Del: 12 Novembre 2024 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 0

Il 9 gennaio 1993 Jean-Claude Romand uccide sua moglie Florence, i loro figli Caroline e Antoine e i suoi genitori Aimé e Anne-Marie, con il loro cane. Il fatto sconvolge la Francia degli anni Novanta. Romand sembrava un uomo tranquillo, devoto alla sua famiglia e amichevole. Come ben si sa, molto spesso dietro una facciata si nascondono molte più insidie e sofferenze. Nel suo caso si nascondeva un’altra persona, il suo Avversario.

Jean-Claude combatte con il dottor Romand, il suo doppio dalla vita perfetta, un uomo ricco e realizzato nel lavoro. Tutto il contrario di Jean-Claude, fortemente depresso, vittima delle sue bugie.

È cominciato tutto nel periodo universitario. Dopo aver deciso di non presentarsi all’esame per essere ammesso al terzo anno di medicina, Jean-Claude si inventa di avere un linfoma, pensando che un cancro avrebbe sistemato le cose. Sopravvissuto alla malattia, fa credere di essere riuscito a laurearsi – pur non avendo in realtà mai finito l’Università – e di essere diventato un importante ricercatore all’OMS di Ginevra. Non lavorando, Jean-Claude ha bisogno di altri modi per mantenere la propria famiglia: la frode. Insomma, una vita intera costruita su un castello di menzogne che lo porteranno poi a compiere il delitto, inizialmente pensato come un omicidio e un successivo suicidio. Ma Jean-Claude riesce a sopravvivere.

Lo scrittore Emmanuel Carrère, affascinato dalla sua storia, decide di scriverne un libro. Ripercorre i fatti di cronaca, si mette in contatto con gli amici della famiglia Romand e ne segue il processo. Il risultato è contenuto ne L’Avversario pubblicato nel 2000. Le pagine scorrono in maniera ritmica, il lettore viene completamente inglobato da questa vicenda, tanto quanto lo è stato Carrère. Ci si renderà presto conto che non ci si trova di fronte a una cronaca, ma a una vera e propria opera letteraria non finzionale. Perché una persona arriva a compiere questi gesti?

Carrère indaga l’animo e la psiche di Jean-Claude Romand, ne ripercorre i passi, le passeggiate nei boschi e le ore trascorse nei bar o in macchina.

Sembra quasi che, a metà libro, si possa provare dispiacere per Romand, sopraffatto dal suo doppio, avversario di sé stesso. Il dispiacere cadrà subito dopo: Jean-Claude Romand rimane un assassino.

Lo dice lui stesso: «Non sono mai stato così libero, la mia vita non è mai stata così bella. Sono un assassino. La mia immagine agli occhi della società è la peggiore che possa esistere, ma è più facile da sopportare che i miei vent’anni di menzogne». Carrère inizia a scrivere il romanzo nel 1996, si interromperà tre mesi dopo, a novembre. Fatica a trovare una sua collocazione all’interno di questa storia. Si rende conto che c’è il rischio che non riesca a essere obiettivo. Riprenderà due anni dopo.

L’Avversario è un’opera fuori dal comune, unica nel suo genere. Un racconto che scuote e lascia turbati.

Che tira continui pugni nello stomaco e lascia sconvolti. Che non fa tirare sospiri di sollievo, perché non si può fare nulla di fronte a fatti come questi. Bisogna solo leggerli, prenderne consapevolezza e cercare di digerirli. L’Avversario è un libro che va letto una volta, e poi riletto ancora, per trovare anche noi lettori una collocazione in questa storia.

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Osservo il mondo con occhi curiosi e un pizzico di ironia, perdendomi spesso tra le pagine di un buon libro o le scene di un film. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.

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