Avvocato e scrittore, Robert Kennedy Jr. è stato selezionato come prossimo Segretario della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti.
Membro della famiglia Kennedy, figlio di Bobby Kennedy e nipote di John F. Kennedy, Robert Kennedy si era candidato alle presidenziali del 2024 come indipendente, prendendo le distanze dal partito Democratico in cui aveva militato a lungo. Tuttavia, a campagna in corso ha ufficialmente rinunciato alla propria candidatura, dando supporto formale a Trump.
Figura ricca di controversie, Kennedy è da anni un acceso sostenitore del movimento no-vax, e si è più volte appellato a teorie complottistiche per manifestare il suo dissenso verso le autorità sanitarie, la governance statunitense, e la gestione delle risorse. Inoltre, in termini di politica internazionale, si è opposto all’invio di aiuti all’Ucraina.
Ancora, ha sostenuto di voler rimpiazzare molti impiegati federali per sostituirli da persone a lui fidate.
Marco Rubio è stato scelto da Donald Trump come segretario di Stato.
Nel 2016 si era scontrato contro lo stesso tycoon per diventare il candidato repubblicano alla presidenza: il deputato della Florida era arrivato nello scontro a definire The Donald “artista della truffa” e a invitare gli elettori a non fidarsi “di chi ha le mani così piccole”.
Figlio di due immigrati cubani, l’endorsement di Rubio alla campagna presidenziale di Trump è stato importante per attrarre il decisivo voto latinoamericano.
Neoconservatore e falco in politica estera agli inizi della carriera, Rubio ha ora smorzato i toni anche per adattarsi alla posizione di Trump. Sul conflitto russo-ucraino è passato dall’interventismo antirusso al votare contro l’invio di aiuti militari a Kyiv. Rimane fortemente critico tuttavia nei confronti della Cina, in quanto principale avversario degli Stati Uniti, e dell’Iran, nemico del partner israeliano.
Thomas Homan sarà il nuovo cosiddetto “zar dei confini”, una sorta di ministro dell’immigrazione nella seconda amministrazione Trump: sotto Biden, la delega era divisa fra l’assistente speciale Jacobson e la vicepresidente Harris.
Ex-poliziotto, negli anni ‘80 è entrato nella Border Patrol, la polizia di frontiera.
Homan in realtà si è occupato di immigrazione già sotto Obama (da cui ha ricevuto anche un premio). Tuttavia, in questo ruolo è divenuto il «padre intellettuale» della separazione delle famiglie migranti, presentata allora come una tecnica dissuasiva verso i genitori.
Da vicedirettore dell’ICE (agenzia federale che gestisce l’immigrazione con un focus securitario), dopo la prima vittoria di Trump ne è divenuto direttore.
Nel 2018 Homan ha messo in pratica la separazione delle famiglie alle frontiere, ma si è poi dimesso. Ha poi preso parte al Project 2025, iniziativa che prevede deportazioni di massa, e ad altri eventi islamofobi. Il suo scopo è ora di salvare gli USA dal «suicidio nazionale».
Il suo ruolo da commentatore di Fox News corrobora l’idea – anche nostra – del peso dei pundit (opinionisti provocatori) nella vittoria di Trump: si pensi a Miller, altro nome della nuova amministrazione e altro responsabile della separazione alle frontiere.
Pete Hegseth sarà il nuovo Segretario alla Difesa dell’amministrazione Trump. Ex presentatore a Fox News e veterano delle Guerre in Iraq e Afghanistan, Hegseth è da anni uno dei volti mediatici del conservatorismo americano.
Tra le varie controversie che caratterizzano la sua figura, Hegseth è attualmente accusato di violenza sessuale; il suo legale lo difende sostenendo che avrebbe pagato la controparte ma ciononostante resta innocente, dato che “era ubriaco”.
In più occasioni, Hegseth si è fortemente scagliato contro i Democratici americani. In particolare, ha espresso parole di critica verso la “cultura woke” e altre politiche sociali perseguite dal partito.
In passato, Hegseth ha contribuito al supporto mediatico di Fox News verso Trump nel contesto delle elezioni del 2016, a seguito delle quali divenne consigliere occasionale del Presidente.
Al momento in cui scriviamo, la candidatura di Hegseth è ancora in essere, ma è considerata fragile a causa della rivelazione dei dettagli di un’accusa di stupro, risalente al 2017 e diffusa oggi dalle autorità californiane.
Dopo il ritiro di Matt Gaetz, Donald Trump ha nominato Pam Bondi come ministra della giustizia. La cinquantanovenne fedelissima di Trump è stata procuratrice generale della Florida dal 2011 al 2019. Nell’annunciare la sua nomina sul social Truth, il tycoon ha elogiato Bondi nelle sue battaglie “per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl”. Il neoeletto presidente sostiene, inoltre, che con Bondi il dipartimento della giustizia non sarà più usato “come un’arma contro di me e gli altri repubblicani”. Bondi è stata infatti membro del team di avvocati difensori di Trump nel suo primo processo di impeachment.
Durante la sua carriera si è opposta ai matrimoni per persone dello stesso sesso e alla riforma Obamacare. Ha attirato su di sé critiche per la sua scelta di co-condurre un programma sulla rete conservatrice Fox News mentre ancora in carica come procuratrice.
Michael Waltz sarà il nuovo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, succedendo a Sullivan.
Con un passato nelle forze armate e al Pentagono, alle elezioni midterm del 2018 è stato eletto deputato (al posto di De Santis, divenuto governatore della Florida).
Sotto Trump, ha gestito la pandemia del 2020 e ha osteggiato il ritiro dall’Afghanistan deciso dal Presidente (e poi attuato da Biden), dicendosi anche favorevole a una «guerra d’idee» contro l’estremismo islamico nel Paese mediorientale.
Successivamente ha votato a favore del diritto federale al matrimonio fra coppie omosessuali, mentre il suo supporto verso l’Ucraina è calato.
Waltz si occupa attualmente di Cina, in particolare di spionaggio e dei crimini commessi contro gli Uiguri, e si considera «in una Guerra Fredda contro il Partito Comunista Cinese».