Tra i vari fronti della guerra tra Israele e Palestina, quello tra Israele e Libano continua ad essere uno dei più preoccupanti. Dall’inizio del conflitto tra Israele e Palestina, l’organizzazione paramilitare libanese Hezbollah ha sostenuto Hamas con diversi attacchi verso Israele.
La reazione di Israele è sempre stata immediata, gettando il Paese nella paura di una nuova invasione e una nuova guerra su vasta scala, che determinerebbe una drastica caduta del Libano, Paese già lacerato da una forte crisi politica ed economica.
Il Libano si ritrova oggi nuovamente nello spettro di una guerra: oltre ai vari coinvolgimenti del Libano nella guerra tra Israele e Palestina, il Paese ha più volte subito il dramma delle guerre civili. Dal 1946 in poi lo Stato libanese si è modellato attorno all’idea di uno Stato tollerante, in cui la coesistenza tra diverse identità religiose sarebbe stata possibile: questa particolare caratteristica del “Paese dei Cedri” rappresenterà nella prima fase dopo l’indipendenza un punto di forza, un pilastro di unità attraverso cui creare un’identità nazionale.
Saranno gli anni di splendore del Libano, la cui struttura appariva come l’espressione politica più avanzata del Medio Oriente. Circondata da Paesi in piene dittature militari, la democrazia libanese prospera, favorendo un pacifico, seppur intenso, dialogo tra le diverse fazioni religiose, su argomenti fondamentali come la questione nazionale.
Sono gli anni in cui l’Occidente guarda con speranza al Libano, arrivando a definirlo “La Svizzera d’Oriente”.
La prima crepa per la pace in Libano arriva con la prima guerra arabo israeliana (1948-1949): la vittoria israeliana provocò la “Nakba”, l’esodo di circa 750.000 mila rifugiati palestinesi, di cui una buona parte venne smistata in campi profughi libanesi. Ai profughi palestinesi non vennero riconosciuti diritti civili e politici, sia in Libano che negli altri Paesi arabi: si trattava di una strategia di pressione politica sull’ONU, per rendere evidente la tragedia della popolazione palestinese causata da Israele.
Nonostante questa prima forma di inclusione nel quadro conflittuale della regione, il Libano continuò fino al 1975 a vivere una fase pacifica, basata sul rispetto del cosiddetto “Patto nazionale”, che consisteva nella pratica politica di ripartizione proporzionale delle cariche statali tra i gruppi confessionali: fino al 1958 i maroniti rappresentavano la maggioranza della popolazione, seguiti dai sunniti.
Dal 1958 in poi si aprì una nuova fase, in cui la coesistenza tra gruppi religiosi differenti, che era stato il grande punto di forza del Libano, divenne la sua più grande fragilità, mutando in un fattore di instabilità interna che permetterà a forze esterne di rendere il Libano progressivamente sempre più fragile.
Dopo la Guerra dei sei giorni del 1967, in cui Israele si scontrò con Egitto, Siria e Giordania, il Libano accolse nuovamente un gran numero di profughi palestinesi: lentamente il Libano divenne campo di mobilitazione delle organizzazioni della guerriglia palestinese.
Nel 1971 l’OLP spostò ufficialmente il proprio quartier generale dalla Giordania a Beirut.
La comunità libanese musulmana, sempre più numerosa, tentò di appoggiarsi alla pressione palestinese per ottenere maggior rilievo all’interno del governo, poiché i musulmani rappresentavano ormai la nuova fazione maggioritaria rispetto ai maroniti. Il dialogo pacifico tra i gruppi religiosi che aveva identificato il Libano come la Svizzera d’Oriente si sgretolò lentamente, fino a che le tensioni tra musulmani e cristiani divennero incontrollabili.
Nel 1975 esplose la guerra civile tra le fazioni della destra maronita e la sinistra composta principalmente dai drusi, un gruppo musulmano distinto da sunniti e sciiti. Nello stesso periodo, precisamente nel 1978, Israele invase il Libano seguendo l’operazione Litani, che prevedeva l’occupazione dell’area a sud del fiume Leonte per permettere alle truppe israeliane di distruggere definitivamente le basi dell’OLP presenti sul suolo libanese.
Pochi anni dopo, ancora nel pieno della guerra civile tra maroniti e musulmani, nel 1982, l’invasione israeliana del Libano assunse una dimensione maggiore: con l’operazione “Pace in Galilea” le truppe israeliane arrivarono nei pressi di Beirut. Il governo americano tentò di mediare, raggiungendo un accordo che prevedeva la rinuncia da parte di Israele di occupare la parte occidentale di Beirut, a maggioranza musulmana, in cambio dell’evacuazione dei combattenti palestinesi dell’OLP.
Le truppe israeliane lasciarono definitivamente il Libano solo nel 1985, nonostante si arrivò alla firma dell’accordo per il ritiro delle truppe due anni prima, nel 1983.
Il Libano era gravemente lacerato da anni di conflitto e tensioni interne ancora presenti: la fragilità del Paese dei Cedri favorì le ingerenze di una nuova forza esterna, la Siria, che si propose come “pacificatrice”. Si arrivò nel 1986 ad un accordo che prevedeva il controllo della parte occidentale di Beirut da parte delle truppe siriane che ottennero una sorta di protettorato sul Paese.
Durante gli anni della tragica guerra civile libanese, nacque Hezbollah, movimento politico sciita. Sin da subito assunse il ruolo di “protettore degli oppressi”, primi tra tutti i palestinesi. Hezbollah fu sostenuto sin da subito dall’Iran, riuscendo così a imporsi progressivamente come attore politico piuttosto rilevante fino ad entrare nel 2005 nel governo libanese. Hezbollah, sin dalla sua nascita, eseguì diversi attacchi a danno di Israele, portando negli anni successivi le Nazioni Unite a delineare la “Linea Blu” tra Libano e Israele con l’obiettivo di identificare le violazioni delle due parti.
Nonostante gli sforzi di pace, Hezbollah e Israele condussero nuovamente il popolo libanese nell’incubo della guerra durante l’estate del 2006: l’operazione “Promessa fedeli” di Hezbollah prevedeva un attacco verso Israele con il principale obiettivo di catturare soldati israeliani per poter successivamente scambiarli con miliziani di Hezbollah prigionieri in Israele.
Dopo 32 giorni di conflitto si arrivò al cessate il fuoco con la risoluzione n.1701 delle Nazioni Unite. Le perdite furono numerose da entrambe le parti, eppure sia il movimento Hezbollah sia il governo israeliano cantarono vittoria.
Ad oggi la popolazione libanese, guidata da una classe politica già incapace di far fronte all’enorme crisi economica che ha portato l’inflazione alle stelle, vive ancora l’incubo della minaccia di una nuova guerra su vasta scala tra Israele ed Hezbollah.
BIBLIOGRAFIA
Collotti, E., De Luna, G., Di Nolfo, E., Duroselle, J., Foa, L., Tuccari, F., et al. (2007). La Storia: Vol. 14. Dalla guerra fredda alla dissoluzione dell’URSS, Mondadori.
Bordino, G., Di Motoli, P., Giraudo, L., Martignetti, G., Salvadori, M., Touadi, J., et al. (2007). La Storia: Vol. 15. Il Mondo Oggi, Mondadori.