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Mossad’s hallmark, from Eichmann to Hezbollah
In febbraio il leader di Hezbollah, partito libanese sciita e filo-iraniano, Hassan Nasrallah aveva ordinato ai membri del movimento di sbarazzarsi di tutti i cellulari: «sono agenti di morte». Pare sia stata proprio una telefonata a condannare Fuad Shukr, comandante militare del Partito di Dio ucciso a luglio da un attacco israeliano mirato a Beirut.
Per eludere le sofisticate tecniche di spionaggio israeliane, i vertici di Hezbollah sono quindi ricorsi a metodi più tradizionali, come vecchi strumenti tecnologici privi di connessione a internet. Ma neanche questo è bastato: tra il 17 e il 18 settembre due ondate di esplosioni originate da cercapersone e walkie-talkie hanno colpito miliziani e civili in tutto il Libano e in Siria. Nonostante la contenuta quantità di esplosivo in ciascun dispositivo (da una a due once), i morti sono stati più di trenta e le persone ferite più di duemila.
Secondo alcune ricostruzioni, a scatenare l’esplosione dei pager sarebbe stato un messaggio che avrebbe fatto suonare il dispositivo. Questo ha fatto sì che molti lo prendessero in mano o lo avvicinassero al viso: per questo gli ospedali hanno dovuto far fronte a numerosi danni agli arti e alla perdita della vista di circa cinquecento persone. Israele non ha rivendicato l’attacco, ma tutto punta nella sua direzione: possiede la capacità d’intelligence necessaria per eseguire l’operazione e ha promesso di inasprire i suoi attacchi verso il Sud del Libano per ripristinare l’ordine e riportare a casa gli oltre sessantamila sfollati nell’Alta Galilea.
Secondo le autorità libanesi i cercapersone sarebbero stati manomessi prima della loro distribuzione nel Paese.
E quindi, in che punto della catena manifatturiera è riuscita a infiltrarsi l’intelligence israeliana? I pager AR924 esplosi sono marchiati Gold Apollo, società taiwanese che si è tuttavia dichiarata estranea alla produzione, appaltata alla società ungherese BAC Consulting. Alcuni funzionari israeliani hanno dichiarato al New York Times che l’azienda nata nel 2022 con sede a Budapest è in realtà una società di facciata, creata dai servizi segreti israeliani per produrre cercapersone manipolati da destinare a Hezbollah. Icom, la compagnia che produce i walkie-talkie, invece, si è limitata a dichiarare che i modelli IC-V28, la cui produzione è in stallo dal 2014, sono molto spesso contraffatti.
Non è la prima volta che il Mossad (l’agenzia d’intelligence israeliana specializzata in operazioni all’estero) riesce a stupire con i suoi colpi. È stato il Mossad nel 1960 a scovare, arrestare e trasferire in Israele Adolf Eichmann, gerarca nazista nascosto in Argentina sotto il falso nome di Ricardo Klement. Era stato David Ben Gurion (fondatore e Primo Ministro d’Israele) in persona a ordinarne la cattura, così come era stata la premier Golda Meir a dare l’assenso e a supervisionare un’altra operazione denominata “Ira di Dio” nel 1972, in risposta al massacro di atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco di quell’anno.
In questo caso, l’obiettivo dato al Mossad era quello di eliminare la testa dell’organizzazione terroristica palestinese Settembre Nero: l’azione infatti inizia con l’omicidio a Roma del traduttore Wael Zwaiter e termina nel 1979 con l’assassinio a Beirut del capo Ali Hassan Salameh. Nel corso dell’operazione, viene eliminato a Parigi anche lo scrittore Mahmoud Hamshari, considerato numero due di Settembre Nero. A essergli fatale la telefonata di un finto giornalista: la bomba sotto la sua scrivania, controllata da remoto, è stata attivata proprio dalla chiamata. Sorte simile anni dopo è toccata al membro di spicco di Hamas Yahya Abd al Latif Ayyash, soprannominato “ingegnere” per la sua abilità nel costruire bombe, ucciso nel 1996 da una carica di nitroamina contenuta nel suo cellulare.
Oltre a colpire i leader di Hamas, il Mossad ha negli ultimi anni focalizzato la sua attenzione sul sabotaggio del programma nucleare iraniano.
Nel 2018 il premier Benjamin Netanyahu ha mostrato alcuni dei 55mila documenti riservati e 183 Cd-Rom sottratti dai servizi segreti israeliani da un deposito di Teheran. Nel 2020, poi, il fisico a capo del programma nucleare e generale iraniano Mohsen Fakhrizadeh è stato ucciso da una mitragliatrice controllata da remoto grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale. Israele non ha rivendicato l’assassinio, così come non ha mai reso noto il suo coinvolgimento nel sabotaggio del sito nucleare di Natanz nel 2021: un attacco cibernetico del Mossad avrebbe infatti danneggiato, e in alcuni casi distrutto, le centrifughe del sito nucleare sotterraneo, necessarie per il processo di arricchimento dell’uranio.
Quindi, quanto accaduto in Libano ai miliziani di Hezbollah, per quanto inaspettato, non è stata la prima volta in cui i servizi segreti israeliani hanno scelto di sfruttare e manipolare la tecnologia per servire i propri scopi. Così come non è insolito per il Mossad né confermare né smentire di essere dietro l’operazione. E perfino la scelta di curare anche una certa spettacolarità dell’azione non è nuova.
Ma è il primo caso in cui il raggio d’azione è così ampio e impattante sui civili. E ciò risponde a una precisa strategia: la storia infatti ci insegna che le operazioni dei servizi segreti rispondono sempre alle esigenze dettate dagli esecutivi, da Ben Gurion a Golda Meir, sino ad arrivare a “Bibi” Netanyahu. L’attuale premier è già stato il mandante di una delle più ardimentose, e rovinose, operazioni dei servizi segreti, cioè l’iniezione di veleno nell’orecchio del capo di Hamas Khaled Meshal ad Amman, in Giordania. I due agenti incaricati di portare a termine l’assassinio vengono infatti arrestati e Israele è costretto a concedere al re giordano l’antidoto alla tossina.
Questa volta, però, Netanyahu appare più determinato: e mentre l’Iran riorganizza le fila del suo Asse della Resistenza, vietando dispositivi di comunicazione e verificando la sicurezza della sua apparecchiatura militare, l’esercito israeliano ha compiuto il 23 settembre raid aerei nel Sud e nell’Est del Libano, colpendo 1.300 obiettivi di Hezbollah e causando più di 500 morti, tra cui almeno 30 bambini. Possiamo forse affermare che la singolarità dell’operazione libanese non risiede tanto nelle sue modalità, nei suoi mandanti o nei suoi scopi. Ma saranno le sue conseguenze a rendere drammaticamente unico nel suo genere quest’ultimo colpo dei servizi segreti israeliani