poi approvato, dal Tavolo caporalato, un piano di azione triennale per gli anni 2020-2022, che coinvolge diversi attori istituzionali. Oltre a promuovere lo studio del fenomeno, il piano prevede iniziative per tutelare le vittime e garantirne il reinserimento lavorativo. Sempre nel 2020, il decreto rilancio (34/2020) ha introdotto una sanatoria il cui scopo è facilitare la regolarizzazione di un certo numero di persone immigrate in Italia, principalmente lavoratori in agricoltura.
Diverse organizzazioni, come Libera e Terra!, lavorano per supportare i lavoratori sfruttati e promuovere un’agricoltura sostenibile; progetti come la Carta di Matera mirano a creare consapevolezza e a sviluppare strategie condivise per combattere il caporalato.
Anche l’Unione Europea sostiene vari progetti per migliorare le condizioni di lavoro e favorire l’integrazione dei migranti, come il progetto Agri-Platform, che mira a migliorare la tracciabilità dei prodotti agricoli e garantire migliori condizioni di lavoro.
L’ultima notizia sull’azienda di Latina è preoccupante: il titolare della cooperativa per cui lavorava Satnam Singh, Renzo Lovato, è indagato da cinque anni per caporalato. Le accuse riguardano il sottoporre i lavoratori a «condizioni di sfruttamento», violando «le normative sull’orario di lavoro, sicurezza, igiene» nonché fornendo alloggi inadeguati.
Tutto questo dovrebbe aiutarci capire una questione cruciale: il ruolo fondamentale dei consumatori e degli elettori. Scegliere prodotti certificati e provenienti da filiere etiche contribuisce a ridurre la domanda di prodotti ottenuti attraverso lo sfruttamento. Informarsi sulla provenienza dei prodotti e sostenere aziende che rispettano i diritti dei lavoratori è essenziale. Campagne di sensibilizzazione e boicottaggi possono inoltre esercitare pressione sulle aziende coinvolte in pratiche di sfruttamento.
Ed è ancora più fondamentale esercitare pressione sulla nostra classe politica, affinché garantisca che qualsiasi prodotto messo in vendita non sia frutto di sfruttamento:
il che dovrebbe essere un punto fermo in accordo con lo Stato di diritto. Noi elettori dobbiamo tenere sotto controllo il governo e le opposizioni, ora e in futuro, per assicurarci che siano sempre attivi con fatti o proposte concrete, e non solo parole, soprattutto quando lo scandalo mediatico sarà passato.
Se noi elettori trascuriamo di vigilare attentamente sugli esponenti della nostra classe politica, saranno loro i primi a cessare di occuparsi dei nostri interessi.
Stessa importanza hanno gli acquisti che facciamo: se, dopo questo scandalo, continueremo a comprare senza fare attenzione alla provenienza dei prodotti, saremo colpevoli tanto quanto i caporali.