Nel 1998 Troy Miller ha diretto Jack Frost, con protagonista Michael Keaton, una commedia fantasy sul Natale e sulla sua magia.
Jack Frost è un cantante e armonicista di un gruppo rock, marito di Gabby e padre di Charlie, che durante la vigilia di Natale rimane coinvolto in un incidente d’auto sulla strada di ritorno a casa, durante una tempesta di neve, dove muore. Il giorno prima, però, Jack aveva regalato al figlio un’armonica magica, che quando l’avrebbe suonata il padre sarebbe arrivato subito.
Un anno dopo il tragico evento, Charlie è ancora triste per il padre e cerca di farlo rivivere costruendo un pupazzo di neve, usando la sciarpa e il cappello di Jack che un anno prima lo aveva abbellito. Tornato a casa e messosi a letto suona l’armonica del padre che riporta l’anima di quest’ultima in vita trasferendosi nel pupazzo.
Grazie al pupazzo con l’anima del padre Charlie ritrova la sua grinta sia a scuola che nello sport, ma anche nei rapporti personali con la madre in primis e poi con i compagni di squadra e gli amici.
Jack Frost è, quindi, il classico padre delle commedie degli anni ‘90, non presente a causa del lavoro che lo porta a rimanere fuori casa a lungo. Per cui Gabby e Charlie vorrebbero che passasse più tempo con loro e soprattutto che andasse a vedere il figlio giocare a hockey.
Il cast comprende anche Kelly Preston, venuta a mancare nel 2020, che interpreta la moglie di Jack Frost. Mark Addy è Mac MacArthur, il miglior amico del protagonista. Infine, Joseph Cross che nel film interpreta il figlio Charlie aveva già collaborato nello stesso anno con Michael Keaton in Soluzione Estrema, interpretando il figlio di Andy Garcia.
In realtà, Jack Frost poteva avere il volto di un altro Batman, cioè George Clooney, il quale però decise di non interpretare un pupazzo di neve ma di essere diretto da Joel Schumacher in Batman & Robin. Oltre a Clooney furono presi in considerazione anche Kurt Russell, Kevin Costner o Mel Gibson.
Michael Keaton, però, fu una decisione appropriata per la sua personalità, in alcune situazioni sembra riportare sul grande schermo il suo personaggio di Beetlejuice.
Il nome del film e quindi del protagonista traggono origine dalla tradizione anglosassone e norrena in cui era la personificazione del ghiaccio, del freddo e dell’inverno il suo compito era quello di creare le condizioni climatiche per mimetizzare Babbo Natale durante la notte di Natale quando deve consegnare i regali.
Le recensioni sono state molto negative e al botteghino non è andato bene dato anche dalla regia di Troy Miller, il quale aveva solo diretto stand up comedy e film per la televisione.
Il film, però, è capace di far immergere lo spettatore nell’atmosfera natalizia, così da riscoprire l’importanza della famiglia e dei rapporti che aiutano ad affrontare tutte le sfide che si susseguono nella vita.
Jack Frost è quindi rientrato nei classici di Natale, accanto a Mamma ho perso l’aereo e Miracolo nella 34esima strada. Ma attenti a non confonderlo con l’omonimo film horror uscito nel 1997, in cui l’anima di un serial killer si trasferisce in un pupazzo di neve riuscendo a continuare la sua strage, interrotta anni prima a causa della sua morte.